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Pacchetto clima energia: oggi presentazione libro bianco della Commissione Europea

Scritto da Micaela Conterio il 22.01.2014

Alla vigilia della presentazione del Libro Bianco della Commissione Europea su Clima ed Energia, in programma oggi 22 gennaio, il dibattito sulla questione è acceso.

Nei giorni scorsi, infatti, è emersa la “forte preoccupazione” di Giorgio Squinzi presidente di Confindustria, in contraddizione con il  totale accordo del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando sull’obiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di CO2.  Squinzi ha infatti indirizzato  una lettera al premier Enrico Letta: “Riteniamo  che la presa di posizione contenuta nella lettera congiunta inviata da alcuni ministri europei dell’Ambiente, tra i quali quello italiano, alla Commissione europea a sostegno di un ambizioso obiettivo vincolante di riduzioni di emissioni di gas serra del 40% a livello domestico, non possa rappresentare la posizione del governo italiano”. Questo perché, si legge tra le righe, l’obiettivo europeo di riduzione di emissione di gas serra del 40% a livello domestico entro il 2030 rappresenta una scelta irrealistica, che non deve penalizzare il sistema produttivo italiano, già danneggiato dagli impatti diretti e indiretti del Pacchetto 20-20-20. Squinzi, in chiusura, ricorda che “saranno ridiscusse alcune misure di protezione per i settori sottoposti all’Emissions Trading  Scheme che competono a livello globale e sono maggiormente esposti al rischio di delocalizzazione. Una revisione che in un momento di instabilità economica destabilizzerà gravemente gli investimenti già effettuati dalle imprese e aumenterà i costi complessivi di queste politiche. E tutto questo a fronte di un prezzo e costo dell’energia molto più elevato rispetto alle altre aree economiche del mondo”.

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Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha scritto una lunga dichiarazione pubblicata sul quotidiano on line Repubblica.it per spiegare le ragioni della sua firma della lettera alla Commissione europea, ”Per l’Italia la “direttiva 20/20/20″ sulle emissioni è stato lo stimolo decisivo per il cambiamento nell’ambito delle politiche energetiche” scrive Orlando e aggiunge: “E non possiamo per questo non  guardare con preoccupazione ad un cambio di strategia che abbandoni la crescita delle rinnovabili ed il risparmio energetico come presupposti essenziali per un percorso di decarbonizzazione delle nostre economie.”

Leggi “Siena Carbon Free: la città prima in Europa a raggiungere gli obiettivi della direttiva 20/20/20.

Diverse le reazioni suscitate dalla posizione di Confindustria. 

Dura la risposta di Greenpeace, Legambiente, Wwf e il  Coordinamento Free che, in un’altra lettera indirizzata a Enrico Letta, al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando e al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, riaffermano “pieno sostegno alla necessità di fissare obiettivi ambiziosi e vincolanti non solo sul taglio della CO2, ma anche sulle fonti di energia rinnovabile e sull’efficienza energetica. Proprio il pacchetto 20-20-20 ha infatti mostrato come quasi la metà della riduzione delle emissioni di CO2 in UE sia stata ottenuta proprio grazie allo sviluppo del settore delle fonti rinnovabili”.  Le associazioni ambientaliste e coordinamento FREE riterrebbero il target, in ogni caso,  troppo basso per consentire la piena decarbonizzazione entro il 2050 dell’UE e ottenere enormi benefici quali la riduzione delle spese per le importazioni di fossili, l’aumento di posti di lavoro e la riduzione dei danni alla salute. Ma non è la sola.

Anche La European Alliance to Save Energy, l’associazione europea di multinazionali nei 28 Stati Membri, 150.000 impiegati e un fatturato di oltre €70 miliardi, scrive al premier Letta criticando la posizione di Confindustria e invitando il governo italiano  a sostenere l’ambizioso pacchetto europeo per l’energia e il clima «Le imprese rappresentate da EU-ASE, tra cui  Philips e Siemens, hanno ritenuto doveroso reagire in tal modo per prendere le distanze da quanto dichiarato dal Presidente di Confindustria. Molte sono le attese per poter rilanciare l’economia europea attraverso questo pacchetto, ma la miopia di alcuni politici e rappresentanti di interessi, troppo legati alla ‘old economy’, rischia di bloccare il rilancio del modello europeo verso un’economia efficiente e sostenibile». La posizione di European Alliance to Save Energy è chiara: «è necessario fissare il target obbligatorio europeo al 40% perché il risparmio energetico è la leva più efficace per rafforzare la propria sicurezza energetica e la competitività dell’economia dell’intero continente». Dati alla mano (fonte IAE, International Energy Agency), infatti, l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili potrebbero abbattere i prezzi per l’energia elettrica del 15 % entro il 2035. 

La posizione di Confindustria dovrebbe scaturire dal rapporto annuale della Bloomberg New Energy Finance (Bnef) che giudica il 2013 un anno nero per gli investimenti globali nelle fonti rinnovabili e nelle tecnologie energetiche intelligenti (-12% rispetto al 2012, circa 254 miliardi di dollari) e rileva la performance italiana come la peggiore a livello mondiale: 4,1 miliardi di dollari, il 73% in meno rispetto ai 15,2 miliardi del 2012. A livello mondiale la maggiore contrazione degli investimenti si sono verificate in Cina (-3,8%), Usa (-8,4%), e soprattutto in Europa con un crollo del 41% (oltre all’Italia, -46,1% della Germania, -64,5% della Spagna e – 33,8% della Francia). Male anche Australia (-3,6%), Sudafrica (-14%) e Brasile (-52,1%). Le cause andrebbero rintracciate nella riduzione del costo degli impianti fotovoltaici e nell’impatto delle politiche per le energie rinnovabili sulla fiducia degli investitori. Questi dati, sono tra l’altro, supportati da quelli Anev, associazione nazionale energia del vento, secondo cui l’eolico negli ultimi 2 anni ha perso tra i 3 e i 4 mila posti lavoro a causa delle aste e delle norme retroattive di taglio del 22% degli incentivi. Il sistema delle aste avrebbe generato un crollo del 60% delle nuove installazioni (400 i MW aggiudicati nel 2013, contro i 1200 MW installati del 2012).

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