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Traffico, una soluzione a lungo termine

Scritto da Ambrogio Ercoli il 28.10.2011

Traffico intensoL’italiano medio si sposta, a prescindere dal motivo, quasi tutti le mattine per un raggio inferiore ai 5 chilometri da casa. Per farlo è costretto a usare un mezzo a motore privato anche se vorrebbe molto poter usare un mezzo pubblico o la bici. E’ quanto emerge – in estrema sintesi – dal rapporto ISFORT sulla mobilità del primo semestre del 2011.

Il rapporto prende in considerazione diversi parametri che riguardano le abitudini degli italiani nei loro spostamenti: orari, distanze percorse, mezzi utilizzati. Questi dati vengono poi presentati analizzati per macro aree geografiche, età, sesso, impiego lavorativo. Incrociando tutti questi dati si ha un quadro abbastanza completo di come e quanto gli italiani si spostino.

Alcuni dati salienti: l’80% delle persone si muove, nel senso che compie un tragitto superiore ai cinque minuti a piedi; mediamente questi spostamenti sono 2,7 al giorno; il 20% si sposta in bicicletta o a piedi, il 11% con mezzi pubblici; il 54,5% si muove entro i 5 chilometri da casa; il 59,5% degli spostamenti avviene al mattino, in particolare il 35,2% tra le 9 e le 14; il 52,3% si sposta tutti i giorni e il 13,1 % almeno 3 volte alla settimana; moto, bici e auto sono i mezzi preferiti, inteso come indice di soddisfazione, in una scala da 1 a 10 si attestano rispettivamente a 8,4, 8,36 e 8,26; il 36,8% vorrebbe diminuire l’uso dell’auto e il 44,5 vorrebbe poter utilizzare di più i mezzi pubblici.

Ovviamente esiste un universo di eccezioni, ma per andare incontro alla quasi metà degli automobilisti che vogliono cambiare modo di muoversi, la condizione necessaria è che si sia nella possibilità di cambiare. Non potendo intervenire sul tipo di lavoro o sugli orari di fabbriche e uffici, ci concentriamo solo sul fattore mobilità.

Le ricerche dicono che, perché una persona cambi stile di vita, in questo caso modo di spostarsi, questa deve essere “obbligata”: da una parte deve essere incentivata all’utilizzo del mezzo che si intende promuovere, dall’altra si devono porre ostacoli all’utilizzo del mezzo più comodo, l’auto. Quindi dobbiamo inventare qualcosa che spinga quella metà di automobilisti a cercare qualcosa di più comodo dell’auto, perché il vero ostacolo al non utilizzo dell’auto è proprio quello: è molto più comoda di qualunque altro mezzo di trasporto, ma solo quando ci si è sopra e si sta viaggiando. Costa molto di più di qualunque altro mezzo, sia l’acquisto che il mantenimento, inquina di più se si confronta l’energia consumata per passeggero per chilometro ed è fonte di una notevole quantità di problemi come rumore, incidenti congestione dei centri urbani.

Ovviamente i due sistemi devono essere introdotti contemporaneamente, non si può pensare di impedire l’entrata in città alle auto senza mettere a disposizione una alternativa per il trasporto delle persone, come del resto è inutile riempire le strade di pullman per il servizio pubblico che nessuno prenderà perché con l’auto arriva fin sulla porta del negozio in cui deve andare.

INCENTIVI ALL’USO DI BICI E MEZZI PUBBLICI

Dopo la moto, la bici è il mezzo preferito per gli spostamenti anche se non il più utilizzato; il più utilizzato in assoluto è l’auto.

Considerando che più della metà degli spostamenti avviene entro i cinque chilometri da casa e che, come dimostra il grafico, perché un’auto si più veloce di una bicicletta si devono superare i sei chilometri, è evidente che nell’uso quotidiano conviene molto di più la bici.

