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Siria, on line il discorso di Bashar al Assad

“Non vogliamo che qualcuno venga in Siria imponendoci processi politici forzati. Un paese che ha migliaia di anni di storia, sa come gestire i propri affari”

Scritto da Chiara Pane il 15.01.2013

Siria, online il discorso pubblico tenuto dal presidente Bashar Al Assad il 6 gennaio a Damasco. Di fronte ad una folla di sostenitori, il presidente siriano ha illustrato il progetto per una soluzione politica della crisi, elencandone dettagliatamente i punti focali.

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Tutti in piedi a gridare il suo nome, così è stato accolto il temutissimo presidente siriano nei locali dell’Università di Damasco. Il video è stato realizzato da Press Tv ed è adesso visibile su You Tube con una traduzione in inglese.

È durato circa un’ora il comizio presidenziale. Assad ha raccontato la sua verità, parlando di patria e di sofferenza, ma anche della necessità di non restare a guardare il Paese cadere verso l’abisso. Dure le parole di accuse contro i ribelli, considerati terroristi “vicini al pensiero di Al-Qaeda”.

Non poteva inoltre mancare la retorica anti occidentale tanto cara agli integralisti islamici: Bashar ha parlato di un occidente cattivo che ha favorito la nascita del terrorismo in Afghanistan e che poi non riuscendo a sconfiggerlo lo ha indirizzato verso la Siria per “permettere l’indebolimento del Paese”; un occidente che vuole intromettersi a tutti i costi nelle questioni interne della Siria; un occidente colonizzatore che è abituato solo a dare ordini. Il presidente ha però voluto ricordare che “l’Occidente non rappresenta l’intera comunità internazionale” e che ci sono altri Paesi come la Russia, la Cina e l’Iran che meritano di essere ringraziate per aver aiutato “il popolo siriano ad essere autonomo e artefice del proprio destino”.

Durante il lungo discorso, Assad ha più volte fatto riferimento al “Nemico”, utilizzando la terza persona plurale, “Hanno ucciso i civili e gli innocenti per uccidere la luce e la luminosità nel nostro Paese” e ancora “Hanno tagliato le forniture di energia, le linee di comunicazione e di consumo di carburante, lasciando gli anziani e i bambini a soffrire il freddo senza medicine a conferma della loro ferocia”.

Il presidente ha invitato a non essere neutrali, ma ad agire perché si tratta di un conflitto fra la patria e i suoi nemici, affermando: “Difendere la patria è un dovere che non è in discussione ed è un dovere legale, costituzionale e religioso”. “Quando una parte del popolo diventa legato a potenze straniere” ha spiegato Assad, “il conflitto diventa tra la patria e poteri esterni, tra l’indipendenza del Paese e l’egemonia su di esso: quindi il problema diventa difendere la patria e i cittadini, non cedere agli aggressori esterni, pur se aiutati da alcune frange interne”. Assad ha dunque cercato di ribaltare le immagini televisive e la informazioni giornalistiche degli ultimi due anni e ha affermato: “Non è una questione di fedelissimi contro l’opposizione, ma di bande militari e criminali”.

Assad ha poi presentato i punti essenziali per una soluzione politica della crisi, partendo dalla fine degli scontri armati e del ritorno in patria dei profughi. Una volta raggiunta una tregua, si voterà tramite referendum un patto nazionale che “riconosca la sovranità della Siria, l’unità e l’integrità territoriale”, che rigetti qualunque ingerenza negli affari interni del Paese, che rinneghi il terrorismo e la violenza, e che ridisegni il futuro politico della Siria. Sarà inoltre istituito un nuovo governo che elaborerà una nuova costituzione, sottoposta anch’essa a referendum popolare. Seguiranno poi elezioni parlamentari e riforme di vario genere e “si lavorerà per la riabilitazione delle infrastrutture e la per la ricostruzione, soccorrendo le persone colpite dagli eventi”. Inoltre al fine di una pacificazione definitiva, Assad ha fatto riferimento ad una “conferenza generale per la riconciliazione nazionale” volta a concedere “un’amnistia generale a coloro che sono detenuti a causa degli eventi”. Il presidente ha poi precisato che tale riconciliazione nazionale sarà raggiunta “quando tutti avranno perdonato e si saranno riconciliati l’un l’altro”.

Disprezzando l’ingerenza dei Paesi terzi, Assad ha voluto rammentare che l’unico aiuto che la Siria accetterà da questi sarà la collaborazione nella lotta al terrorismo, ad esempio bloccando l’ingresso di uomini armati in Siria. “Non vogliamo che qualcuno venga in Siria imponendoci processi politici forzati. Un paese che ha migliaia di anni di storia, sa come gestire i propri affari” ha commentato. Parlando dell’iniziativa di Ginevra, che la Siria afferma di non avere del tutto rigettato, Assad ha fatto riferimento ad un “articolo ambiguo” riguardante la “fase transitoria”, affermando con forza che la sua Siria non sarà mai consegnata agli stranieri.

Il presidente ha poi affrontato il tema della sovranità popolare, dichiarando che “ci sarà un referendum popolare su qualsiasi cosa”. “Qualunque decisione dovrà passare da un referendum popolare e non da volontà arbitrarie: né dal Presidente, né dal Governo, né da qualsiasi altra cosa” ha affermato, spiegando: “Si tratta di un tipo di garanzia adottata nel rispetto del consenso popolare e dell’interesse nazionale. Se tutti capiamo queste parole semplici e chiare, coloro i quali verranno in Siria, non verranno imponendo diktat, ma verranno con proposte concrete. Noi siamo disposti ad accettare proposte, consigli ed aiuti, non tirannia”.

Assad ha concluso il suo lungo discorso parlando di Patria e di ciò che dovrebbe rappresentare per ogni cittadino, criticando chi l’ha abbandona nel momento del bisogno. Una “Patria eterna”, come l’ha definita lui stesso, che merita di essere difesa dai suoi abitanti. Nella battute finali, il presidente ha ricordato i martiri siriani aggiungendo che “Il loro sangue ha vinto ciò che l’occidente chiama falsamente primavera”, e ha ringraziato l’esercito siriano e tutti coloro che giornalmente difendono il Paese, invitando il popolo a ad andare avanti “mano nella mano nonostante tutte le ferite”, avendo in mente un futuro migliore per la Siria.

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