Il 17 maggio è la giornata mondiale contro l’omofobia, ma tale ricorrenza è celebrata solo in una parte del mondo. Essere gay è infatti ancora illegale in ben 76 stati. Addirittura in 7 di essi si rischia la pena di morte. A ricordarlo è l’Onu con il suo video messaggio a sostegno dei diritti delle persone omosessuali.
In occasione della ricorrenza contro l’omofobia l’Onu ha lanciato un messaggio di sensibilizzazione per ricordare che ogni giorno in tutto il mondo milioni di persone affrontano violenze e discriminazioni a causa del loro orientamento sessuale. Il video postato su YouTube, anche con sottotitoli in italiano, è stato realizzato sottoforma di indovinello. “Che cosa rende possibile trattare alcune persone come cittadini di seconda classe ovunque vadano?”. Questa è solo una delle domande poste nel video la cui risposta è sempre la stessa: essere omosessuali. Nel breve video compare anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che esprime la propria vicinanza alle milioni di persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali) di tutto il mondo.
Ultimamente di diritti dei gay si è parlato per la recente decisione del governo d’oltralpe di riconoscere il diritto delle coppie dello stesso sesso ad unirsi in matrimonio. Un orientamento opposto a quello di paesi africani e asiatici come Mauritania, Sudan, Nigeria, Iran, Yemen e Arabia Saudita dove gli atteggiamenti omosessuali possono essere puniti con la pena capitale. L’omosessualità è quindi equiparata ad un reato, talmente grave da prevedere la massima pena. Ecco che si può solo immaginare cosa siano costretti a vivere un uomo o una donna innamorati di qualcuno del proprio sesso. Una vita di sotterfugi e bugie vissuta con la paura di essere scoperti e uccisi con la colpa di avere amato.
In Europa però è diverso … gay, lesbiche e transessuali non devono più nascondersi, in Spagna possono contrarre il matrimonio già da diversi anni, per la Francia è una novità recentissima, in Italia possono andare in giro per strada mano nella mano (è già una grande conquista per la cattolicissima Italia). Ovviamente nel nostro paese non esiste il riconoscimento delle coppie di fatto dello stesso sesso, ne tanto meno sono riconosciuti i matrimoni omosessuali contratti negli altri paesi.
Nel Bel paese essere gay significa ancora essere “diversi”. Forse gli italiani hanno smesso di credere che sia una malattia, ma ancora agli occhi di molti, essere attratti da persone dello stesso sesso è una cosa stramba, o meglio un difetto da poter correggere con la terapia. Non è inusuale che molti adolescenti siano inviati dallo psicologo perché i genitori hanno scoperto la loro relazione omosessuale. Attenzione non voglio dire che sia sbagliato per un adolescente cercare un consulto, la mia era solo una critica ai genitori che credono che mandando i loro figli a parlare con lo psicologo possano cambiare orientamento sessuale. C’è poi chi avendo scoperto di essere attratto da una persona dello stesso sesso decide di partire, così da non dover essere considerato la “rovina della famiglia”. Questo accade soprattutto a chi proviene da paesini ancora arretrati, penso ad esempio all’entro terra siciliano. Emblematico a tal proposito è il film di Checco Zalone “Cado dalle nubi”, il cui cugino del protagonista, proveniente da un paesino pugliese, decide di trasferirsi a Milano per poter vivere liberamente la propria omosessualità.
Ci sono poi i drammatici episodi di violenze commessi contro gli omosessuali anche in Italia. Giovani ridotti in fin di vita da gruppi di teppisti innervositi dal semplice tenersi per mano della coppia, o ancora studenti umiliati pubblicamente dai coetanei perché accusati di un atteggiamento poco mascolino. I telegiornali ne parlano, forse non abbastanza, perché spesso le vittime hanno paura di ulteriori umiliazioni e aggressioni. Ecco perché il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto inviare un messaggio chiaro. “La denuncia e il contrasto all’omofobia”, ha detto il capo dello Stato, “devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta”. Napolitano ha anche espresso solidarietà alle vittime: “Esprimo la mia vicinanza a quanti sono stati vittime di intollerabili aggressioni e a quanti subiscono episodi di discriminazione che hanno per oggetto il loro orientamento sessuale”.