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Una collaborazione internazionale per il futuro dell’orso bruno sulle Alpi

Nell'ambito del progetto Life Arctos un incontro tra le parti in causa per il futuro dell’orso

Scritto da Stefania Lo Bianco il 05.04.2013

L’8 marzo scorso si è tenuto a Verona un workshop internazionale tra i membri di diverse organizzazioni impegnate nella conservazione e gestione dell’Orso bruno. Tra i partecipanti, rappresentanti – sia italiani che stranieri – di diverse realtà: sono intervenuti esponenti del WWF Italia e del Research Institute for Wildlife Ecology di Vienna, dei Parchi d’Abruzzo, Lazio e Molise e Adamello Brenta, del Canton Ticino, di organizzazioni governative come le Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, le Province autonome di Bolzano e Trento, il Ministero della Salute e dell’Ambiente e l’ISPRA, nonché il Corpo forestale dello stato (CFS) che ha ospitato il workshop. 

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Un gran numero di esperti riuniti nell’ambito del progetto Life Arctos per aggiornarsi sullo stato dei lavori, mettere a confronto idee e proposte e prendere decisioni per la salvaguardia dell’orso e per una sua pacifica convivenza con l’uomo. In particolare, ci si è concentrati su quella porzione di territorio alpino non interessata dal progetto Life, ma con cui sarebbe proficuo instaurare una collaborazione, partendo dalla condivisione degli strumenti gestionali.

Vista la presenza di soggetti esterni al progetto Life, l’inizio del workshop è stato dedicato alla presentazione del progetto stesso e ai risultati finora raggiunti. A questi soggetti, poi, è stato chiesto di riportare i dati sulla presenza di orsi nel loro territorio di indagine e sulle politiche d’azione. 

  • È emerso che la Provincia di Bolzano, in un arco temporale di circa 6 anni, è stata interessata dalla presenza di 14 orsi, il cui monitoraggio è stato possibile grazie ad un campionamento sistematico. Nonostante il numero e l’entità dei danni non siano stati ingenti nel periodo considerato, i comparti agricolo e rurale mostrano contrarietà all’idea di una presenza stabile di orsi sul territorio. 
  • La testimonianza austriaca ha rilevato come la sopravvivenza ursina oltralpe sia a rischio: fallito l’intervento di reintroduzione, nell’ultimo decennio si sono stimati 12 individui, relativamente isolati a causa della barriera costituita dai Carpazi ad oriente. Inoltre, l’Austria è carente di una legislazione nazionale in materia di gestione dell’orso, poiché la gestione vera e propria è delegata alle singole regioni; queste, però, se ne occupano esclusivamente nei casi ritenuti problematici, tralasciando completamente altri aspetti come, ad esempio, quello della comunicazione. 
  • La situazione in Canton Ticino è differente, in quanto ivi non è stata attestata la presenza dell’orso. Tuttavia, dal momento che sul territorio gravitano sia lupi che linci, si è dato il via alla creazione di un piano di gestione per i grandi carnivori, sul modello di quello lombardo. I primi sondaggi di opinione effettuati mostrano un atteggiamento favorevole delle popolazioni dei centri abitati alla presenza dell’orso, che diventa sfavorevole man mano che ci si inoltra nelle aree rurali. 
  • Su buona parte del territorio veneto sono stati rilevati, negli ultimi anni, diversi passaggi di orsi provenienti sia dal Trentino che dalla Slovenia; a differenza che in precedenza, dunque, quando le tracce si attestavano solo nella provincia di Belluno. Poiché non si tratta di una presenza stabile nella regione, al momento si è ancora in fase di valutazione delle strategie più adatte.

Ultimata la fase degli interventi, si è dato spazio alle azioni pratiche in programma. Posti il contesto internazionale del workshop e lo spiacevole esito della vicenda dell’orso M13, si è pensato di dedicare parte del meeting all’azione C4 del Progetto Life “Istituzione di gruppi di intervento rapido per la gestione degli orsi problematici”, di cui è responsabile il CFS. Nell’ambito di quest’azione, sono state organizzate un totale di 9 squadre di emergenza, che dovranno dissuadere gli orsi confidenti dal frequentare i centri abitati, individuare possibili risorse alimentari in vicinanza delle abitazioni e rimuoverle e infine catturare quegli orsi individuati come problematici.

Dalla Regione Lombardia è arrivato un nuovo strumento di mappatura della presenza dell’orso – GEORSO -, un sistema di georeferenziazione che permette di visualizzare la presenza della specie in tempo reale, in base a diversi indici di presenza (avvistamenti, predazioni…). Il programma, tuttavia, ha suscitato qualche perplessità per l’esperienza trentina pregressa di un simile progetto che col tempo non ha dato i risultati sperati.

Il workshop si è concluso con una tavola rotonda volta, da un lato, allo scambio di opinioni e idee sulle strategie in atto e su quelle ancora da realizzare e, dall’altro, alla creazione di una rete di referenti per l’intero arco alpino. Questi referenti, di cui una parte è già stata individuata nell’ambito del PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro-orientali) del 2008, non devono essere singoli individui, quanto piuttosto istituzioni che favoriscano la collaborazione tra le organizzazioni e le nazioni coinvolte.

La formalizzazione del gruppo di referenti sarà argomento del prossimo workshop internazionale, la cui data ancora non è nota. 

 

 

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