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Sbarchi a Lampedusa, governo per la sua strada contro tutti

Scritto da Chiara Pane il 09.03.2011

Sbarchi a LampedusaLe ripercussioni più evidenti della crisi nord africana per la nostra Italia, sono sicuramente i numerosissimi sbarchi a Lampedusa. Il governo sta progettando di affidare ad una sola struttura l’onere di accoglienza di tutti gli immigrati, dopo il sopralluogo dello scorso 14 febbraio. Scelta che ha provocato il dissenso delle organizzazioni di accoglienza e dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite.

Da quando sono iniziate le prime proteste nel vecchio continente, la piccola isola di Lampedusa, la parte più meridionale d’Italia, distante 205 Km della Provincia di Agrigento e soli 114 Km dalla Tunisia, ha visto moltiplicare gli arrivi dei barconi su cui viaggiano gli immigrati.

Fonti ANSA riferiscono che nella notte a cavallo fra il 6 e il 7 marzo nell’isola sono approdati complessivamente undici barconi, per un numero complessivo di circa 1000 migranti. Dopo i tre sbarchi avvenuti poco prima di mezzanotte, con 250 persone, gli arrivi si sono susseguiti a ritmo continuo. Il più consistente è stato registrato alle 0.50, con 187 extracomunitari stipati su un solo barcone. Come da prassi tutti gli immigrati sono stati trasferiti nel Centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola, in attesa dei nuovi trasferimenti.

Insieme ai nuovi sbarchi, crescono però le proteste e le preoccupazioni per il “piano d’emergenza” varato dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni. Questo prevede che nei CARA, Centri di accoglienza richiedenti asilo, sparsi sul territorio nazionale vengano smistati i cittadini stranieri in fuga dalla Libia e dagli altri Paesi del Nord Africa e che, in caso di esodi massicci, i prefetti possano requisire residence o altre strutture abitative da convertire in centri per migranti. Le maggiori proteste riguardano però il nuovo supercentro di Mineo, in provincia di Catania, eufemisticamente denominato “Villaggio della solidarietà”. Questo nuovo centro, di proprietà della società di Parma Pizzarotti S.p.A., che fino a poco tempo fa ospitava i militari americani di stanza a Sigonella, sta per essere riconvertito per ospitare i richiedenti asilo attualmente alloggiati negli appositi centri in tutta Italia. Questa è infatti la proposta del governo, resa nota dopo il sopralluogo del centro effettuato dal ministro Maroni e dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo scorso 15 febbraio. L’idea di realizzare un villaggio della solidarietà e di trasferirvi tutti i richiedenti asilo presenti sul territorio italiano, è venuta proprio al presidente del Consiglio. Per il governo italiano questo centro farà da “modello di eccellenza in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo”. La gestione dovrebbe essere assegnata alla Croce Rossa italiana, con trattativa d’urgenza e senza l’indizione di una gara, come invece fatto in passato nei CARA.

Proprio i CARA sono stati i primi ad esprimere il loro disaccordo, riguardo alla prospettiva del trasferimento dei richiedenti asilo già stabilmente ospitatiti. Un comitato Asilo composto da diverse associazioni nazionali (Acli, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali, Centro Astalli, Cir, Comunità S. Egidio, Fcei, Senza Confine) ha infatti dichiarato: “Tale misura, che minerebbe alle fondamenta il buon funzionamento del sistema asilo costruito faticosamente nel corso degli ultimi anni, non appare conforme alle vigenti normative sulle procedure di esame delle domande di asilo, neppure alla luce della decretazione d’urgenza. Va evitata un’applicazione generalizzata di misure di detenzione, specie se arbitrarie, a chi chiede protezione poiché ciò stravolgerebbe il principio fondamentale del diritto ad un’accoglienza in condizioni di libertà. In particolare va evitato di ricorrere solo o prevalentemente a strutture di grandi dimensioni, poiché l’esperienza ha ampiamente dimostrato come la loro gestione risulti assai costosa e comprometta in partenza una buona relazione con il territorio. Vi sono invece tutte le condizioni per privilegiare un’accoglienza diffusa, facilmente attivabile in tempi brevi e a costi contenuti anche ricorrendo alle esperienze già consolidate nel sistema degli oltre 130 comuni italiani aderenti allo SPRAR, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”.

Forte preoccupazione per l’apertura del centro ed il massiccio trasferimento è stata espressa in diverse occasioni anche da Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite. “Si tratterebbe di trasferire dagli otto centri per richiedenti asilo coloro che già sono dentro, di ogni nazionalità, dagli afgani, agli eritrei, ai somali, un gran numero di persone tutte in uno stesso centro, con i problemi che questo porrebbe”, ha dichiarato la Boldrini. “Si verrebbe a sradicare così il sistema d’asilo che, con tutti i suoi limiti, sta funzionando bene”.

Anche l’OIM, Organizzazione internazionale migrazioni, ha espresso formalmente “contrarietà e dissenso” al piano di accoglienza dei profughi dal Nord Africa messo a punto dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

A Mineo, secondo le tre organizzazioni, dovrebbero essere ospitati, invece, le migliaia di immigrati che stanno continuando ad arrivare nelle nostre coste a causa dei disordini in Nord Africa. Il centro dovrebbe quindi essere organizzato per il riconoscimento e la consequenziale definizione dello status dei nuovi arrivati. Il direttore generale della Caritas italiana, Vittorio Nozza, ha spiegato che: “sarebbe un atto di grande responsabilità garantire la protezione umanitaria temporanea, come previsto dal nostro testo unico sull’immigrazione.” Inoltre osserva sempre Nozza: “I nordafricani che stanno sbarcando in Italia non sono semplici clandestini, quindi non si può pensare di rimpatriarli tout court, dato che gli accordi stipulati con i Paesi d’origine sono oggi assai difficilmente applicabili e comunque i contesti di origine non garantiscono un rientro sicuro, ma non si può neanche accordargli incondizionatamente l’asilo in quanto non sussistono i requisiti richiesti dalla Convenzione di Ginevra”.

La situazione appare davvero complicata, anche alla luce dei continui sbarchi nell’isola di Lampedusa ed quindi è auspicabile che si trovi al più presto un punto di incontro fra le posizioni del governo e quello delle tre organizzazioni per fronteggiare al meglio questa emergenza.

 

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