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Il mondo perduto dei grandi marsupiali australiani: il Thylacoleo

L'Australia è la grande roccaforte dei marsupiali sviluppati in forme bizzarre, a volte simili ad animali a noi familiari, come nel caso del Thylacoleo

Scritto da Andrea Maraldi il 27.05.2014

L’Australia è la regione del pianeta più vicina al concetto di “mondo perduto” di cui a noi esseri umani piace tanto parlare in film e romanzi: rimasta tagliata fuori dal resto delle terre emerse poco dopo l’estinzione dei dinosauri, la vita in questa grande isola ha seguito percorsi evolutivi tutti suoi, che hanno visto varie specie di animali che nel resto del pianeta si sono estinte, o sviluppate in modo diverso, espandersi e prosperare: fra queste i più famosi sono certamente i mammiferi Marsupiali. Quasi del tutto sconfitti e condannati all’estinzione dalla competizione con i più adattabili mammiferi Placentati, l’Australia è la loro grande roccaforte e nel corso delle ere i Marsupiali australiani si sono sviluppati in forme a volte bizzarre, a volte sorprendentemente simili a quelle di animali a noi familiari. Oggi ad esempio parleremo del Thylacoleo, ossia un marsupiale predatore che presentava incredibili parallelismi con i grandi felini, quali il leone.

Il Thylacoleo fu l’ultimo ed il più grande di una famiglia di marsupiali carnivori imparentati con i canguri, esistita fino a poche decine di migliaia di anni fa: se ne conoscono diverse specie, di cui le più grandi erano effettivamente delle dimensioni dei grandi felini predatori a noi familiari. Malgrado il nome, il loro aspetto ricordava forse più quello delle iene o degli orsi: erano animali tozzi, dal muso corto e con lunghe zampe anteriori, quelle posteriori erano invece corte e muscolose.

La testa del Thylacoleo somigliava vagamente a quella di un felino; arrotondata e robusta, era dotata di potenti muscoli grazie a cui poteva certamente frantumare anche le ossa. Era dotato di denti affilati, ma la cosa curiosa era che le “zanne” in questi animali non erano i canini, come nei canidi e nei felidi, ma bensì gli incisivi: tutta la dentatura dell’animale comunque era strutturata per infliggere il massimo dei danni sulle carni di qualsiasi creature fosse così sfortunata da incrociare la strada del Thylacoleo.

thylacoleo

Le zampe anteriori erano curiosamente simili a quelle delle scimmie, o alle nostre, sia in termini di forma che di mobilità, ma erano ovviamente dotate di una muscolatura molto più massiccia, ed aiutavano parecchio questo predatore a ridurre all’impotenza le sue prede: le dita delle zampe erano in grado di muoversi più agilmente che negli altri mammiferi carnivori   ed il pollice non solo non si era atrofizzato, ma era molto mobile e dotato di un grande artiglio falciforme, utile sia per infliggere ulteriori danni alle prede che per arrampicarsi sui tronchi degli alberi.

Durante il regno del Thylacoleo l’Australia era molto diversa da come la conosciamo: il clima era più umido e permetteva la crescita di foreste e praterie, che a loro volta rendevano possibile l’esistenza di grandi marsupiali erbivori, alcuni dei quali delle dimensioni di un ippopotamo (!), i quali a loro volta erano naturalmente la riserva di cibo primaria del Thylacoleo e di altri predatori giganti, fra cui canguri carnivori e varani lunghi più del doppio del famigerato drago di Komodo.

Con il finire delle glaciazioni il clima australiano si fece però più secco, portando rapidamente alla desertificazione dell’entroterra, e alla scomparsa dei grandi animali da preda, e quindi dei loro predatori: questa è quasi universalmente ritenuta la ragione della scomparsa dei grandi marsupiali carnivori.

Un’ulteriore colpo di grazia potrebbe essere stato l’arrivo nel sub-continente australiano dei primi uomini, e con loro dei cani, poi rinselvatichiti ed evolutisi nei Dingo: intelligenti, adattabili ed in grado di riprodursi molto rapidamente, questi predatori avrebbero tolto agli ultimi leoni marsupiali il poco spazio rimasto all’apice della catena alimentare, condannandoli definitivamente all’oblio. Le ultime varietà di marsupiali predatori, notevolmente più piccole del Thylacoleo, saranno poi quasi completamente spazzate via dai colonizzatori europei in tempi molto più recenti.

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