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Nutrirsi di luce

Su Facebook un'amica ha inserito un video. Si trattava di due esperimenti sulle piante: in un caso la pianta veniva stimolata simulando l'arrivo di un insetto, lei reagiva chiudendo un po' le foglie.

Scritto da Maria Rosa Pantè il 28.04.2014

Su Facebook un’amica ha inserito un video. Si trattava di due esperimenti sulle piante: in un caso la pianta veniva stimolata simulando l’arrivo di un insetto, lei reagiva chiudendo un po’ le foglie. Le mettevano quindi nel terriccio dell’etere, lei pareva proprio addormentarsi e, quando la stimolavano di nuovo, non reagiva. Era appunto dormiente. Il secondo esperimento dimostrava attaverso il flusso elettrico che una pianta minacciata dal dolore reagisce come un nervo. Insomma si dovrebbe dedurre che prova dolore.

piante e dolore

Il mio primo pensiero davanti a questo video è stato: e ora che mangio? E il secondo: se amano Mozart non possono essere insensibili.
E già i miei due pensieri istintivi possono dirla lunga non solo sugli esseri umani, ma sulla natura tutta. Cosa mangio. Ecco, giacché io sono diventata vegeteriana, non per motivi di salute o perché non mi piacesse la carne, ma per compassione del dolore altrui, il dolore innocente degli animali, mi sono chiesta: ma se soffrono così pure le piante, dovrò mangiare solo i frutti caduti ai piedi degli alberi? Esiste il crudismo, si prendono in giro i fruttariani e forse dal punto di vista della salute ci sono obiezioni. Ma pare che, se non voglio far soffrire nessuno, devo dar ragione a loro. Immagino dunque che Newton se la sia poi mangiata la mela che l’ha aiutato (magari con intenzione) a comprendere la teoria della gravità.
Il secondo pensiero è quello che si accompagna, per fortuna, alla sopravvivenza. La lotta per la sopravvivenza è dura, è davvero all’ultimo respiro (non dico sangue per non discriminare alcune forme di vita), ci fa pensare che il creato sia davvero un luogo di sofferenza e violenza e prevaricazione proprio per come è costruito. Lo diceva bene Leopardi. Ma c’è una forma di empatia, di bellezza, di gratuità, che è nella grande arte e che in qualche modo aiuta a vivere e non solo a sopravvivere. Per gli uomini è questo, ma non è esclusivo degli uomini. Dante è solo umano e Mozart anche, ma l’arte è nulla se non c’è chi ne gode, chi l’ammira. Dunque tutto ciò che vive e respira è sensibile all’arte.
Come dire che siamo in guerra, sempre e comunque, ma ci sono le tregue di bellezza e amore.
Almeno così la penso io, in questo momento e in questo luogo, domani a dirvi il vero non so. Chissà come la vede chi eventualmente mi legge.

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