Il primo punto dell’incentivazione all’utilizzo della bicicletta è quello di crearle degli spazi entro cui muoversi, sicuri, protetti dal traffico, e degli appositi posteggi. Le piste ciclabili o ciclopedonabili sono fondamentali, ma devono essere pensate e costruite per il loro utilizzo quotidiano. Una pista ciclabile in mezzo ad un bosco è una cosa bellissima e divertentissima, la domenica, ma scarsamente utile se si deve andare a fare la spesa o andare quotidianamente al lavoro.  Devono quindi essere in mezzo alla città e, se possibile, a fianco delle strada ad alto flusso che collegano due paesi limitrofi. Devono servire le vie principali del centro e devono garantire la sicurezza anche sulle strade extraurbane per rischiare di essere travolti dai camion.

Per quanto riguarda i mezzi pubblici la prima condizione è che ci siano. Può sembrare un punto banale, ma dando un’occhiata agli orari di pullman e treni non è così: quasi il 60% degli spostamenti avviene di mattino e più di uno su tre, nella fascia oraria dalle nove alle quattordici. Provate a trovare un treno o un autobus nella parte centrale della mattina!

Probabilmente gli orari vengono fatti in funzione della massima resa economica, tralasciando però ampie fasce di possibili utenti, tant’è che quando finiscono le scuole, molte corse vengono soppresse lasciando a piedi tutti coloro che utilizzavano quel pullman per andare al lavoro. Negli orari non vengono considerate le casalinghe che vanno a fare la spesa, commercianti o medici che hanno orari diversi dagli studenti o dagli operai. Sono tutte persone che non hanno necessità di trasportare merci, al di là della spesa o di una ventiquattrore.

Un altro ottimo sistema per incentivare l’uso dei mezzi pubblici è far sì che questi possano arrivare dove ai mezzi privati è vietato. Non solo le piste dedicate per fargli evitare un po’ di traffico, ma aree di città, o persino tutto il centro dove sia impossibile o costosissimo arrivarci in auto; fermate ravvicinate che non impongano maratone per raggiungerle. E poi tutte le altre suppellettili che farebbero aumentare l’indice di gradimento: pensiline, panchine, posti a sedere adeguati, puliti.

Ovvio che nessuno va al supermercato a fare la spesa mensile o acquista un televisore con la pretesa di tornare a casa in bicicletta o con il pullman; ma per tutti gli altri spostamenti, non è necessario muovere una tonnellata e mezza di ferro solo per poter trasportare ottanta chili di persona.

DISINCENTIVAZIONE USO AUTO

La disincentivazione all’uso dell’automobile può seguire fondamentalmente due strade: una psicologica, medica e ben argomentata che non porta da nessuna parte, e l’altra meno filosofica, ma assai più pratica che dà qualche risultato, qualche volta persino oltre le previsioni più rosee.

Tanto si è detto dei benefici del movimento fisico, dell’andare a piedi o in bicicletta, dell’importanza che le persone riacquistino spazio, inteso proprio come metri quadrati di superficie pubblica, e riacquistino il loro tempo come momento da godersi personalmente anche quando ci si sta muovendo per andare a lavorare o a fare la spesa, che ci si chiede come mai non abbiano già tutti abbandonato l’auto. A ben guardare basterebbero un paio di letture ben congegniate e qualunque persona con una intelligenza media, avrebbe già cambiato modo di spostarsi. Purtroppo non è così e ciò significa che ci sono motivazioni più forti della propria salute e del proprio io, inteso come tempo e luogo. Quindi bisogna scardinare queste ragioni, metterle in inferiorità. Togliere alla macchina quel privilegio di cui indubbiamente attualmente gode. Bisogna fare in modo che sia semplicemente inutilizzabile o utilizzabile, ma con molta fatica e con così poca convenienza rispetto ai mezzi pubblici o alla bici, per cui venga spontaneo abbandonarla.

Innanzitutto il costo: comprare una bici costa poco, anche se molto bella non si superano i duemila euro. Comprare un pullman non costa nulla per il semplice motivo che non lo si fa. Il mantenimento di una bici non supera i cento euro annui, di un pullman è zero, per una auto anche lasciata per dodici mesi in garage, si spendono almeno cinquecento euro tra bollo e assicurazione.

Ma la vera leva che farebbe drasticamente crollare l’utilizzo del mezzo privato è il suo difficile, se non impossibile utilizzo: strade più scomode perché pensate per biciclette e pedoni, anche quelle extraurbane, assenza di parcheggi se non nelle periferie, impossibilità ad entrare in centro se non a prezzi altissimi. In pratica diventerebbe un mezzo scomodissimo e costoso tramite l’introduzione del “costo d’uso”; ad esempio ad ogni passaggio in una ZTL o ogni volta che si parcheggia.

