Non ditemi lombrosiana, ma una sera guardando su Youtube video con cantanti e musicisti di musica antica, precisamente il mio amatissimo Claudio Monteverdi, mi sono detta, che, come i veri animalisti, anche i musicisti che si dedicano alla musica antica hanno volti tranquilli, cioè pacifici, cioè, alla fin fine, miti. Che poi è la massima virtù umana, sulla terra, almeno secondo le Beatitudini.
Mi paiono uomini e donne non bellicosi, incapaci di spargere sangue e di tormentare, coscientemente qualcuno. Intendetemi con questo non parlo di persone indifferenti, “troppo buone” (che poi la bontà è una virtù più che umana!), di persone ingenue, ma di tardi all’ira, persone che sanno indignarsi, combattere per la loro idea, però non sono aggressive, non prepotenti, non violente.
Le ultime parole famose: ora scoprirò serial killer tra i cultori di Monteverdi e persino fra i più convinti vegani.
A questa considerazione fisiognomica, per cui anche il tormento interiore non corrisponde a una persona tormentante gli altri, ma solo se stessa, mi si è aggiunto un altro pensiero bizzarro.
Mi sono beata dell’inutilità del mio stare lì ad ascoltare Monteverdi e a pensare ai volti dei musicisti e degli animalisti. L’inutilità di Monteverdi: pensate in questo “Laetatus sum” (e de che? laetatus de che che siamo in crisi e l’economia non va e lo spread ecc ecc), in questo brano del Vespro della Beata Vergine, capolavoro assoluto della musica sacra, scritto dal divino nel 1610, sei cantanti e svariati musicisti stanno per un buon numero di minuti, battute, canto e ricami musicali sulla parola latina propter, perché.
Ma Monteverdi, ma tu hai vissuto una lunga vita a decidere che note mettere con la parola propter? E svariati musicisti a più di 400 anni dalla tua opera si sgolano sul propter e io lo ascolto e lo condivido su Facebook? Ma quanto tempo stiamo tutti sprecando? Attività più inutile dell’arte non c’è. Anche il poeta (un poeta vero e una come me, aspirante poeta) che fa? Perde tempo e scrive e cerca parole per esprimere sentimenti e sensazioni spesso dettati da situazioni assurde, o troppo rare, o troppo comuni, o da pensieri bizzarri, come ciò che scrivo ora. La bellezza dell’arte sta forse anche nella sua inutilità materiale? Ecco ora attaccano il Magnificat, l’inutilità di questa opera, della musica, dell’arte mi soverchia e mi inonda di emozione, inutile a quest’ora della notte, ma “il naufragar m’è dolce in questo mare”.
E dopo Leopardi, chiudo con una parte del discorso che Montale fece quando gli conferirono il Nobel per la poesia: “Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è quella mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi.
In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile.”
Facciamo però una cosa utile. A questo link trovate un link del FAI che chiede a noi di scegliere cosa dovrebbe fare la politica per la cultura, votiamo.