Viaggiare per muoversi, ma anche viaggiare per restare. L’occasione per godere di splendidi panorami, del mare, della quiete della montagna, o anche semplicemente di prendere parte alla vita di un borgo o dell’alta collina per qualche giorno è un desiderio che si può realizzare. Diventa ancora più piacevole quando chi decide di partire per restare nel luogo di elezione, lo fa considerando la tipicità dei luoghi, si affida a strutture ricettive sostenibili, realizzate nel rispetto di chi in quei posti ci vive.
Ecco allora comparire nomi come trullo, masseria, casa walser, dammuso e altri. L’Italia è costellata da edifici storici, vecchie dimore, case d’epoca, cascine, casali e luoghi tipici del territorio, resi abitablili, restaurati, rinnovati per farvi punti di accoglienza per il viandante. Conosciamoli dunque da vicino.
La masseria. Il termine “masseria” indica una fattoria spesso fortificata molto diffusa in Piglia, in Campania (Irpinia), in Basilicata, in Calabria e Sicilia. Molti anni fa, già dal XVIII secolo, le masserie erano delle grandi aziende agricole abitate, spesso, anche dai proprietari terrieri e latifondisti, soprattutto aventi gli alloggi dei contadini, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. Oggi sono state per lo più sistemate e adibite ad agriturismi e bed&breakfast. Trascorrere una vancanza in masseria significa godere della natura, del luogo, dei prodotti e della vita comunitaria che questi luoghi possono offrire.
Il Trullo. Il nome deriva dalla parola greca trullos che significa cupola. Con i trulli ci troviamo in Puglia, in particolare nell’Altosalento, nella Valle d’Itria (con Alberobello patrimonio dell’Unesco), nella Murgia, già a partire dal XVII secolo. Si tratta in pratica di una modesta casa costruita dai contadini grazie all’uso dell’abbondante pietra calcarea. Un tempo, il contadino sceglieva il posto dove costruire il trullo, in genere nella parte più rocciosa meno adatta alle coltivazioni; la pietra era posata a secco (senza utilizzo di malta), l’una sull’altra e si elevavano in cerchi concentrici che man mano si restringevano fino a chiudere la volta conica. Diverse forme di pinnacoli chiudono il vertice del trullo: croci, stelle, sfere e altri simboli dal significato cristiano o scaramantico. Per la pavimentazione del trullo si utilizzavano lastre sottili di pietra calcarea, le chianche. Il trullo dà la possibilità di godere di splendidi paesaggi, fare lunghe passeggiate tra muretti, sentieri e ulivi, godere del mare, ma anche della vita agreste che la Puglia può offrire.
La casa Walser. Anche in montagna esistono dimore tipiche in cui rilassarsi e dimenticarsi dei giorni che passano. Tra le più antiche vi sono le dimore dei Walser, un popolo di origine germanica, che già a partire dal XII e il XIII secolo, proveniente dall’Alto Vallese, si è poi insediato a sud del Monte Rosa (Alagna, Riva, Rima, Carcoforo, Rimasco e Rimella), in Val Sesia. La casa Walser ha uno stile tutto particolare. Anzitutto è costruita in pietra, fino al tetto, realizzato con tegole di ardesia, caratteristica pietra delle Alpi Occidentali. Inoltre è divisa in due parti: fondamenta con piano terreno, un tempo adibito a deposito o stalla, e primo piano in legno, adibito ad abitazione vera e propria. A fianco della cucina si trova sempre il soggiorno (dan Piellje), il fulcro della casa, la stanza più calda, posizionata al di sopra della stalla e rivestita di tavole di abete o di pino cembro, e riscaldata con una stufa, o un fornetto, in pietra ollare. I soppalchi di legno che corrono intorno alla casa erano un tempo utilizzati per essiccare i prodotti agricoli. Il sistema costruttivo detto Blockbau ne fa uno degli elementi più caratteristici e consiste nell’uso di tronchi squadrati e assemblati con incastri angolari. Soggiornare in una vecchia casa Walser significa voler vivere la montagna con tutto il rispetto che merita, imparandone a fondo anche gli aspetti meno comodi e addentrandosi, naturalmente, nella tradizione.
