“Il mondo di Escher” è il titolo della mostra monografica dedicata al grande artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972), che è stata inaugurata lo scorso 2 settembre a Udine a Casa Colombatti-Cavazzini in occasione della seconda edizione di “Bianco&Nero”.
L’esposizione, che si realizza in collaborazione con la Fondazione M.C. Escher di Baarn (Olanda) propone al pubblico una ampia selezione dei lavori più noti e suggestivi di Escher e, con essi, l’essenza del suo pensiero e del suo lavoro, quella straordinaria manipolazione di tempo e spazio che riesce a creare, con effetti fantasmagorici, un nuovo mondo con una logica tutta sua.
La mostra sarà visitabile fino al 22 dicembre 2010 dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle ore 19.00 e il sabato e la domenica e i festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 mentre dal 23 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011 tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00, tranne il giorno 25 dicembre quando la mostra resterà chiusa.
Maurits Cornelis Escher, nacque nel 1898 in una piccola cittadina dei Paesi Bassi. Fu educato alla musica, alla lettura, all’arte, ma anche alla carpenteria. Studiò architettura per un breve periodo, ma poi decise di dedicarsi completamente alle arti decorative. Nel 1921 visitò l’Italia e la Spagna.
Il patrimonio artistico e i paesaggi dei due paesi influenzarono in modo particolare la sua opera. A Ravello incontrò Jetta Umiker, la giovane svizzera che sarebbe diventata sua moglie. Si stabilì a Roma nel 1923 e vi rimase fino al 1935, in quelli che egli stesso definirà “gli anni migliori della mia vita”. A Roma, nel 1926, venne esposta la sua prima mostra e lì il suo nome iniziò ad acquistare fama. Durante la dittatura fascista si trasferì con la famiglia in Svizzera e poi in Belgio. La seconda guerra mondiale lo costrinse a spostarsi con la moglie un’ultima volta, nel 1941, a Baarn, in Olanda, dove rimase fino al 1970. Morì nel 1972 a Laren in una casa di riposo per artisti.
Le opere esposte – tra le più note ed apprezzate – forniscono ampia evidenza di come in Escher arte e pensiero scientifico si fondino e si contaminino a vicenda, con esiti spettacolari e fantastici: figure impossibili, paesaggi ingannevoli, prospettive invertite, architetture irreali, mosaici fantastici, che incantano e affascinano l’osservatore. Come ha scritto l’accademico americano Douglas R. Hofstadter nel famoso saggio che gli è valso il Pulitzer (Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante), i lavori di Escher si inseriscono perfettamente nel fenomeno dello “Strano Anello”, che “consiste nel fatto di ritrovarsi inaspettatamente, salendo o scendendo lungo i gradini di qualche sistema gerarchico, al punto di partenza”. Salire una scala e ritrovarsi ai piedi della scala. È un fenomeno che Escher ha disegnato, che Bach ha messo in musica, che Gödel ha posto al centro del suo teorema. Non per nulla l’attenzione per le opere dell’artista olandese nacque sin dal 1954, al congresso mondiale di matematica, ben prima che se ne interessassero gli appassionati di grafica.
Lui stesso ammise: “Anche se non ho avuto un’istruzione o conoscenze in scienze esatte, mi sento più spesso vicino ai matematici che ai miei colleghi artisti”.
Le opere di Escher sono provocazioni che egli crea per affinare la nostra percezione dello spazio, per svelare i limiti e le ambiguità delle nostre capacità percettive. “Escher – ha scritto ancora Douglas R. Hofstadter – ha creato alcuni disegni che sono concettualmente fra i più stimolanti di tutti i tempi […]. Il genio di Escher consiste nella sua capacità di escogitare e allo stesso tempo realizzare figurativamente dozzine di mondi semireali e semi-immaginari nei quali sembra invitare i suoi spettatori a entrare”.
Da wikipedia leggiamo che “le implicazioni logiche, matematiche, geometriche e fisiche sono piuttosto variegate, e coinvolgono concetti quali tra gli altri:
* l’autoreferenzialità, appunto dove due mani si disegnano vicendevolmente.
* I processi ricorsivi, quali l’Effetto Droste, collegati a particolari rotazioni del piano, come in galleria di stampe, dove un visitatore, guardando fuori da una finestra della galleria rivede l’edificio contenente anche se stesso, in una successione potenzialmente infinita.
* Questioni di topologia, esempio la percorrenza di una superficie bidimensionale estesa in uno spazio tridimensionale come Nastro di Möbius percorso da formiche
* L’infinito (sia filosofico che matematico), preludio alle geometrie frattali a sviluppo infinito, ad esempio nelle opere sul tema del limite del cerchio, dove un motivo ripetitivo si espande nell’infinitamente piccolo.
* Il moto perpetuo, dove un trucco percettivo permette il disegno di una cascata che aziona un mulino e la stessa acqua torna ad alimentare la cascata.
* Tassellature degli spazi bi e tridimensionali, impieganti “tessere” ripetute con tutte le possibili variazioni.
* Dischi di Poincaré, in litografie come Il limite del cerchio figure simili sempre più piccole si susseguono all’infinito fino al bordo esterno di un disco.
* Spazi dimensionalmente diversi che si incontrano, come in rettili, dove piccoli animali preistorici escono dal mondo bidimensionale di un libro, per poi ritornarvi.
In tutte le opere non vi è solo la fredda logica delle scienze esatte, ma mondi naturali con panorami, scorci, piante ed animali reali od immaginari intervengono ad arricchire i suoi lavori in un’ottica straordinariamente globale.”
L’arte di Escher è come il riflesso di un viaggio che si compie in due direzioni opposte, contemporaneamente. Figure che scendono in un ininterrotto salire e che salgono scendendo. Giocando con le regole della prospettiva, Escher ci propone la sua visione del reale, una nuova armonia, meravigliosamente impossibile.
Per info: numero verde 800 016 044; www.biancoeneroudine.com
Mi permetto di segnalare un mio ebook (amazon) che trattà della ricorsività e dei giochi di specchi ad ampio spettro: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.