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Risvolti della globalizzazione: il caso di Taiwan e l’aumento di malattie infettive

Dopo l’adesione di Taiwan al World Trade Organization nel 2001, la coltivazione attiva delle risaie è scesa dall’80 al 55 per cento, nell’arco di soli tre anni

Scritto da Nadia Fusar Poli il 22.09.2012

La salvaguardia e la conservazione degli ecosistemi naturali, così come il recupero di quelli deteriorati e compromessi, rappresenta l’obiettivo di un uso sostenibile del territorio, finalizzato alla tutela di un patrimonio sociale ed economico dal valore inestimabile. Le costanti e crescenti pressioni economiche, figlie della globalizzazione, stanno tuttavia determinando profondi cambiamenti al paesaggio locale, alterando fondamentali equilibri ed incrementando il rischio delle infezioni, a livello globale.

L’ecologista Chi-Chien Kuo, insieme ai suoi colleghi, ha condotto uno studio sull’incidenza e la diffusione di alcune malattie in correlazione all’adozione di politiche (sociali ed economiche) che implicano lo sfruttamento del territorio, mettendo in evidenza le complesse e inaspettate ripercussioni di tali azioni sull’ecologia del paesaggio. Lo studio ha di fatto messo in luce i vari effetti indiretti delle eccessive pressioni sul suolo e le attività agricole presenti sul territorio. Il  lavoro di questi studiosi è stato pubblicato nel numero di settembre della rivista Ecological Applications dell’ESA (Ecological Society of America).

Risaia a Taiwan. Fonte WikipediaDopo l’adesione di Taiwan al World Trade Organization nel 2001, la coltivazione attiva delle risaie è scesa dall’80 al 55 per cento, nell’arco di soli tre anni. Il governo di Taiwan ha sovvenzionato la biennale aratura dei campi abbandonati, al fine di ridurre la diffusione di parassiti agricoli nei campi adiacenti ancora in coltivazione. “Il governo prende in considerazione solo i parassiti agricoli e i roditori come gli insetti. Non pensa ai  fattori delle malattie”, come la presenza di zecche e pulci che utilizzano i roditori come ospite primario.

Hualien, l’area di studio di Kuo, una delle contee meno popolose di Taiwan, tra il 1998 e il 2007 presentava la più alta incidenza di tifo. La regione è una manciata di piccoli villaggi circondati da un mosaico di risaie allagate, campi di riso arati e altri terreni abbandonati. Le risaie allagate non sono habitat favorevole per zecche e pulci,  il che significa che l’allagamento opportunamente gestito dei campi, utile alla eliminazione dei parassiti agricoli, sopprimerebbe probabilmente anche zecche e pulci. Anche se gli studi in merito sono pochi, i dati evidenziano che la maggior parte delle larve di acari trombiculidi (responsabili del tifo), muore dopo un mese sotto l’acqua.

I cambiamenti nelle barriere poste al commercio internazionale possono avere conseguenze impreviste e dannose per la salute dell’uomo. E’ quanto afferma Bob Parmenter, ecologista, direttore della Scientific Services Division della USDA, al Valles Caldera National Preserve vicino a Los Alamos, New Mexico, nonché esperto dell’influenza dell’ecologia su focolai Hantavirus mortali, trasmessi dai roditori come scoiattoli, topi e ghiri.

Le conseguenze di pressioni economiche sull’uso del suolo sono riscontrabili anche negli Stati Uniti orientali, dove le piccole aziende agricole dei secoli diciottesimo e diciannovesimo sono tornate, in larga misura, alla foresta. Con il ritorno di cervi e il riaffiorare di terre incolte, si è registrato un aumento di zecche e un contemporaneo incremento della malattia di Lyme (un’infezione provocata dalla puntura di una zecca). Viceversa, l’apertura di nuove terre all’agricoltura e all’edilizia abitativa potrebbe tradursi in un rischio per la diffusione di malattie.

Molti studi hanno indagato l’influenza di forze globali sulla malattia, ha affermato Kuo. “La maggior parte si concentra su come il cambiamento climatico, i viaggi globali, o la distruzione dell’habitat influenzerà la comparsa di malattie zoonotiche e trasmesse da vettori. Abbiamo dimostrato che le organizzazioni economiche possono effettivamente incidere sulla salute umana, influenzando il paesaggio.”

L’Ecological Society of America è la più grande comunità al mondo di ecologisti professionali e la fonte più attendibile di conoscenza ecologica. L’ESA è impegnata nella promozione della comprensione della vita sulla Terra. I 10.000 membri della Società, pubblicano cinque riviste, convocano una conferenza scientifica annuale, e in senso lato condividono le informazioni ecologiche attraverso politiche di sensibilizzazione e comunicazione e iniziative di educazione. E’ possibile visitare il sito web dell’ESA all’indirizzo http://www.esa.org.

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