Il dammuso. Con il termine dammuso siamo in Sicilia e, in questo caso, due sono le strutture tipiche: la casa storica dei Monti Iblei, costituita da una grotta naturale ampliata nei secoli, e la casa tradizionale dell’isola di Pantelleria. Le antiche popolazioni sicule si erano stabilite nel territorio ibleo già nell’VIII secolo a.C. scavando nuove grotte accanto a quelle naturali. Durante i secoli tali grotte sono state adibite dapprima a tombe, e poi di nuovo ad abitazioni, ampliate con costruzioni in legno e murature a secco durante la dominazione araba. Di dammusi se ne trovano nella zona di Palazzolo Acreide, Buscemi, Buccheri, Ferla , Modica e Cassaro. Il tipico dammuso dell’isola di Pantelleria è invece di origini incerte ma remote. Gli esemplari più semplici sono costruzioni in pietra lavica locale, murata a secco. La pianta è generalmente quadrangolare, sormontata da una copertura a cupola o a botte, imbiancata a calce e usata per la raccolta dell’acqua piovana. Scegliere di soggiornare in un antico dammuso significa assaporare il gusto della libertà, del sole, del mare e del ritmo di vita della Sicilia più antica, di pescatori che vi chiamano la mattina per portarvi direttamente in casa il pesce appena pescato e le mozzarelle fresche.
Fienili, casali e antichi frantoi in Liguria. Di antichi frantoi ce ne sono molti in tutta la penisola. Dal lago di Garda, alla Puglia, Abruzzo fino su in Liguria. Sono state dimore di lavoro importantissime, sin dal XVIII secolo, e in molti casi lo sono tutt’ora. Spesso adibiti ad agriturismo, b&b, affittacamente, gli antichi frantoi offrono al turista una reale immersione nel territorio locale, nella natura e coltura più tipica, quella delle olive. Ci si diverte tra i tipici camminamenti in pietra che portano ada un borgo all’altro, come è il caso di Ripalta, collegato al comune di Dolcedo, passeggiando tra torrazzamenti, aloe, rosmarino e oleandri in fiore.
Vecchi mulini, come quelli ad acqua di Valeggio, a Borghetto sul Mincio o a Campone, in Friuli, del XVII secolo. Ormai rarissimi, ma spesso costruiti in luoghi incantati, qualcuno solo visitabile, in altri vi si può anche soggiornare o pranzare, sono i vecchi mulini. Tra il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia, ovunque vi siano canali e corsi d’acqua, un tempo c’era un mulino. L’arte della molitura si configura come uno dei momenti più importanti e significativi della civiltà occidentale, soprattutto in Italia, paese che ha da sempre consumato grandi quantità di cereali e di granaglie. Chi sceglie di passare qualche giorno in un vecchio mulino ama lasciarsi cullare dalla cadenza dell’acqua e farsi trasportare da note romantiche di borghi antichi.
Il faro. Costruiti come punto di riferimento per la navigazione marittima sin dai tempi più antichi, i fari sono pensati per i sognatori: spesso si trovano in luoghi isolati, lontano dai centri abitati, per cui bisogna portare con sé i viveri necessari al soggiorno. Non sempre in queste strutture c’è l’acqua potabile, a volte è contenuta in cisterne. Negli ultimi decenni alcuni fari caduti in disuso, sono stati messi in vendita dal Demanio dello Stato, acquistati da privati, sono diventati moderni punti di turismo. In Sardegna, a Capospartivento, vi è l’unico faro trasformato in hotel.
La torre medievale. Si tratta di un singolare struttura e abitazione che un tempo, in epoca medievale appunto, aveva il compito di controllare la vie circostanti e il territorio. Le torri in città venivano innalzate per dimostrare la potenza di una famiglia. Trasformate in punti di accoglienza, ristoranti, luoghi di soggiorno, le torri delle colline sono quelle che permettono di godere di bei paesaggi, spesso situate tra boschi e valli, recuperate da aziende agricole del territorio. Vi sono torri nel Lazio in Alta Sabina, vicino al Monte Terminillo, ma anche nell’area di Perugia, in particolare a Bevagna, paese che rientra tra i borghi più belli d’Italia.