Il Marocco si prepara alla resa dei conti. Fra una settimana si svolgeranno le elezioni legislative e il tasso di partecipazione al voto sarà un elemento decisivo per giudicare le riforme dello stato. In particolare quelle degli ultimi 6 mesi, inaugurate con il discorso del re il 9 marzo e culminate con le riforme apportate alla costituzione e votate da un referendum popolare lo scorso 1 luglio.
Venerdì 25, i marocchini saranno dunque chiamati alle urne per eleggere la nuova classe politica, ma piuttosto che il risultato ciò che interessa è l’affluenza alle urne. Le elezioni legislative del 2007 furono considerate un fallimento perchè solo il 37% della popolazione si recò a votare. Su una popolazione di 17 milioni di elettori solo 6,3 milioni esprimettero il loro voto. La causa è da ricercarsi nell’assoluta perdita di credibilità dei partiti e del governo. Difatti, in Marocco l’astensionismo è un fenomeno che nel tempo è cresciuto vistosamente e i dati lo confermano: alle elezioni del 1997 partecipò il 58% della popolazione, a quelle delle 2002 il 52% per giungere ai dati più recenti e più sconfortanti delle scorse elezioni del 2007.
Seppur bisogna ammettere che rispetto ad altri Paesi arabi il Marocco abbia intrapreso un programma di legalità già da anni, i risultati stentano a farsi vedere. A tal proposito è bene sottolineare che, se è vero che le ultime consultazioni legislative si sono volte in maniera corretta e trasparente, così come riferito dalla Missione Internazionale del National democratic institute for International affairs sezione del Marocco (NDI) – organo che ha coordinato e supervisionato la delegazione internazionale di osservatori delle elezioni – e anche dagli osservatori marocchini più critici, il problema della corruzione non è stato del tutto risolto.
Corruzione che nel caso delle elezioni interessa soprattutto la campagna elettorale. Le consultazioni elettorali, così come l’ultima consultazione nazionale del 2007 sono caratterizzate da un’utilizzazione massiccia, legale o illegale di denaro, per lo più denaro sporco. I candidati e gli eletti mobilitano importanti risorse economiche sia per finanziare la campagna elettorale, sia per comprare voti o rinforzare reti di clientela.
In Marocco l’ambito politico, i suoi attori principali, le sue strutture e la posta in gioco si sono trasformati in un vasto mercato, con i suoi scambi, la sua concorrenza ed i suoi monopoli, le sue offerte e le sue domande. Queste pratiche contribuiscono a gettare discredito sulla classe politica e aumentano la disaffezione verso i partiti politici. Non si può ancora dire se con le nuove elezioni le cose cambieranno davvero. Certo è che la campagna elettorale ufficiale è iniziata da qualche settimana, ma i partiti, coscienti del carattere fondamentale di queste consultazioni, sono già in movimento da mesi.
Parlando con la gente però si denota un certo scontento. Seppur è vero che tutti i marocchini sono fieri del loro Marocco, per molti le riforme fino ad ora attuate sono troppo timide e non risolvono i numerosi problemi, primo fra tutti la corruzione, una vera è propia piaga della società marocchina. Questa pratica non interessa solo la politica, come precedentemente spiegato, ma l’intero sistema. Non ne sono esenti sicuramente né il sistema giudiziario, né tanto meno l’amministrazione e gli ordini di pubblica sicurezza. Non è raro imbattersi in un posto di blocco e vedere l’automobilista mettere nelle mani del poliziotto una banconota da 50 Dirham marocchini (equivalenti a circa 5€) per non ricevere una multa spesso immeritata. A complicare la situazione ci sono poi la povertà, la disoccupazione crescente, ma anche l’inegalità di genere e l’insoddisfazione dei giovani.
Riguardo alle elezioni, è possibile affermare che, fintanto che i marocchini non avranno la netta convinzione che lo strumento elettorale possa permettere di incidere nella gestione politica ed economica del paese, continueranno a privilegiare altri metodi di azione ed espressione, come l’emigrazione, il ripiegamento sulle attività informali e sulle reti di solidarietà alternativa.
Il movimento del 20 febbraio, figlio della primavera araba, è il movimento di contestazione più in luce in questi mesi, quello che più apertamente dichiara il malcontento. Il movimento raggruppa tutti i gruppi sociali, ma i giovani ne sono la fascia più attiva. Rispetto alle prossime elezioni il messaggio che arriva dal 20febbraio è chiaro, “Moi, je bigote et toi?” – tradotto “Io boigotto e tu?” – è lo slogan dei nuovi volantini e delle recenti protestazioni.
Non ci resta che aspettare una settimana per fare il punto della situazione e scoprire se grazie alle timide riforme intraprese dal governo, i marocchini daranno nuovamente fiducia ai loro esponenti politici.