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Impollinatori: la perdita di ogni singola specie incide sull’ecosistema

Una ricerca ha dimostrato che la perdita di una sola specie di impollinatori in un prato fa diminuire di un terzo la produzione dei semi

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 24.07.2013

E’ di ieri la notizia che le farfalle sono diminuite del 50% in Europa negli ultimi 20 anni. Oggi un’altra ricerca mette in evidenza un processo che potrebbe rendere peggiori di quanto finora creduto gli effetti del declino degli impollinatori come bombi e api. La ricerca ha infatti dimostrato che quando una sola specie di impollinatore scompare , tutte le altre smettono di frequentare i fiori in cui si trovava anche la specie scomparsa.

Bombo

La definiscono una tendenza allarmante: si tratta della minore produzione di semi da parte dei fiori anche quando scompare una sola delle specie di impollinatori che frequentano un prato.

Lo studio è stato condotto dagli ecologi della Emory University sulle Rocky Mountains in Colorado ed è pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences.

La ricerca ha dimostrato che la riduzione della concorrenza tra gli impollinatori porta ad un minore successo nell’impollinazione.

“Abbiamo scoperto che questi fiori producono un terzo in meno di semi in assenza di una sola specie di bombo”, spiega Berry Brosi, che ha condotto lo studio. “Questo è allarmante, e suggerisce che il declino a livello mondiale degli impollinatori potrebbe avere un impatto maggiore sulle piante da fiore e sulle colture alimentari di quanto si credesse finora.”

Le api e i bombi sono fondamentali per la sopravvivenza delle piante e si sono evolute con esse. Negli ultimi anni però gli scienziati hanno registrato un declino importante degli impollinatori in tutto il mondo.

Secondo alcuni studi precedenti basati su modelli, alla scomparsa di un impollinatore avrebbero potuto sopperire gli altri restanti. Brosi ha quindi voluto verificare l’ipotesi sul campo.

“La maggior parte dei pronubi visitano diverse specie di piante durante la propria vita, ma spesso si comportano secondo una sorta di fedeltà floreale su periodi di tempo più brevi,” ha spiegato Brosi. “Tendono a concentrarsi su una pianta mentre è in fiore, per poi passare dopo un paio di settimane ad un’altra specie.”

La fedeltà floreale avvantaggia chiaramente le piante, perché l’impollinatore trasporta il polline fra piante della stessa specie. “Quando le api sono promiscue sono molto meno efficaci come impollinatori”, spiegano gli esperti.

Il Rocky Mountain Biological Laboratory vicino a Crested Butte, Colorado, dove si è svolta la ricerca, è situato a 2800 metri sui prati subalpini e d’estate è frequentato dai bombi. Gli esperimenti si sono focalizzati sulle interazioni degli insetti con un fiore di campo viola scuro che viene visitato da 10 delle 11 specie di bombo lì presenti.

I ricercatori hanno studiato un’area di 20 metri quadrati fioriti, valutandola sia in uno stato di controllo, lasciato allo stato naturale, che in uno stato manipolato, in cui hanno usato le reti per rimuovere i bombi di una sola specie.

I ricercatori hanno poi osservato il comportamento dei bombi sia nella situazione naturale che in quella manipolata. “Abbiamo letteralmente seguito i bombi”, dice Briggs. “E ‘difficile perché possono volare abbastanza velocemente.”

A volte, i ricercatori hanno potuto registrare solo tra i cinque e i 10 movimenti, mentre in altri casi sono riusciti a seguirne fino a 100.

Naturalmente gli scienziati hanno adottato tutti gli accorgimenti perchè i bombi non subissero danni durante gli esperimenti.

I ricercatori hanno potuto osservare un effetto a cascata quando veniva rimossa una sola specie di bombo. Mentre circa il 78 per cento dei bombi nei gruppi di controllo erano fedeli a una singola specie di fiore, solo il 66 per cento dei bombi nei gruppi manipolati ha continuato ad essere fedele.

Questi cambiamenti hanno implicazioni dirette per la riproduzione delle piante che hanno prodotto un terzo in meno di semi quando una specie di bombo è stata rimossa.

“Il nostro lavoro mostra perché la biodiversità può essere la chiave per la conservazione di un intero ecosistema”, dice Brosi. “Ha il potenziale per aprire una nuova serie di studi sulle implicazioni funzionali delle interazioni tra specie.”

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