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In Sierra Leone alle presidenziali tra corruzione e minacce ai giornalisti

La corruzione dilagante fa presagire una campagna elettorale poco pulita e lontana dai parametri previsti per le elezioni democratiche

Scritto da Chiara Pane il 27.10.2012

In Sierra Leone si avvicinano le presidenziali, previste per il 17 novembre, e gli ostacoli e i pericoli che costantemente i giornalisti sono costretti ad affrontare si moltiplicano, aggiungendosi alla mancanza di risorse e alle misere tariffe. Inoltre la corruzione dilagante fa presagire una campagna elettorale poco pulita e lontana dai parametri previsti per le elezioni democratiche.

Emeric Roy Coker, un giornalista di Radio Universal, un’emittente della capitale Freetown, ha lamentato che nel suo Paese i giornalisti incontrano numerosi scogli, soprattutto quando si tratta di argomenti scomodi per la società. A Voice of America Coker ha raccontato di aver provato ad affrontare la tematica dei diritti dei gay, subendo però diverse minacce anonime, attraverso chiamate e messaggi telefonici. Coker ha spiegato che in Sierra Leone essere gay è considerata “una pratica occidentale, estranea alla propria cultura”, per cui il riconoscimento dei diritti della comunità omosessuale è un argomento tabù, di cui non si dovrebbe mai discutere.

Sierra LeoneNonostante tutto Coker non si è perso d’animo, e ha dichiarato di voler continuare a battersi in favore dei diritti degli omosessuali, sfruttando la propaganda delle prossime elezioni. La preoccupazione di divenire un bersaglio facile, però non gli permette di lavorare in serenità. Il giornalista ricorda che durante le scorse elezioni molti giornalisti sono stati aggrediti e derubati delle proprie attrezzature. Coker, deplora anche il problema della corruzione e delle tangenti offerte ai giornalisti per realizzare reportage falsi.

Un’altra giornalista, Martha Kargbo, lamenta che essere giornalista donna in Sierra Leone è persino peggio e gli ostacoli sono maggiori. Anche lei, come il collega Cox, è stata vittima di minacce per aver affrontato alcune tematiche sui diritti umani ed ha spiegato che “è veramente difficile lavorare nel suo Paese, perché i politici cercano di comprare la stampa e di corrompere i giornalisti. Chi si rifiuta è tagliato fuori perché nessuno accetterà di essere intervistato e può persino subire violenze”. Con l’avvento della campagna elettorale non riesce neppure a vivere tranquillamente ed ha costantemente paura di essere spiata, soprattutto quando rientra a casa la sera tardi: “finisco di lavorare alle 22:00 o alle 23:00 e quando esco dall’ufficio vado di corsa a casa, ma ho paura di essere seguita” ha raccontato. 

Il problema della sicurezza per i giornalisti è riconosciuto anche dalla Commissione indipendente per i media della Sierra Leone (IMC), che monitora e regola tutti media. Il presidente dell’IMC, Rod Mac Johnson, dice di aver presentato più volte il problema alla polizia. “Abbiamo indicato alla polizia, che se i giornalisti attraversano la linea rossa, non dovrebbero aggredirli, bensì presentare un rapporto alla IMC”, ha affermato,  aggiungendo che l’organizzazione ha più volte spiegato ai giornalisti “che dovrebbero imparare a conoscere i propri limiti e soprattutto non dovrebbero mai mettere in pericolo la loro vita”. Inoltre l’IMC preme affinché ci sia collaborazione fra i giornalisti e le forze di polizia. L’organizzazione ha anche lavorato creando un network di radio al fine di garantire che non vengano pubblicati reportage unilaterali.

La strada da percorrere però è ancora lunga e il Voice of America auspica che ai giornalisti come Emerick Coker venga permesso di trasmettere le informazioni che la popolazione della Sierra Leone ha bisogno di conoscere.

 

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