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Libia, Gheddafi utilizza gli scud su Brega. Trattative segrete in corso

Scritto da Chiara Pane il 17.08.2011

Manifestazione in LibiaTripoli, sono almeno 26 i ribelli libici morti nella giornata di ieri negli scontri per il controllo dell’area industriale di Marsa el Brega, il terminal petrolifero a sud di Bengasi. Lo ha riportato l’agenzia ANSA basandosi su fonti libiche. Testimonianza che la situazione in Libia stenta a migliorare. Oltre 40 sarebbero i feriti.

Negli ultimi giorni, gli insorti sarebbero riusciti a stringere in una morsa la capitale libica. Ad oggi controllano le città nei dintorni di Tripoli, Garyan, Sorman e Zawiah, quest’ultimo snodo strategico a una manciata di chilometri a ovest dalla capitale. Con la conquista della città di Zawiha i ribelli hanno eliminato l’ultima via di rifornimento sulla terra che collegava Tripoli alla Tunisia, da dove arrivavano carburante e cibo.

Seguendo gli ultimi avvenimenti e le “vittorie” dei ribelli, il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha commentato: “E’ sempre più chiaro oramai che i giorni di Gheddafi sono contati”. L’asserzione sembra però poco realistica, soprattutto agli occhi di quella parte di opinione pubblica ben informata sui fatti. Nonostante la conquista di Zawiah, città simbolo della rivolta, abbia un peso psicologico molto importante, la soluzione del conflitto, che va avanti senza sosta già da 6 mesi, sembra ancora distante.

A riprova di ciò il lancio del missile balistico Scud contro le postazioni ribelli a Brega, che fortunatamente è finito in una zona deserta a circa 80 chilometri dalla città-bersaglio e la nuova apparizione televisiva del rais Muammar Gheddafi, che ancora una volta ha incitato pubblicamente i suoi seguaci a proseguire la battaglia per riprendere il controllo totale della nazione: “Prendete le armi e lottate per liberare la Libia dai traditori e dalla Nato”. Fonti hanno riferito che Gheddafi disporrebbe di circa 200 Scud nel proprio arsenale, e questi missili hanno una gittata di oltre 800 km e possono trasportare una testata da una tonnellata.

Nel frattempo in Tunisia si cerca una soluzione diplomatica. Ai negoziati partecipano i rappresentanti del rais e quelli ribelli ed un inviato Onu. Degno di nota l’arrivo del presidente venezuelano Hugo Chavez, notoriamente legato al Colonnello Gheddafi.

Intanto in Italia la questione Libia è sempre più scottante. “A settembre non si rivota più niente – ha tuonato il ministro della semplificazione Normativa, Roberto Calderoli – A fine settembre per noi l’argomento Libia è chiuso! Non ci si venga più a parlare di impegni internazionali perché gli altri Paesi prendono le proprie decisioni autonomamente”. Quanto a possibili tensioni con il Quirinale sull’argomento, l’esponente leghista è stato chiaro: “E’ il governo che dispone delle risorse per le missioni militari” .

Nella tradizionale conferenza stampa di Ferragosto al Viminale, invece, il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha affrontato la questione immigrazione, auspicando una rapida conclusione della guerra in Libia: “chiediamo una soluzione rapida della guerra in Libia che è l’unico modo per gestire il fenomeno”. Spiegando le difficoltà incontrate nella gestione del fenomeno, il ministro ha affermato: “Con la Tunisia c’è un interlocutore, che è il Governo tunisino e ciò ci sta consentendo di tenere sotto controllo il fenomeno. Con la Libia no: dieci giorni fa ho incontrato il mio omologo del Consiglio transitorio di Bengasi, ma poi l’organismo è stato sciolto”.

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