Cosa fa di una persona un italiano?
Mi chiedo e chiedo a tutti una risposta. La domanda m’è venuta sentendo il discorso del Presidente della Repubblica, Napolitano, che qualche giorno fa ha detto: “È un’assurdità e una follia che dei bambini nati in Italia non diventino Italiani”. Come si sa o si può immaginare variegate sono state le reazioni, più o meno composte. In questo periodo di crisi credo che alle persone interessi sapere non tanto da dove viene l’altro, lo straniero, ma piuttosto se gli porterà danno o vantaggio. È un discorso duro ma alla fine è così. Certo si può parlare di danno o vantaggio solo economico o anche psicologico e culturale. Però il punto per la gente è questo: devo temere l’altro? Siamo animali territoriali e dunque come tutti gli animali preserviamo il nostro spazio, anche nelle conversazioni a seconda di chi ci sta davanti ci avviciniamo o ci allontaniamo, senza per forza abbracciare l’interlocutore o prenderlo a pugni. È difficile armonizzare le abitudini; diciamo che la paura è fatto reale e biologico, ma superabile abbastanza facilmente con la conoscenza, il dialogo. Si tratta di un fatto culturale. Però instillare apposta la paura è fatto politico e sociale: un modo criminale e becero di colpire le persone italiane e straniere e di cercare di fermare la storia che, invece, è fatta di incontri (più o meno pacifici, ma sempre con l’esito della mescolanza). Nessuno dice che lo straniero è migliore dell’italiano, anche qui, come scriveva Calvino, non solo ci sono i buoni e i cattivi ovunque, ma persino dentro di noi convivono, combattono e talvolta si mescolano il bene e il male… Ovviamente alcune aberrazioni “tradizionali” sono inaccettabili. Lo sfruttamento delle donne è l’esempio più diffuso, importante e spesso però anche strumentalizzato. Tutto questo per parlare di accoglienza agli stranieri. Ma che dire di un ragazzo che è nato in Italia? Cos’è? Chi è?
Rieccoci ala domanda iniziale: cosa fa di un italiano un vero italiano? Essere nato in Italia per alcuni non basta, allora deve parlare la lingua italiana? Deve conoscere l’Inno d’Italia? Deve tifare per una squadra italiana? Questo, tutto questo i figli di immigrati nati in Italia lo fanno già. Sono italiani ormai aldilà delle leggi e delle esternazioni irragionevoli di forze inutilmente xenofobe.
Dobbiamo far fare esami di italiano anche a chi è nato in Italia, col rischio che il figlio dell’immigrato parli e scriva meglio, che so, di un padano? (Ma la Padania non esiste, come non esiste il grana padanio!!!). Alcuni preferirebbero sottoporre queste persone a un esame del sangue,. ma andrebbero delusi: il sangue di ognuno è uguale e diverso come la vita, come tutti noi già italiani e quelli non ancora, ma presto, italiani.