Il Dott. Daniel J. Flannery della Case Western Reserve University, e i suoi colleghi, hanno provato ad analizzare che cosa abbiamo imparato dagli eventi passati, e che cosa possiamo fare per evitare che eventi simili si ripetano.
L’articolo conduce un esame approfondito di studi precedenti sul tema, concentrandosi principalmente sui diversi tipi di sparatorie “targeted”, “rampage,” o “spree,”. Le “targeted” sono quelle in cui vi è un target di uno specifico individuo, gruppo o istituzione, le altre invece sono quelle che coinvolgono più vittime, note o sconosciute all’aggressore.
Ciò che l’articolo rileva è che, anche se ci sono alcune caratteristiche comuni fra gli assassini – narcisismo, depressione, bassa autostima e un fascino per la violenza – non ci sono somiglianze sufficienti per sviluppare un profilo distintivo di un potenziale assassino.
Gli autori perciò concludono che il modo più efficace per cercare di evitare queste tragedie è la valutazione della minaccia, attraverso il riconoscimento di fattori chiave, come il rischio di suicidio, il rischio di omicidio, l’analisi dei processi di pensiero, il test di realtà, l’umore e il comportamento, nonchè storie sociali particolari. Inoltre è utile prestare particolare attenzione a qualsiasi arma da fuoco o ossessione per la violenza, e la presenza di scritte o disegni con temi violenti. Anche se questo può sembrare ovvio, purtroppo le risorse disponibili per gli operatori per la salute mentale nelle scuole non sono sufficienti. Per questo gli autori concludono che gli operatori di salute mentale e gli adulti devono prendere sul serio le minacce di violenza interpersonale, così come già succede per le minacce di suicidio.
Infine, Flannery e i colleghi hanno sollecitato una rinnovata attenzione sul trattamento delle vittime di questi reati. Di solito ci si occupa di cercare una ragione per la quale una persona ha commesso un tale reato, cercando, in altre parole, una sorta di senso in queste tragedie. Questo è comprensibile, ma le vittime di questi crimini hanno bisogno di sostegno psicologico.
“Le sparatorie scolastiche non sono tutte uguali e possono richiedere trattamenti e approcci diversi alla prevenzione, soprattutto per quanto riguarda l’identificazione dei fattori di rischio a livello individuale, della scuola o della comunità, e in particolare, per quanto riguarda l’esame dei problemi di salute mentale “concludono gli autori.
“I professionisti, gli psichiatri in particolare, sono partner essenziali e devono continuare a cercare strade per lavorare con le scuole per effettuare approfondite valutazioni della minaccia, per identificare le persone giovani con notevoli problemi di salute mentale e per lo sviluppo di protocolli per l’identificazione, la prevenzione e il trattamento che effettivamente sostengano le esigenze sociali ed emotive dei nostri giovani più vulnerabili e delle comunità. “