Vedendo su facebook alcune immagini di animali sottoposti a vivisezione, ho pensato a tutte le cose che in genere si dicono per giustificare questo abominio. (Includo nella vivisezione gli allevamenti intensivi, i macelli).
Non parlo delle ridicole giustificazioni scientifiche, come se un ratto possa reagire alle medicine come reagisco io, perché se allora diciamo “ma guarda che il ratto ha un DNA quasi uguale al tuo” allora, se diciamo questo, il crimine dell’uomo contro gli animali è ancora più tremendo.
Non parlo di questo, ma penso a qualcosa che anch’io ho creduto e, talvolta in momenti di debolezza, continuo a credere cioè che è pur vero che l’uomo uccide, tortura, annienta, ma ha scritto musica come quella di Monteverdi, ma ha scritto poesia come quella di Dante, ma ha avuto parole di profondità e bellezza come quelle di Simone Weil… ma ha avuto pensieri grandi come quelli dei filosofi e l’astrattezza pura del pensiero matematico.
Ecco, l’uomo ha prodotto arte e pensiero e, alla fin fine, mi pareva che in nome di questo forse si potesse accettare una qualche supremazia umana, una qualche idea di un essere umano vertice del creato. Un essere umano che ha addirittura creato Dio, perché il male innocente è plausibile solo se l’uomo si è creato un dio, non viceversa.
Se si crede in un Dio creatore del mondo e di chissà quanti e quali mondi, allora l’uomo è uno in tutto, verso questa idea di uguaglianza assoluta fra l’uomo e gli animali e la Terra va anche l’ecoteologia.
E dunque, vedendo l’immagine di una scimmia che a bocca spalancata, urla di dolore, legata come un Cristo in croce e senza colpa alcuna, ancora più pura di Cristo o come lui, ho pensato: “no, nessuna bellezza creata dall’umanità, nessuna nota, nessuna parola, nessun quadro valgono tanta sofferenza”.
La sofferenza dei bambini, dei cuccioli, tutti i cuccioli, la sofferenza che un essere provoca a un altro essere. La sofferenza degli alberi bruciati. No, nessuna poesia vale tanta sofferenza.
E mi costa dirlo, e spero che altra bellezza, altra armonia sia possibile, perché alla fin fin spesso chi ha creato la bellezza è stato un essere umano pacifico, mite, gentile; non sempre, ma spesso.
Avevo intenzione di scrivere un pezzo sulle api, la loro morte, la loro fine ad opera dell’uomo. Delle api ha scritto uno spirito mite, che le ha trasfigurate in poesia: Virgilio.
Avevo iniziato per le api e con loro concludo.
Vi esorto a visitare questo link http://salviamoleapi.org/ e a firmare per salvare le api. Non solo perché la loro fine sarebbe la fine dell’umanità, ma perché le api sono come noi, sorelle, materia della nostra stessa materia e bisogna salvarle di per sé.
Virgilio e le api: libro IV Georgiche.