Quando ho scritto a delle amiche che nel dramma terremoto mi dispiaceva anche per i maiali – ci sono infatti foto dei maiali, numerosi, senza vita – mi hanno risposto che insomma loro si preoccupavano degli uomini.
Non credo in loro ci sia fastidio verso di me, verso queste mie esternazioni perché siamo amiche, ma certo mi chiedo perché io sento questo dolore degli animali e loro (come tantissimi altri) non lo sentono.
Vedere cani maltrattati, o gatti abbandonati, o mucche e maiali da allevamento, o scimmie e topi usati per la vivisezione secondo me turba tutti. Poi qualcuno si turba e va oltre, qualcun altro si turba e dice che è un male necessario (la vivisezione), altri ancora dicono sì, ma i bambini che muoiono di fame?
Io invece non dico niente e penso anche poco: io sto male e basta. Quando la mia gatta se n’è andata in seguito a una brutta malattia, dopo oltre 13 anni di vita insieme, ho sofferto come per un parente, un amico, come per un altro essere umano
Sicché non posso dire che gli animali sono meglio degli uomini, siamo tutti esseri viventi. Lo dice in modo stupefacente in un suo racconto Clarice Lispector. Si parla di una gallina che viene inseguita per essere cucinata. Mentre la inseguono i personaggi umani capiscono, intuiscono, hanno l’illuminazione: la gallina è un essere. Così finisce la caccia.
La gallina è un essere, i maiali negli allevamenti (vita terribile per produrre i nostri prosciutti) sono esseri, chi può distinguere la loro essenza di esseri dagli uomini?
Io non ci riesco e rispetto agli uomini adulti, che dovrebbero avere piena consapevolezza, io ho più tenerezza per gli animali, come per i bambini o gli anziani dementi, per la loro innocenza, per quell’inconsapevolezza che li rende più fragili, più vulnerabili, senza pelle. Gli esseri umani con la consapevolezza acquisiscono ai miei occhi meraviglie grandi, ma anche grandi colpe. Io sono – per ora – tra questi, posso fare meraviglie e compiere turpitudini, ma sento in me ogni essere, uguale agli altri esseri. Non so se gioirne o preoccuparmi.
Intanto ecco la testimonianza di un allevatore, che mi conforta.
«Il danno economico, certo, è forte: le vacche fanno poco latte per lo stress. E quel poco non può essere lavorato perché i caseifici sono inagibili. Ma c’è anche il dispiacere per la loro sofferenza. Hanno la loro sensibilità: io le capisco perché per me è come parlare a un cane fedele».
Spiazza la poesia delle parole di Omero Stefanini, 65 anni, una vita trascorsa alzandosi alle 3 del mattino, «alle 6 passa già il camion per la raccolta del latte», che oggi si trova a fare i conti con 120 vacche razza frisona italiana ancora scioccate dal terremoto.
(Dalla Stampa del 2 giugno).
Non sto a dare link per gli aiuti perché il WEB per fortuna ne è pieno.
impariamo a leggere negli occhi degli animali… scopriremo un’anima pura e delicata che noi umani a volte inzozziamo con nostre follie !
…e allora diciamolo: go Vegan!!!
Fatelo per i diritti degli animali, per acquisire un migliore stato di salute, o persino per ridurre il vostro impatto sull’ambiente planetario:
http://perladieta.blogspot.com/2012/03/lalimentazione-vegana.html
Mi piace la “similitudine” fra gli animali e i bambini… io la faccio sempre perché secondo me sono degli essere indifesi che vanno protetti dalla cattiveria umana.
Più si parla delle sofferenze degli animali e meglio è per tutti, senza falsi pudori.
Concordo con lo scritto di Maria Rosa anche se agli occhi di qualcuno potremmo sembrare patetici e puerili. Invece è una questione di sensibilità, umanità, civiltà. Pensiamo che già migliaia di anni fa Buddha affermava che ” è più importante impedire a una bestia di soffrire, piuttosto che stare seduti a contemplare i mali dell’universo pregando in compagnia dei sacerdoti ” … Riflettiamo, riflettiamo.