Gaianews

Lupo in Piemonte seriamente minacciato dal bracconaggio

Dopo il ritorno in Piemonte grazie ad importanti azioni di conservazione, secondo un rapporto il lupo è ancora minacciato in maniera grave dal bracconaggio

Scritto da Linda Reali il 24.01.2013

In Italia la presenza del lupo ha sempre coinvolto l’uomo, nel bene e nel male e ancora oggi il rapporto con questo carnivoro al vertice della catena alimentare nella penisola è ancora controverso.

I ricercatori  incaricati dalla Regione Piemonte hanno rilevato un crescente numero di esemplari morti per cause antropiche: bracconaggio, avvelenamento e investimento, per un totale di 13 lupi morti lo scorso inverno. La cifra è piuttosto allarmante visto il numero totale dei lupi in Piemonte secondo l’ultimo censimento: 43-48 nella zona alpina e 10 in quella appenninica.

Spiega il WWF Piemonte e Valle d’Aosta in un comunicato: “Nell’inverno 2011-2012 il lupo è stato osservato in 5 province. In Provincia di Cuneo sono presenti 9 branchi e due nuove coppie di recente insediamento per un totale di 27-29 lupi. In provincia di Torino sono presenti 5 branchi per un totale è di 15-20 lupi.Nel biellese e nelle zone limitrofe alpine del vercellese si sono stabiliti alcuni esemplari solitari, mentre nelle altre valli alpine sono stati segnalati occasionalmente solo alcuni esemplari vaganti. Nelle zone appenniniche dell’alessandrino sono presenti 3 branchi ed è stata documentata la presenza di lupi a confine con la Liguria.In totale, nella zona alpina del Piemonte i lupi sono 43-48, in leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti. Il numero di lupi nell’appennino piemontese è di circa 10 esemplari.”

Ma, continua il WWF ” Le cause di mortalità sono quindi principalmente dovute a bracconaggio i cui dati sono sicuramente allarmanti, (2 lupi presi in un laccio, 4 avvelenati e 2 uccisi da arma da fuoco), specialmente considerando che il ritrovamento del corpo di un animale morto in natura è un evento occasionale e il numero di lupi morti ma non rinvenuti è senz’altro più elevato.  A ciò va aggiunta la morte per investimento di 3 esemplari, che su un numero così iniquo ha un’incidenza rilevante.”

Il WWF denuncia inoltre il difficile quadro legislativo nel quale negli ultimi mesi si muovono la ricerca e il monitoraggio del lupo da parte di ricercatori: l’azzeramento dei fondi per la tutela del lupo e la modifica di procedure per gli eventuali risarcimenti agli allevatori. 

Il video del WWF Piemonte, riporta le immagini di un lupo all’ingresso del traforo del Frejus, che dununciano  il rischio per la mancata messa in sicurezza dei tratti autostradali.

La storia. Ampiamente diffuso fino a metà dell’Ottocento, il lupo venne sterminato nei primi del Novecento nelle Alpi e in Sicilia, mentre nell’arco appenninico non ne rimasero che un centinaio di esemplari. 

Per salvare il lupo dalla minaccia d’estinzione, a partire degli anni Settanta vennero emanate leggi speciali di tutela, avviati progetti di conservazione del territorio nel quale il lupo potesse cacciare e vivere indisturbato, e si diede avvio ad un’opera di sensibilizzazione ed educazione sociale. Ritenuto animale malvagio e crudele dalle credenze agropastorali, il lupo soffriva (in parte ancora oggi) di pregiudizi spesso infondati e veniva accusato dell’uccisione di animali domestici. 

Proprio questa credenza è stata smentita da una recente ricerca condotta della Durham University in collaborazione con l’Università di Sassari sulla popolazione di lupi in Toscana, dalla quale risulta che le prede dei lupi appenninici sono principalmente cinghiali, cervidi e solo in minima parte ovini o bovini. 

 Per difendere il lupo occorre prima conoscerlo e capire dove si trova per tutelarne l’habitat.

Per questo, nel 1972 venne fatto il primo censimento del lupo italiano, condotto da Luigi Boitani ed Erik Zimen, dal quale risultò che il centinaio di lupi sopravvissuti al massacro si nascondevano in un territorio frammentato, dai Monti Sibillini fino all’Aspromonte. Furono anche gli anni della nascita di parchi protetti, fino a creare un corridoio biologico lungo gli Appennini. Questo, unito alla reintroduzione (anche se in alcuni casi a scopo venatorio) di ungulati come cinghiali, cervi, daini e caprioli, favorirà una ripresa demografica del lupo, tanto che negli anni ’90 si stimano fino a 400 esemplari sparsi non solo lungo l’Appennino, ma fino alle Alpi Occidentali.

Dagli ultimi censimenti la cifra è salita a 600 esemplari, in un areale dall’Appennino ligure all’Aspromonte. 

 L’ibridazione. Oltre agli ormai noti motivi di resistenza alla diffusione del lupo da parte dell’uomo, è sopraggiunta anche un’altra minaccia, meno antropica ma non per questo meno insidiosa: l’ibridismo. Con la maggiore conoscenza e analisi del lupo da parte dei ricercatori sono aumentate anche le segnalazioni di lupi dalle caratteristiche morfologiche difformi da quelle del lupo italico. Alle differenze evidenti, come il colore più scuro del manto, si aggiungono quelle emerse da ricerche genetiche, secondo cui numerosi sarebbero i casi d’ibridazione con cani selvatici. Il fenomeno è più marcato in aree prossime a quelle antropizzate, come il Parco della Maremma ove è stato individuato un branco di 5-6 individui tutti ibridi. Il fenomeno potrebbe avere ripercussioni non solo sul futuro genetico del lupo europeo, ma anche sul rapporto con l’uomo. La legge nazionale non contempla il lupo ibridato col cane e i danni causati da questi esemplari vengono ascritti al lupo (Canis lupus). Inoltre la normativa Europea prevede che gli ibridi non sono protetti e che si dovrebbe procedere alla loro eliminazione in protezione del lupo, specie protetta dalla Convenzione di Ginevra del 1982.

 Tra minacce antropiche e genetiche, la strada del lupo in Italia è tutta in salita e solo il tempo potrà dirci se questo carnivoro al vertice della catena alimentare e per questo di vitale importanza per l’ecosistema, saprà ancora una volta risollevarsi e riappropriarsi del ruolo che gli spetta.

WWF Piemonte e Valle d’Aosta 

Il lupo italiano preferisce i cinghiali 

 Progetto Ibriwolf

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • alessio scrive:

    il lupo è nel suo ambiente naturale !!!!!!!!!!
    l’intruso è l’uomo che xtanto ha il dovere di convivere pacificamente con esso !!!!!!!!!!!!!!i danni ( EVENTUALI ) che i lupi possono arrecare sono un tributo INEVITABILE x chi vive in certi luoghi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    il lupo RIPETO è a casa sua !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    NOI NO di certo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  • cristiano scrive:

    finchè il piemonte rimane in mano alla lega nord con le sue politiche mirate a creare paura ed intolleranza tra chi è facile attaccare, immigrato o lupo che sia, questi saranno i risultati