L’associazione Pro Natura ha denunciato ieri in un comunicato che la strage di fauna selvatica non sembra fermarsi al Parco d’Abruzzo. Sono stati infatti ritrovati, nel cuore del Parco, due lupi e diverse volpi probabilmente avvelenate con dei bocconi.
Oggi il Parco Nazionale d’Abruzzo, in un comunicato, e attraverso la voce del suo commisario Giuseppe Rossi, ha precisato i numeri di quella che l’Ente definisce una vera e propria strage. Infatti grazie all’intervento dei nuclei cinofili specializzati del Parco Nazionale del Gran Sasso sono stati rinvenuti 2 lupi, 10 volpi, 2 faine, ricci e talpe, tutti morti per avvelenamento. L’operazione però è stata salvifica perchè ha evitato ulteriori perdite grazie al rinvenimento di ben 28 bocconi avvelenati.
Il Commissario Giuseppe Rossi ha precisato che il Parco “sta svolgendo completamente il suo dovere non prescindendo da nessun compito. Piuttosto il Parco ha necessità urgente di essere coadiuvato dagli altri enti e istituzioni per combattere questa ed altre battaglie, anche se quella dell’orso marsicano, in gravissimo pericolo a causa di questi avvelenamenti, resta tale”.
“Oggi si è svolta una riunione con le associazioni ambientaliste”, ha spiegato il commissario Rossi, “in cui abbiamo spiegato loro cosa sta succedendo e come stiamo operando.” E ha continuato, “Da parte delle associazioni sono arrivate diverse proposte che vaglieremo e cercheremo, ove opportuno, di mettere in pratica. Abbiamo inoltre deciso di ripetere queste riunioni periodicamente per mantenerci aggiornati”.
L’area coinvolta è molto vasta ed è compresa fra Valle Cervara, Vallone Lampazzo e Fonte Puzza. Tutta l’area è stata perlustrata accuratamente dai Nuclei Cinofili Antiveleno del Corpo Forestale dello Stato e del CTA del Parco Nazionale del Gran Sasso, dal Personale di Sorveglianza del Parco e dal Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato del Parco d’Abruzzo.
“Risulta assolutamente importante e indispensabile l’impegno del Nucleo cinofilo che permette di scoprire bocconi avvelenati anche in zone precedentemente percorse dagli uomini del Parco e del Corpo Forestale”, ha spiegato il commissario. “E’ questa la grande novità nella collaborazione con il Corpo Forestale”. Ed è questo il nuovo protocollo al quale il commissario ha fatto riferimento recentemente. Non c’è un protocollo di intervento dettagliato in caso di ritrovamento di carcassa, ma il coordinamento fra CFS e sorveglianza del Parco è stato intensificato.
Ma ci sono possibilità di catturare i responsabili? Il commissario Rossi ritiene di sì. Sono nefasti i ricordi dei 18 mesi di indagini che a nulla portarono dopo l’avvelenamento dell’orso Bernardo e di altri due orsi nel 2007, ma il commmissario è fiducioso che oggi la situazione sia migliorata rispetto ad allora.
Riguardo all’autorità speciale per l’orso marsicano, alla quale Pro Natura si è detta contraria, il commissario ha precisato che un’autorità è già prevista nel PATOM e che a quella si può fare riferimento a patto che dal Ministero attivi la possibilità che ciò che è scritto nel PATOM abbia vincolo giuridico. “Ad esempio,” spiega Rossi,” se noi chiediamo di chiudere una strada, ma il sindaco si rifiuta di fare l’ordinanza comunale, come possiamo trovare una soluzione senza un vincolo giuridico?”.
“Dunque il Parco,” ha concluso il commissario, “non si tira indietro di fronte ai problemi, anzi li affronta con impegno e non nasconde nulla all’opinione pubblica, ma chiede la collaborazione di tutte le istituzioni”.
Indubbiamente bisogna fare qualcosa non basta il controllo da parte della polizia forestale ma anche da parte del cittadino che ama il suo territorio deve salvaguardare e controllare… assolutamente bisogna sapere chi potrebbe avere volontà di fare cose del genere… non bisogna assolutamente demordere..tutti a cominciare dai sindaci delle varie amministrazione avere una attenzione costante… controlli e appostamenti… anche il volontariato doverosamente preparato…