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Domande: educare alle emozioni

Scritto da Maria Rosa Pantè il 13.01.2014

Cominciamo il 2014 con un bel dubbio. Una domanda che credo non avrà risposta: almeno per ora.

Cos’è quella cosa per cui, se qualcuno mi fa uno sgarbo o se qualcuno fa qualcosa ch’io ritenga ingiusto, la mia prima reazione è: ora mi vendico.

empatia

Ma poi subito o quasi subito subentra la remora. 

Attenzione non è paura di violare una regola, non è questione di regole, ma di empatia. 

Io mi fermo nel mio desiderio di vendetta non per una costrizione esterna, ma interna. 

Non per obbedienza, ma per una cosa ancora più profonda: per il famoso “ama il prossimo tuo come te stesso”.

Quel Cristo Gesù era uno che ne sapeva, aveva capito tutto: non sarà il sabato, cioè il rispetto vuoto e solo formale d’una legge, ad aiutare gli uomini, no. La salvezza verrà dal mettersi nei panni dell’altro. Dall’amore e va bene. Dall’amore di sé, che non è facile e dall’amore per l’altro come per se stessi, che è cosa quasi divina.

Ora pare che questa caratteristica dell’empatia aumenti anche le capacità cognitive e posso pure capirlo. Da una ricerca italo-canadese svolta su bambini di 7-8 anni a Milano pare che parlare delle emozioni aumenti l’empatia e la comprensione dell’altro e del mondo. Insomma mettersi nei panni migliora la persone e la società.

Allora è chiaro che la strada è proprio questa: educare alle emozioni.

Però non è così semplice, né così scontato. 

A parte il fatto che forse il mondo non è pronto per l’empatia, che è eversiva e rivoluzionaria.

Ma poi nella stessa rivista scientifica leggo che a scuola quel che conta per l’apprendimento più che l’insegnamento e l’ambiente esterno è la genetica.

Allora come armonizziamo le due cose? Questo è il dubbio!

Magari i bambini milanesi sono diventati più empatici solo perché predisposti nel DNA.

Insomma un bel rompicapo.

Credo che la genetica sia un mondo sorprendente, da esplorare: il vero spazio alieno, i nostri UFO siamo noi stessi; d’altra parte credo anche che la cultura, l’educazione siano la nostra unica opportunità. Per cosa? Per il vero scopo per cui siamo al mondo, anche se pochi lo dicono apertamente, cioè essere felici. Amare noi stessi in poche parole e amare gli altri tanto quanto amiamo noi!

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