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Maui: più di 1000 le megattere avvistate dai volontari

Un team di ricercatori della Pacific Whale Foundation, e 100 volontari hanno iniziato la campagna di avvistamento di Megattere (Megaptera novaeangliae) nelle acque attorno all’isola di Maui

Scritto da Linda Reali il 27.02.2013

In occasione del Great Whale Count, la conta delle balene a Maui, è di 1126 il numero delle megattere avvistate, un numero che lascia ben sperare per la sopravvivenza dei giganti del mare. Per altri cetacei non si può dire lo stesso.

Un team di ricercatori della Pacific Whale Foundation, e 100 volontari hanno iniziato la campagna di avvistamento di  Megattere (Megaptera novaeangliae) nelle acque attorno all’isola di Maui. Qui infatti in primavera s’incontrano Megattere provenienti dall’emisfero australe per iniziare la stagione degli accoppiamenti e per crescere i cuccioli nelle tranquille acque dell’arcipelago hawaiano.

megattereIn questi giorni gli avvistamenti si sono concentrati in 12 siti solitamente frequentati da questi immensi quanto innocui giganti del mare. In totale al momento sono state contati 1126 esemplari, un numero che conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni. Dal 1995, anno in cui è ufficialmente iniziata la raccolta dei dati da parte del Pacific Whale Foundation, si stima  che ogni anno fra 12 mila e i 14 mila Megattere scelgano ogni anno le acque e le baie dell’arcipelago hawaiano per accoppiarsi e crescere la prole, per poi riprendere le loro lunghe migrazioni verso nord.

La campagna di studio e avvistamento di quest’anno è stata un successo, secondo Emmanuelle Martinez, capo ricercatore della Pacific Whale Foundation. In attesa della prossima campagna prevista per il 2015, la Fondazione, in collaborazione con il National Marine Fisheries Service, procederà all’organizzazione dei dati raccolti e alla loro analisi  per fare il puto della situazione ed elaborare strategie di protezione da proporre al governo per la salvaguardia di un’area tanto importante per la biodiversità, quanto soggetta a minacce antropiche.
L’arcipelago è molto trafficato, oltre che interessato da  un’intensa attività di pesca. Per questo la Pacific Whale Foundation si avvale della collaborazione   del National Marine Fisheries Service, agenzia facente parte del National Oceanic and Atmospheric Administration  e che si occupa tra l’altro di elaborare strategie di gestione sostenibile delle risorse ittiche.

Se infatti per le Megattere il rischio d’estinzione sembra scongiurato, per molte altre specie di cetacei che incrociano le acque dell’arcipelago hawaiano la situazione rimane critica. Di alcune di queste specie, si conosce ancora poco in fatto di distribuzione e comportamento, ma gli avvistamenti sempre più rari, se non in caso di spiaggiamento o di cattura nelle reti, fa presagire una situazione critica.

Per questo fra i progetti del Pacific Whale Foundation c’è la campagna di studio della Pseudorca (Pseudorca crassidens), un odontoceto simile a un delfino, di cui si conosce ancora poco, ma che sempre meno si avvista nelle acque hawaiane: dal 1995 al 2011 sono stati fotografati solo 68 esemplari. Per questo i ricercatori stanno considerando la possibilità d’inserirlo nell’“Endangered Species Act” , la lista delle specie marine in via d’estinzione.

Un progetto analogo viene portato avanti per altre specie di cetacei che in comune hanno non solo la preferenza le acque di Maui, ma anche un difficile rapporto con le attività umane, dalla pesca al traffico marittimo. Si tratta del delfino naso a bottiglia (Tursiops truncatus), della Stenella maculata pantropicale (Stenella attenuata), dello Steno (Steno bredanensis), del Globicefalo di Gray (Globicephala macrorhyncus), del Peponocefalo (Peponocephala electra), e della Feresa (Feresa attenuata). Alcuni di questi cetacei sono così poco conosciuti che la raccolta di dati fotografici è fondamentale non solo per avere un’idea approssimativa del loro numero, ma anche per consentire ai ricercatori di riconoscerli e di studiarne il comportamento.

Lo studio di questi cetacei si fa ancora più urgente in considerazione del loro rapido declino e conoscere i siti maggiormente frequentati significa elaborare strategie di conservazione.

Una volta tanto il turismo può essere utile in questo senso: a bordo di imbarcazioni le spedizioni della Pacific Whale Foundation ospitano anche volontari e appassionati di whale watching che facendo foto agli esemplari avvistati contribuiscono ad arricchire il database. I dati fotografici vengono poi analizzati dai ricercatori e a questi si aggiungono informazioni ottenute mediante localizzazioni satellitari per monitorare gli spostamenti di cetacei dalle rotte migratorie spesso sconosciute.
Dunque, dalla caccia con l’arpione a quella con l’obiettivo fotografico, per recuperare la conoscenza di quegli animali prima che sia troppo tardi e dare loro, e a noi, un’altra possibilità.

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