Uno dei temi più dibattuti nella ricerca delle origini dell’Uomo è come la specie africana Ardipithecus ramidus possa essere stata collegata, 4,4 milioni di anni fa, agli esseri umani.
Anche se dotata di un cervello piccolo e di un alluce che le consentiva di arrampicarsi sugli alberi, questa specie aveva denti canini umanoidi e la parte alta del bacino modificata per poter camminare appoggiando i piedi al suolo.
Base cranica di Ardipithecus ramidus, antica di 4,4 milioni di anni (credit: Tim White)
Gli scienziati non sono d’accordo su dove questo insieme di caratteristiche possa collocare Ardipithecus ramidus nella scala dei rapporti tra esseri umani e scimmie.
‘Ardi’ era una scimmia con alcune caratteristiche umanoidi ereditate da un antenato vicino nel tempo – tra i 6 e gli 8 milioni di anni fa, secondo le prove del DNA – punto di separazione delle linee evolutive discendenti dello scimpanzé e degli esseri umani?
O era, invece, un vero ominide, un parente sulla linea evolutiva umana, che manteneva ancora molti segni di un antico predecessore?
Una nuova ricerca del paleoantropologo William Kimbel, dell’Arizona State University, conferma la stretta relazione evolutiva di ‘Ardi’ con gli esseri umani. L’interesse di Kimbel si è rivolto alla parte inferiore o ‘base’ di un cranio parziale ben conservato di Ardi. Lo studio relativo ha rivelato un modello di somiglianza che collega Ardi con Australopithecus ed esseri umani moderni, ma non con le scimmie. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Proceedings of National Academy of Sciences.
Il più recente studio del cranio di Ardi era stato pubblicato su Science nel 2009 e rilevava che nella parte inferiore esistevano similitudini con gli esseri umani. Kimbel fu uno dei primi a scoprire i crani degli Australopitecidi primitivi nel sito di Hadar, in Etiopia, sede dello scheletro della famosa ‘Lucy’.
“Data la piccola dimensione del cranio di Ardi, la somiglianza della sua base cranica con quella di un essere umano è sorprendente”, afferma Kimbel.
La base cranica è una risorsa preziosa nello studio della filogenesi e delle relazioni evolutive perché la sua complessità anatomica e di associazione con cervello, postura e apparato di masticazione hanno fornito numerose opportunità per l’evoluzione adattativa della specie nel corso del tempo. La base cranica umana differisce notevolmente da quella delle scimmie e degli altri primati.
Negli esseri umani, l’articolazione della colonna vertebrale, con il cranio posto più in avanti rispetto alle scimmie, dove la base è più corta e i fori su ogni lato per il passaggio dei vasi sanguigni e i nervi sono più distanziati e nettamente separati.
Queste differenze di forma influenzano il modo in cui le ossa sono disposte sulla base cranica in maniera tale che è abbastanza facile riconoscere anche frammenti isolati di crani umani da quelli delle scimmie.
La base cranica di Ardi mostra caratteristiche distintive che separano esseri umani e Australopithecus dalle scimmie.
Precedenti ricerche di Kimbel avevano dimostrato che queste peculiarità umane erano già presenti nei più antichi crani di Australopithecus risalenti a 3,4 milioni di anni fa.
Il nuovo studio amplia la serie di somiglianze anatomiche che collegano esseri umani, Australopithecus e Ardipithecus e dimostra che il modello di base cranica umana è di almeno un milione di anni più vecchio della specie Australopithecus afarensis, più conosciuta come ‘Lucy’.
I paleoantropologi in genere sono in disaccordo sui cambiamenti evolutivi della base del cranio umano. E’ stata l’adozione della postura eretta e del bipedismo a causare lo spostamento in avanti della testa sulla colonna vertebrale? Se così è, come fa la base cranica di Ardipithecus ramidus ad essere la prova di un bipedismo – sia pure parziale – in questa specie?
Oppure, i cambiamenti testimoniano che la forma del cervello (e della base su cui poggia) è forse un segno precoce di riorganizzazione cerebrale nella discendenza umana?
Entrambe le alternative dovranno essere rivalutate, alla luce della constatazione che Ardi effettivamente sembra essere collegato agli esseri umani molto più che agli scimpanzé.
quanti sforzi per trovare prove sull’uomo. spesso false speriamo vere adesso.