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Elezioni tunisine, alta affluenza. Partito islamista El Nahda favorito

Scritto da Chiara Pane il 26.10.2011

Tunisia, Ennahda vinceE’ ormai in dirittura d’arrivo lo spoglio dei voti dei tunisini, che domenica si sono recati alle urne per eleggere i 217 membri dell’Assemblea Costituente, incaricata di redigere una nuova Costituzione e organizzare le prossime elezioni parlamentari e presidenziali.

Lo spoglio è stato rallentato dalla numerosa affluenza, circa il 90% dei 4,1 milioni degli aventi diritto si è presentato alle urne. Non pochi i cittadini che domenica si sono recati a votare per la prima volta nella loro vita. Molti erano già in fila prima ancora che i seggi aprissero. Alcuni hanno deciso di portare con loro anche i bambini, per assistere allo storico momento che giunge nove mesi dopo la cacciata del’ex presidente Zine el-Abidine Ben Ali.

A poche ore dalla fine del conteggio dei voti, è possibile affermare che le previsioni della vittoria del partito islamico El Nahda (o Ennahda) sono state confermate. Dopo aver conquistato la metà dei seggi, 9 su 18, in palio per i tunisini all’estero, per il partito El Nahda si profila, se non una maggioranza assoluta, una vittoria vicina al 40% delle preferenze in patria. Il partito avrebbe la maggioranza anche nella circoscrizione italiana.

Il partito islamico El Nahda è nato alla fine degli anni ’80 e da allora è stato sempre oggetto della repressione delle autorità tunisine che ne hanno arrestato o esiliato migliaia di militanti. Esempio ne è lo stesso Rachid Ghannouchi, leader del partito, esiliato in Gran Bretagna e ritornato in patria solo dopo lo scoppio della rivolta lo scorso dicembre. La formazione è fortemente condizionata dalla sua matrice religiosa, ma i suoi esponenti sostengono di ispirarsi al modello turco del Partito per la giustizia e lo sviluppo di Erdoğan, piuttosto che alle monarchie confessionali del Golfo. Le polemiche però non stentano a farsi sentire, difatti il partito tunisino avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro proprio dai Paesi del Golfo. Finanziamenti che sarebbero serviti al partito per assicurarsi i voti dei quartieri più poveri. La campagna elettorale di El Nahda è stata, infatti, intensiva e giocata anche sull’elargizione di sussidi, regali e sulla promessa di maggiori stanziamenti per gli indigenti in caso di vittoria. Ad alimentare le preoccupazioni di coloro che accusano il partito di essere “ambiguo”, ci sono anche i numerosi discorsi tenuti da alcuni sostenitori del parito nelle moschee, che secondo alcune fonti non sarebbero per nulla moderati.

Gli osservatori, sia locali che internazionali, hanno confermato la sostanziale regolarità delle operazioni di voto, nonostante alcuni episodi verificatisi durante il giorno. Ma martedì dalle 15:00 alle 18:00 una parte della popolazione tunisina, che non ha accettato la vittoria del partito islamico, ha manifestato fuori dal palazzo dei Congressi e si è ripromessa di tornare ogni giorno dalle 15:00 alle 16:00 per protestare. Le accuse sono rivolte alla campagna elettorale condotta da El Nahda con l’utilizzo di finanziamenti esteri e all’influenza dei Media, soprattutto della tv di stato tunisina e di Al Jazira, nella propaganda del partito islamico tunisino.

E’ certo che il sistema proporzionale adottato per garantire la massima rappresentatività dei numerosissimi partiti che hanno concorso alle elezioni, ha anche giocato a sfavore degli avversari politici del partito islamico. Ma la vittoria di El Nahda è anche da attribuirsi alla sua storica lotta contro il potere di Ben Ali.

I rappresentanti del partito El Nahda hanno affermato di voler collaborare con gli altri partiti ed espresso la volontà di creare una coalizione più larga possibile, per giungere a scelte condivise, cercando così di distogliere i dubbi su una possibile deriva fondamentalista del Paese che spaventa soprattutto le donne, pronte a battersi per non perdere i diritti civili fino ad ora acquisiti. A tal proposito il leader Ghannouchi si è mostrato abbastanza rassicurante durante la campagna elettorale, affermando di non voler tornare indietro sui diritti civili conquistati dai tunisini ed ha rassicurato le donne sul loro ruolo che svolgeranno nella nuova Tunisia in caso di vittoria, ma fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, soprattutto quando si parla di propagnada politica.

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