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Che panico!

Scritto da Maria Rosa Pantè il 06.08.2012

Ho letto, in un articolo scientifico, che gli attacchi di panico potrebbero essere correlati a informazioni errate che vengono dalla vista e vanno a una zona del cervello che, di fronte a stimoli errati, reagirebbe con la risposta della paura estrema e della fuga.

Io soffro di attacchi di panico, cioè soffrivo, da qualche tempo, grazie alla psicoterapia e a un cambiamento professionale nella mia vita, sto meglio, ho compensato questo problema.

Ricordo qui, perché non posso fare a meno di pensarci, che la spending review, condannandomi a un nuovo cambio di status professionale (da docente a segretaria), senza tener conto del mio stato di salute, cosa che accade per la prima volta in Italia e va contro la Costituzione, sarà probabilmente responsabile di un mio peggioramento sul piano dello stress e dunque causa di una ricaduta nel panico. Sicché la notizia scientifica ahimè dovrebbe interessarmi.

Invece la cosa che più mi ha colpito è che gli scienziati sono arrivati a questa conclusione grazie alla sperimentazione sulle scimmie.

Ora ho in mente visioni terribili di scimmie con elettrodi applicati direttamente sul cervello e dunque con la calotta cranica aperta.

Ho questa visione perché ci sono fotografie che documentano che questo avviene.

Può darsi che questo esperimento sia avvenuto in modo meno terribile e mortale e doloroso, ma certo queste scimmie sono state private della loro libertà, della loro esistenza, della loro stessa natura per essere esaminate in un laboratorio.

Magari non avranno inflitto loro troppi dolori fisici (ma ne dubito), ma privazioni sì.

Forse perché sono così empatica e fragile di natura, in questo periodo in modo particolare, non posso tollerare che esseri viventi vengano maltrattati così. Non posso immaginare che una cura per il mio panico venga da tanto dolore, da tanta sofferenza. Datemi dell’oscurantista, ma che mi serve curare le mie patologie se vivrò con questo senso di colpa nell’animo? Certo qualcuno mi dirà: allora smetti di prendere medicine. Ancora non l’ho fatto, ma almeno non mangio più carne e sto meglio. Se siamo soma e psiche, se la notizia che mi declasseranno sul lavoro sta già logorando il mio fisico, il fatto di sentirmi più in pace con me stessa e meno colpevole dell’eccidio degli animali, fratelli animali, mi aiuta a essere più serena e più sana.

Mi illudo? Chissà. In ogni caso sono un’oscurantista, un’inguaribile sentimentale e sono contro la vivisezione. Non servono scimmie scotennate per aiutarmi nel panico, basterebbe una vita meno convulsa e magari un governo che non colpisca solo chi è malato, dando nel contempo ragione alle lobby dei potenti.

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