Sembrano cose avveniristiche, ma nelle città dove sono state provate, hanno avuto successo. Persino a New York, che nell’immaginario comune è la città trafficata per eccellenza, hanno provato a fare delle isole pedonali: non cento o duecento metri, ma interi quartieri in cui è impossibile entrare in auto. Il risultato è stato che i negozi hanno ricominciato ad aprire, si è tornati a quel micromercato devastato dai supermercati, e la gente è tornata in strada a vivere la propria comunità come se ci si trovasse in un qualsiasi paesino del Trentino e non nel centro di una metropoli. Lo stesso dicasi per Seul o San Francisco, dove hanno addirittura tolto fisicamente delle strade, lasciando lo spazio così ottenuto libero dal traffico. In sostanza ne ha guadagnato il piacere di vivere, quell’indice di felicità tanto bistrattato dagli economisti, ma che alla fine, quando si chiude la porta di casa alla sera, è l’unica cosa che ci rimane.

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  • ambrogio scrive:

    Cara Chiara, ammetto di non conoscere assolutamente la situazione altimetrica di Catania. Ti dico però che io non abito in una città della pianura Padana o in riva all’Adriatico, ma in una valle dell’alto Piemonte, per cui salite e discese ci sono in ogni spostamento; ho 150 metri di dislivello per andare a lavorare. Per fare molto, ci vogliono gambe allenate, per fare i 5 chilometri medialmente percorsi, anche se insalita, con un po’ di abitudine ci si adatta e lo sforzo non si sente più. Il punto fondamentale che anche tu sottolinei e che ritieni utopistico è quello dell’avere dei mezzi pubblici che possano davvero sostituirsi all’auto. Io non ritengo che sia un’utopia, ma una strada da seguire, purché ne si abbia voglia; finché gli amministratori continueranno a ragionare come stanno facendo, non ci arriveremo mai. Bisogna volerlo, questo è fondamentale, sul come ci si ragiona in funzione delle necessità di tutti. Sui disincentivi all’uso dell’auto esistono delle ricerche italiane e straniere, gli esempi che riporto nell’articolo sono tra i numerosi che si sono rivelati efficaci. A tal proposito sarebbe bello che venissero pubblicizzati come disincentivi all’uso dell’auto e non come l’ennesima tassa da pagare perchè non c’è alternativa. Mi piacerebbe un giorno svegliarmi e trovare appeso in giro per il mio paese dei cartelli con scritto: “da oggi mi sono rotto di vedere girare auto per il centro creando inutile rumore, inqiunamento e pericolo per i bambini e pedoni. Ordino che nessuno possa più entrare in Xyz con l’auto. firmato il SINDACO”. Questa sì che rimane un’utopia.
    Ambrogio

  • Chiara scrive:

    Direi che le tue argomentazioni non sono niente male, ma alcune sono piuttosto utopistiche.. soprattutto per me che vengo dalla Sicilia, precisamente dalla provincia di Catania. Innanzitutto la mia città non è per nulla pianeggiante, dunque l’uso delle biciclette non è così semplice come ad esempio in una città come Rimini. Altro punto a sfavore il servizio dei mezzi pubblici è piuttosto scadente, soprattutto per chi come me proviene da uno dei tanti Paesi della provincia.
    Detto questo mi trovi d’accordo sull’incentivazione dell’uso dei mezzi pubblici, ma ovviamente il servizio dovrebbe decisamente essere migliorato! Non credo invece che i disincentivi economici per l’uso delle auto, come ad esempio “impossibilità ad entrare in centro se non a prezzi altissimi” possa realmente migliorare la situazione. Credo che non farebbe altro che avvantaggiare che i soldi li ha e creare uno svantaggio per chi stenta ad arrivare a fine mese. Magari il divieto di entrare in centro o accedere ad alcune zone con le auto potrebbe essere esteso a tutti, salvo alcune categorie particolari, ma in questo caso bisognerebbe decisamente migliorare i servizi pubblici. I parcheggi scambiatori sono una bella invenzione, ma poco sfruttati.