Ben 91 nuove specie, tra animali e piante, sono state identificate nel 2013 dai ricercatori della California Academy of Sciences. Una scoperta che arricchisce ed aumenta la nostra conoscenza dell’incredibile ed affascinante complessità della vita sul nostro pianeta.
Tra i nuovi taxa, precedentemente ignoti alla comunità scientifica, troviamo 38 formiche, 12 pesci, 14 piante, 8 coleotteri, due ragni, un rettile ed un anfibio. Gli scienziati hanno inoltre individuato due nuovi generi appartenenti rispettivamente agli ordini Coleoptera e Gorgonacea.
Il lavoro dei ricercatori statunitensi dimostra chiaramente l’importanza di continuare ad esplorare, scoprire, classificare la biodiversità di cui molto andiamo fieri, ma ben poco, a conti fatti, conosciamo.
“Secondo le stime più rosee”, afferma Terry Gosliner che dirige il dipartimento di Science and Research Collections, “abbiamo scoperto e descritto meno del 10 percento delle forme viventi sul pianeta”.
Sembra a questo punto lecito chiedersi dove si nasconda il restante 90%. La risposta al quesito, che potrebbe contribuire alla parziale risoluzione di sostanziali quesiti scientifici come quelli inerenti l’evoluzione della vita sul pianeta, arriva ancora da Gosliner.
Spiega infatti lo scienziato “Stiamo concentrando i nostri sforzi in siti ad altissima biodiversità – aree al contempo curiosamente diversificate ed altamente minacciate – come molte foreste tropicali, comunità di barriere coralline, ed i nostri stessi giardini in California”.
Uno di questi scrigni di biodiversità è rappresentato dalle isole sud-occidentali dell’Oceano Indiano, luoghi caratterizzati da ambienti naturali estremamente frammentati, ma noti allo stesso tempo per la quantità di specie endemiche che ospitano.
In Madagascar gli studiosi hanno identificato 38 specie di formiche precedentemente sconosciute, 7 nuove piante e 2 ragni.
Delle formiche si è occupato in particolar modo Brian Fisher, un entomologo dell’Accademia. Questi insetti, che Fisher definisce “il collante che tiene insieme gli ecosistemi” sarebbero secondo lo scienziato gli organismi più studiati, se non fosse per le loro dimensioni. A risolvere almeno parzialmente il problema ci ha pensato stavolta la tecnologia, nella fattispecie compagnie satellitari ed ingegneri di Google. Grazie ad immagini satellitari ad alta risoluzione delle aree più remote del Madagascar, Fisher ed il suo gruppo, muniti di tablet con dispositivi GPS e specifici software integrati, sono riusciti ad identificare aree della foresta in cui fosse maggiormente probabile rintracciare nuove specie di formiche, in base a criteri come altitudine, vegetazione, ed habitat contigui, ed hanno conseguentemente diretto le loro indagini.
Le scoperte sono andate ben oltre la terraferma. Dalla ricognizione degli oceani sono emerse infatti 24 nuove specie: non soltanto coralli, ma anche anguilliformi, pesci ossei appartenenti alle famiglie dei Gobidi e Lutjanidi, molluschi nudibranchi, crostacei cirripedi, e squali.
L’indonesiano Hemiscyllium halmahera, appartenente alla famiglia degli emiscillidi o “squali bambù”, rientra con le sue dimensioni nel palmo di una mano ed è riconoscibile per via della sua particolare colorazione, un pattern geometrico sui toni del bianco e del marrone che permette all’animale di camuffarsi nel suo ambiente, il fondale oceanico, che l’animale percorre prevalentemente di notte, quasi “camminando” con le sue pinne pettorali alla ricerca di invertebrati e piccoli pesci. Particolari modalità riproduttive e limitata capacità natatoria, pregiudicandone la possibilità di dispersione, ne hanno consistentemente ristretto l’areale di distribuzione: per questo gli squali bambù sono attualmente oggetto di attenzione da parte di biologi e conservazionisti.
Non è tuttavia d’obbligo perlustrare le aree più recondite del pianeta per identificare nuovi organismi: molto spesso, come dimostrano le scoperte degli scienziati, siamo circondati da piccole meraviglie di cui non ci rendiamo conto, nonostante siano proprio sotto i nostri occhi. In questo modo sono state scoperte in Messico le 8 nuove specie di coleotteri descritte da Igor Sokolow, ricercatore della California Academy of Sciences, in uno scritto pubblicato sulla rivista ZooKeys.
Si tratta di minuscoli insetti che vivono in differenti strati del suolo, dal quale raramente emergono, e sono talmente piccoli da non essere facilmente notati. “Questo tipo di coleotteri vive in tutto il mondo, California compresa, ma sono estremamente difficili da raccogliere” – ha spiegato David Kavanaugh, entomologo della California Academy of Sciences – “Le loro dimensioni non superano il capo di uno spillo, e diventa così quasi impossibile vederli ad occhio nudo”.
Questo studio porta avanti il lavoro di Charles Darwin, che come naturalista vantava un’incredibile collezione di coleotteri, dai quali era fortemente affascinato, e testimonia come isolamento ed anche lievi modificazioni ambientali possano influenzare il processo evoluzionistico.