Il nibbio reale, la cui esistenza è del tutto compromessa, è stato ritrovato presso l’impianto eolico di Bisaccia, al confine fra Puglia e Campania. Raccolto da un residente, curato da un veterinario, ora il rapace si trova presso il Presidio ospedaliero veterinario presso il Presidio Frullone dell’Asl Napoli 1. L’impatto contro le pale eoliche ha tranciato gran parte dell’ala, a partire dal radio e ulna fino alle falangi: con un’ala tranciata di netto non potrà mai più volare.
“Occorre cambiare subito le regole – aggiunge Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu – fermando come primo passo le aste 2014 e i suoi lucrosi incentivi di durata ventennale che finiranno per ricoprire ulteriori pezzi d’Italia di inutili pale eoliche, dirottando responsabilmente queste risorse verso efficienza, risparmio e trasporti pubblici. Settori ben più utili nella lotta ai gas serra ma anche all’economia disastrata del nostro Paese, e che comportano tangibili vantaggi sociali”.
Secondo la Lipu questa è solo l’ennesima vittima di una speculazione selvaggia. Le vittime fra gli uccelli e i rapaci sono molte: nibbi, avvoltoi, cicogne, la cui stima è del tutto approsimativa perchè i predatori arrivano spesso prima degli uomini a cibarsi delle vittime. Inoltre alle perdite degli uccelli si somma il danno arrecato dal disturbo e l’inestimabile perdita in termini di paesaggio.
“Lo ripetiamo da anni: lo sviluppo del settore eolico è avvenuto con modalità distorte che hanno causato scempi di territorio e danni alla natura, dalla Puglia al Molise, da Campania e Basilicata fino alla Calabria e alle Isole – dichiara Claudio Celada, direttore Conservazione natura Lipu-BirdLife Italia – Tali impianti, spesso sovradimensionati rispetto alla reale sostenibilità ambientale, sono stati sorretti con incentivi generosi e realizzati in assenza di una programmazione seria, che avrebbe evidenziato, in molti casi, l’inopportuna localizzazione di queste pale, che andavano realizzate solo in aree già degradate e lontano dalle rotte migratorie e dalle zone di forte presenza degli uccelli”.
Secondo la Lipu “sono migliaia le torri eoliche disseminate nel Mezzogiorno, senza nemmeno un’anagrafe di riferimento, per quasi 9mila megawatt di capacità. Questo si traduce in un contributo elettrico (di scarsa qualità perché imprevedibile) di solo il 4,7%, pari all’1,3% di fabbisogno energetico complessivo.”
L’episodio segue una polemica fra la LIPU e il Senatore PD Francesco Ferrante che sul giornale Greenreport.it dichiarava in risposta ad un editoriale di Sergio Rizzo sul Corriere: “E andateci sull’autostrada Napoli-Bari e ne vedrete tante di pale eoliche tra l’Irpinia e la Puglia. Io le trovo bellissime. Girano tutte, e “completano” quel paesaggio. Non è vero che siano inutili e che addirittura sono realizzate in assenza di vento: ce ne sono tante proprio perché quella è una delle regioni più ventose d’Italia.”
A queste dichiarazioni Enzo Cripezzi, coordinatore Lipu Basilicata e Puglia ha risposto dicendo: “Quei territori della Daunia pugliese, dell’Irpinia, come della Basilicata o della Sicilia, erano decisamente “più” belli e attraenti prima che fossero industrializzati vomitandoci innumerevoli, enormi torri eoliche che ne hanno violentato i caratteri identitari.
“Contestare simili dati di fatto, elementari anche per un bambino, è intollerabile ma, ancor più, la maldestra semplificazione di Ferrante offende la dignità di interi comprensori ridotti a “non luoghi”, prima dominati da Tratturi regi, Cicogne nere e Nibbi reali, aree Storiche e Archeologiche, Paesaggi suggestivi (apprezzati anche per location cinematografiche). Valori che dovevano essere capitale per l’unico riscatto possibile delle aree interne del Sud, compromessi invece da questa immane aggressione”.
il povero rapace perderà la sfida. l’eolico cresce.