C’è stato l’8 marzo, la ricorrenza, la celebrazione, la festa della Donna.
Come al solito ho pensato che fosse il mezzo riparatore dell’umanità che non è donna e che si tacita la coscienza per tutte le nefandezze e le ingiustizie compiute (e che compirà), così come è per la giornata dell’infanzia, o anche del gatto e così via…
Non ho cambiato idea, ma invecchio e mi capita di essere più indulgente su tutto e di voler essere “leggera”. Non ho più la gravezza, necessaria, della giovinezza che lotta e s’indigna. Io mi indigno e lotto, eccome, ma con più leggerezza e con più compassione per tutti.
E così ho festeggiato per la prima volta l’8 marzo con altre donne ed è stata una bella serata, una bella occasione.
La cosa paradossale per me è che ho festeggiato insieme a donne che fanno parte del Soroptimist, uno di quei club di servizio che io, nel mio animo ribelle e di rosso vestito, nel mio sentimento profondamente di sinistra, ho sempre considerato con molta diffidenza. Ebbene, a quasi 52 anni, ho superato anche questa prova, sono stata invitata all’incontro, dirò poi perché, e sono stata bene. Conoscevo molte delle donne presenti, il nostro è un piccolo paese, di alcune sono amica, ma insomma tutte riunite così non le avevo mai viste. Come scherzosamente ho detto all’amica che mi ha invitata: “Siete umane”.
Queste signore sono umane, impegnate, ciascuna a suo modo e nel suo ambito, per fare anche attività sociali, sostenere progetti culturali e per attivare iniziative educative in difesa della donna. Tutto questo è importante e meritorio, che poi queste signore siano anche benestanti è un difetto che, se usato per il bene comune, posso anche accettare lietamente. Ora scherzo un po’, nessuno me ne voglia.
Veniamo, però, al dunque. Sono stata invitata perché ho collaborato a un progetto del Soroptimist di livello nazionale. Il club da due anni infatti riflette sul tema del corpo delle donne, sollecitato anche dal clima che si respira nella società italiana, tra bunga bunga, signore cui si chiede ogni quanto vengono e ragazze indotte alla prostituzione, sia pure d’altissimo bordo. In questo mondo berlusconizzato anche oltre Berlusconi stesso, il movimento delle donne “Se non ora quando” ha dato il primo impulso a un tentativo di mutare la società e la politica. In questo tentativo di lotta civile si inserisce la riflessione delle donne del Soroptimst. Il Soroptimist della Valsesia (la zona in cui vivo) ha deciso di sensibilizzare soprattutto gli studenti e così è nato un concorso “Donna di immagine immagine della donna” che coinvolge le scuole nella preparazione di elaborati (scritti, video, artistici ecc.) che riflettano su questo tema. Io ho collaborato solo col dare l’idea di raccogliere il materiale in un blog, in cui studenti, docenti e chiunque si iscriva possano pubblicare materiale utile alla riflessione sul tema dello sfruttamento dell’immagine della donna. Ecco mi pare che ora l’unica cosa da fare sia segnalarvi il blog, così che lo possiate visitare:
http://pubbsostfemm.altervista.org/joomla/
Gli autori del blog sono ragazzi e ragazze della V Mercurio dell’Istituto d’Adda di Varallo e hanno lavorato sotto la guida di un professore maschio: Alberto Averono. Perché all’incontro dell’8 marzo eravamo tutte donne, ma la vita quotidiana, per fortuna, è fatta di donne e uomini, uniti si spera in una a