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Il conflitto uomo ed elefante in Sri Lanka: una minaccia sociale ed economica

La sovrapposizione degli habitat naturali e vitali per l’uomo e per gli elefanti si traduce nel conflitto tra le due specie

Scritto da Nadia Fusar Poli il 13.12.2012

La sovrapposizione degli habitat naturali e vitali per l’uomo e per gli elefanti si traduce nel conflitto tra le due specie. Tale rapporto nello Sri Lanka uccide più di 70 persone e 200 elefanti asiatici ogni anno. Uno degli strumenti più comuni, utilizzato per combattere questo fenomeno, consiste nell’allontanare gli elefanti dall’uomo, spostandoli in aree lontane e meno congestionate, spesso in parchi nazionali.  Inoltre, fattori come la costante crescita della popolazione, in particolare nell’Asia tropicale, la deforestazione, l’insufficienza di cibo e acqua, l’abuso del territorio e le calamità naturali, tendono a ridurre lo spazio forestale degli elefanti, in progressiva diminuzione.

Ma secondo un nuovo studio, pubblicato il 7 dicembre su Plos One dallo Smithsonian Conservation Biology Institute, – che svolge un ruolo chiave per capire e preservare le specie e formare le future generazioni di ambientalisti –  dal Centre for Conservation and Research e dal Department of Wildlife Conservation dello Sri Lanka,  il trasferimento degli elefanti, al fine di garantire la sicurezza e l’incolumità di uomini ed animali, potrebbe avere effetti opposti a quelli auspicati. In ultima analisi, rischierebbe addirittura di generare ulteriori conflitti e di produrre più vittime. Il comportamento osservato  nel corso dello studio, e quanto si è verificato conseguentemente,  è stato piuttosto inaspettato. La maggior parte degli elefanti osservati infatti, tendeva a lasciare l’area verso cui gli animali erano stati trasferiti per tornare ad avventurarsi nei terreni agricoli, causando inevitabili danni.

Utilizzando collari dotati di GPS, i ricercatori hanno monitorato 12 esemplari di elefanti maschi adulti traslocati,  e confrontato il loro movimento, così come la propensione al conflitto, con 12 maschi rimasti nel proprio territorio. Due degli elefanti traslocati sono stati uccisi all’interno dei parchi in cui erano stati immessi, alcuni sono tornati alle aree di cattura mente altri hanno vagato su lunghe distanze. Ma ciò che ha maggiore importanza, è il fatto che  tutti gli elefanti traslocati , dopo il rilascio, hanno avuto un rapporto conflittuale con l’uomo. Le vittime umane sono state complessivamente cinque.  Di notte gli elefanti si muovono a caccia di cibo (soprattutto frutti dolci), raggiungono i campi causando gravi danni alle colture e mettendo in pericolo gli stessi coltivatori. Si tratta di un problema socio-economico e politico, oltre che di conservazione , che interessa tutta la gamma di elefanti asiatici, in Asia e in Africa, ma rappresenta anche una delle principali minacce per la sopravvivenza degli elefanti asiatici, tra le specie considerate in via di estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. 

Il monitoraggio degli elefanti permette  di comprendere come questi animali possano rappresentare una seria minaccia per gli esseri umani e i loro mezzi di sussistenza. Gli autori dello studio suggeriscono che, piuttosto che concentrarsi sul trasferimento degli esemplari e il loro allontanamento, le autorità locali e gli ambientalisti dovrebbero attuare piani territoriali che permettano di ridurre al minimo le razzie delle colture, creando zone che entrambi,  esseri umani ed elefanti,  possano utilizzare o che, piuttosto, siano ad uso esclusivo degli uni o degli altri.

 

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