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Rinnovabili in Arabia Saudita: 30% entro il 2032

L'Arabia Saudita lancia il più grande progetto di monitoraggio per le rinnovabili mai ideato finora. Per farlo si avvale della competenza statunitense. L'obiettivo è produrre 50 Gigawatt di energia entro il 2032

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 15.05.2013

L’Arabia Saudita si prepara alle rinnovabili e lo fa grazie ad una collaborazione stretta con gli Stati Uniti, più precisamente con il NREL, Department of National Renewable Energy Laboratory.

L’obiettivo è installare più eolico e fotovoltaico nei prossimi 20 anni di quello che sia stato fatto finora in tutto il mondo.

concentrazione solare

Per il momento si tratta di capire quali sono le zone più produttive: per fare questo è necessaria un’operazione di formazione del personale e installazione di centrali di monitoraggio.

I seminari di formazione sono già iniziati e gli ingegneri statunitensi stanno insegnando il know-how a quelli sauditi. Le stazioni di monitoraggio previste saranno 50 e capire dove piazzarle e come effettuare misurazioni precise è di fondamentale importanza: ogni errore può infatti incidere sul guadagno finale.

E’ una parte fondamentale del piano dell’Arabia Saudita quello di spendere miliardi di dollari nei prossimi due decenni per installare più di 50 gigawatt di energia rinnovabile nel paese e soddisfare almeno il 30% del suo fabbisogno di energia elettrica con l’energia solare entro il 2032.

L’obiettivo generale è quello di raddoppiare la capacità di energia elettrica entro il 2030 e di avere la metà di questa energia che proviene da fonti rinnovabili come l’energia eolica, il solare e la geotermica.

Ma perché una nazione che ha enormi riserve di petrolio vuole diventare un leader nelle energie rinnovabili?

“L’Arabia Saudita è decisa a diversificare le sue fonti di energia e ridurre la sua dipendenza dagli idrocarburi”, ha detto Wail Bamhair, il project manager per la squadra saudita collabora con NREL. “L’energia rinnovabile non è solo un’opzione, ma è assolutamente necessaria. Abbiamo i mezzi per costruire l’energia rinnovabile, e dobbiamo farlo”.

Siccome in Arabia Saudita mancano carbone e gas naturale, si utilizza una quantità enorme di energia per desalinizzare l’acqua per portare l’elettricità in case e aziende. L’elettricità è caratterizzata da una forte domanda durante l’estate, quando le temperature sono altissime e i condizionatori lavorano al massimo.

Gli economisti hanno suggerito che la produzione di energia elettrica dalle rinnovabili possa liberare petrolio per l’esportazione.
Ma il clima dell’Arabia Saudita non è del tutto adatto: ci sono tempeste di sabbia e anche nevicate sporadiche.

“Stiamo lavorando a stretto contatto con gli esperti NREL e Battelle che hanno menti straordinarie”, ha detto Bamhair. “Siamo qui per vedere, imparare, e trasferire la conoscenza.”

Quarant’anni fa, l’Arabia Saudita aveva una popolazione di circa 5 milioni di persone per lo più nomadi. Ora è la patria di 27,5 milioni di persone, e la maggior parte vive in città, tra Riyadh, Jeddah e Dammam.

L’Arabia Saudita ha creato una nuova organizzazione che riunisce ricercatori e impianti di produzione per incentivare le energie rinnovabili. Si chiama King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy, o KACARE.

L’accordo con gli statunitensi prevede che tutte le innovazioni tecnologiche che scaturiranno da questa collaborazione potranno essere riutilizzate negli Stati Uniti.

L’Arabia Saudita e NREL hanno già collaborato nel 1990, per il lancio della Città della Scienza e della Tecnologia Re Abdulaziz che è stata fondata nel 1977.

“L’Arabia Saudita sta usando la nostra competenza per la climatologia, la geografia, e la densità di popolazione per prendere le migliori decisioni su dove mettere le stazioni di monitoraggio e gli impianti di energia solare”, ha detto il Senior Engineer della NREL Stephen Wilcox.

“Volevano fare in fretta, perché hanno bisogno di dimostrare alle parti interessate e ai potenziali investitori la capacità del regno per le energie rinnovabili”, ha detto Stoffel. Le misurazioni del NREL “aiuteranno a decidere dove mettere un impianto centralizzato di potenza fotovoltaica, o una centrale solare a concentrazione di una certa dimensione”, ha aggiunto.

“E ‘importante che sappiano esattamente com’è la risorsa solare in modo che gli stakeholder finanziari possano sapere esattamente che tipo di ritorno aspettarsi”, ha detto Wilcox. “Quanto più sono incerte le misurazioni, tanta più incertezza ci sarà nelle analisi. Si possono guadagnare 100 milioni o perdere 100 milioni di dollari in base a come vengono fatte le misure.”

“Stiamo cercando di mettere insieme la migliore rete di misura del mondo”, ha detto Wilcox. Le stazioni saranno di tre tipi per avere il quadro più completo possibile. La mappatura delle risorse aiuterà i funzionari a decidere dove mettere le grandi stazioni e dove distribuire le più piccole.

Il fatto che il re saudita possa ordinare un grande progetto a livello nazionale ha i suoi vantaggi e gli Stati Uniti a loro volta, potranno apprendere da questa esperienza.

Bahmair ha dichiarato: “Il nostro sogno è quello di spostare l’Arabia Saudita fra le prime nazioni in termini di produzione di energia sostenibile.”

“Questo è il momento giusto”, ha aggiunto Bamhair. “E NREL è la struttura giusta per aiutarci ad andare avanti”

I sauditi vogliono sviluppare potentemente anche il solare a concentrazione (CSP) che potrebbe essere utile per portare l’energia solare nelle case quando è più necessario, cioè nelle ore di buio. Ma per fare questo le misurazioni del monitoraggio saranno fondamentali e fondamentale sarà la loro precisione, anche pèrchè 25 dei 41 gigawatt di energia solare previsti dovrebbere provenire da CSP.

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