In un articolo apparso sul Journal for Nature Conservation i ricercatori della Michigan State University hanno riportato il conflitto nato in Cina fra i panda e i gli allevamenti di cavalli.
La popolazione di panda in Cina è stimata in circa 1600 esemplari e il governo cinese investe un grande quantitativo di denaro nella conservazione della specie. Per decenni i panda sono stati mincciati soprattutto dal taglio dei boschi: i panda si nutrono solo di bamboo e hanno bisogno di grandi aree in cui non subiscono il disturbo degli essere umani.
Durante il dottorato Vanessa Hull, della Michigan University, impegnata nel monitoraggio degli spostamenti dei panda grazie a collari GPS, ha scoperto che i cavalli, allevati allo stato brado dagli allevatori cinesi, si nutrivano dello stesso bamboo che rappresenta l’unica fonte di cibo dei panda.
La competizione fra fauna e bestiame non è certo una peculiarità della Cina. Il professore Jianguo Liu della Michigan University ha spiegato: “In tutto il mondo, le persone stanno lottando per sopravvivere nelle stesse aree abitate dagli animali in via di estinzione, e spesso i problemi emergono dove non li avevamo previsti. Creare e mantenere politiche di conservazione di successo significa cercare costantemente i ‘buchi nel sistema’. In questo caso, qualcosa di innocuo come un cavallo può essere un grosso problema.”
In Italia una situazione simile si registra nell’areale dell’orso marsicano dove i ricercatori dell’Università La Sapienza hanno denunciato la competizione delle vacche allo stato brado sul ramno di cui l’orso si nutre.
In Cina i ricercatori, preoccupati per la devastazione che i cavalli producevano nei boschi, hanno appurato che erano stati alcuni allevatori di Wolong a lasciare i cavalli allo stato brado: avevano appreso che il cavallo era come una sorta di conto in banca; si può lasciare allo stato brado e, nel momento in cui si ha bisogno di soldi, lo si va a catturare nuovamente.
I ricercatori, per studiare la competizione fra i cavalli e i panda, hanno applicato gli stessi collari GPS anche ai cavalli seguendo 3 panda e un cavallo per ognuno dei 4 allevamenti presi in considerazione, per un periodo di un anno.
In questo modo hanno scoperto che non solo i cavalli si nutrivano di bamboo, ma che privilegiavano anche le stesse aree dei panda.
I ricercatori hanno presentati i dati agli amministratori di Wolong e questi hanno vietato il pascolo brado ai cavalli nella Riserva.
Hull e Liu invitano però a riflettere come questo caso abbia evidenziato quanto il bestiame possa essere pericoloso in habitat sensibili e che questo è un problema che si ripete in tutto il pianeta.
“Gli allevamenti influiscono sulla maggior parte degli hotspot di biodiversità del mondo”, ha detto Liu.
“Gl animali allevati costituiscono il 20 per cento di tutti i mammiferi terrestri e quindi monopolizzano le risorse chiave necessarie per mantenere i fragili ecosistemi della terra.”
In Italia, per gestire il conflitto dell’orso marsicano con il bestiame domestico, è attivo il progetto europeo LIFE ARCTOS, con un’azione completamente dedicata. I risultati del progetto, della durata di quattro anni, che termina nel 2014, saranno resi noti in un workshop dedicato durante il IX Congresso Nazionale di Teriologia che si terrà a Civitella Alfedena dal 7 al 10 maggio, nel Parco d’Abruzzo, dove vive la gran parte della popolazione di orso marsicano.