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I libri fanno male!

Scritto da Michele Donà il 26.07.2011

In Italia siamo al penultimo posto nella classifica europea dei “lettori”: solo 4 italiani su 10 hanno dichiarato di aver letto, per motivi diversi dallo studio o dall’attività lavorativa, almeno un libro nel 2010.
Il 18.9% degli italiani ha letto fino a 3 libri, il 9.6% ne ha letti da 4 a 6, il 6% da 7 a 12 e solo il 5.6% ha letto almeno un libro al mese.
Addirittura il 9.6% delle famiglie afferma di non possedere alcun libro in casa (fonte ISTAT).

In questo contesto culturalmente desolante bisognerebbe correre ai ripari…

Da lettore compulsivo quale sono, da anni cerco di difendermi dall’inesorabile aumento dei prezzi, 25€ per un libro (anche se rilegato) li ritengo francamente eccessivi, per questo cerco di approfittare di tutte le possibilità date dal libero mercato di spuntare un prezzo più basso.
Ho progressivamente abbandonato le librerie tradizionali, anche perchè il Libraio (la maiuscola è intenzionale) con cui parlare di libri, confrontare le opinioni e da cui farsi consigliare, è ormai scomparso da tempo. Le mie fonti di approvvigionamento sono ormai gli ipermercati, le varie catene quali Mondadori o Feltrinelli e i negozi on-line in cui quasi sempre si trovano libri a prezzi fortemente scontati.

Dal primo settembre non sarà più così: il parlamento ha recentemente approvato una modifica alla normativa sull’editoria che fissa il limite del 15% agli sconti sul prezzo di copertina, limite che può essere alzato al 25% se la promozione è dell’editore stesso, purchè la promozione non avvenga nel mese di dicembre (a Natale non regalate libri, mi raccomando…)
L’operazione è evidentemente volta a contrastare i rivenditori on-line che spesso consentono all’acquirente di spuntare sconti anche superiori al 50%.

Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori, nel commentare questa normativa afferma che la ratio di questa norma è quella di tutelare le piccole librerie che sono “una risorsa fondamentale per la diffusione della cultura nel nostro paese anche in un periodo di grande sofferenza economica”.
A mio modesto parere, in un momento di “grande sofferenza economica”, la cultura non viene tutelata creando dei cartelli che limitano la concorrenza e impediscono al consumatore di usufruire delle possibilità offerte dal libero mercato.
Non sono nè un giurista, nè un economista, ma credo che questo violi palesemente le direttive europee sulla concorrenza; come se non bastasse, la manovra correttiva alla legge finanziaria prevede la progressiva eliminazione delle aliquote IVA del 4 e del 10%, pertanto probabilmente anche l’IVA sui libri passerà ben presto al 20% con conseguente aumento del prezzo finale.

Questa presunta “tutela” della piccola e media editoria va totalmente a discapito dell’acquirente finale, ovvero il lettore, se ora siamo al penultimo posto tra i “lettori” europei, a breve ci troveremo all’ultimo.

Mi raccomando, non leggete: i libri fanno male.

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  • Pierluigi scrive:

    Mah.. che dire, l’articolo 41 della Costituzione dice che “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
    La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”
    In questa legge di fini sociali ne vedo davvero pochi.
    Essendo Amazon una società con sede in Lussemburgo, sarà comunque soggetta ad essa?
    PS. IBS fa il 75% di sconto fino al 31 agosto su 150000 titoli, forse conviene fare scorta.

  • Patrizia scrive:

    Io da anni acquisto libri d’arte che per me sarebbero troppo costosi a prezzo pieno (intorno ai 100€ l’uno). Posso farlo solo perché nella libreria in cui vado si trovano scontati anche oltre il 50%, se da settembre lo sconto massimo possibile sarà del 15% semplicemente dovrò smettere di comprarli. Non credo che una legge simile aiuti le piccole librerie, anzi…

  • Lina scrive:

    @Adolfo
    il Suo discorso non sta in piedi, non è affatto vero che i negozi online si concentrino sui best-seller e la bibliodiversità non ne è affatto danneggiata, anzi è forse vero il contrario. La invito a indicarmi una libreria “fisica” con la disponibilità di catalogo di Amazon o simili.
    Un semplice esempio, recentemente cercavo un libro, mi sono recata in cinque librerie della mia città (anche di grandi catene) e nessuna lo aveva in negozio; l’ho ordinato in tre di esse e dopo due mesi non era ancora arrivato, trovato su Amazon con uno sconto del 30% rispetto al prezzo più basso delle librerie, l’ho ricevuto a casa in 4 giorni.

    Queste nuove regole danneggiano inoltre tutte le piccole librerie che vivono con i “resi” ovvero i libri invenduti restituiti all’editore, riacquistati e rivenduti a prezzi fortemente scontati.

    Sono convinta che l’unico davvero penalizzato da queste leggi sia solo il consumatore.

    Quando parla di margini di guadagno dell’editoria, di che livello parla? Dell’editore o del rivenditore? Ci può presentare qualche dato?

  • Pietro scrive:

    @Alfonso, la concorrenza ben regolata non ha mai ucciso i mercati in cui essa vige, piuttosto la mentalità proteziionista ha fatto solo guai. Poi visto che in italia abbiamo il caro presidente del consiglio che possiede il più grande editore di libri e una delle maggiori distribuzioni (se non la maggiore), avrei qualche dubbio sui reali intenti di questa legge… Io per mia fortuna leggo in inglese e quindi compro su amazon.co.uk (che consiglio), dove spesso compro da piccoli librai partner e anche spesso di seconda mano a poche sterline (la biodiversità è molto più alta le assicuro). Essì, poveri piccoli librai inglesi… Per fortuna che a quelli italiani ci pensa la mondadori…

  • Adolfo scrive:

    Non è esattamente così: la legge tende a contrastare sopratutto i grandi negozi online internazionali (amazon) che usano i libri come prodotto civetta vendendoli spesso sottocosto per avere traffico su portali dove poi vendono prodotti con margini maggiori, concentrandosi ovviamente soprattutto sui best seller. Un meccanismo che apparentemente favorisce il consumatore nel breve ma nel tempo lo danneggia erodendo fortemente la bibliodiversità di un sistema. Inoltre, parlando di librerie fisiche, le continue campagne con fortissimi sconti se le possono permettere solo grandi editori e grandi catene (che sono poi gli stessi soggetti) a discapito della piccola editoria e delle librerie indipendenti, un meccanismo quindi tutt’altro che liberale e che anzi favorisce i monopoli e le concentrazioni. Bisognerebbe poi analizzare come il liberismo nel settore dei libri ha praticamente distrutto il panorama delle librerie inglesi. Gli editori italiani per concorrere dovranno semplicemente abbassare il prezzo di copertina, oggi, per molti editori maggiori molto gonfiato in previsione di campagne di sconto.
    Chi conosce l’editoria libraria sa bene che si tratta di uno dei settori industriali con i margini più bassi, e il prezzo dei libri, alto o basso che sia, è deciso partendo dalle prenotazioni raccolte dai singoli titoli e non valore astratto.
    saluti
    Adolfo