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L’inganno degli acquari

Scritto da Maria Rosa Pantè il 21.02.2011

GattoIl 17 febbraio è stata la giornata mondiale del gatto! Cosa avete fatto per i vostri leoni bonsai? Siete stati loro grati per la bellezza, la tenerezza, le fusa, l’intelligenza, gli sguardi, l’indipendenza che vi donano e vi insegnano ogni giorno? Avete pensato a mettere loro il microchip? È infatti partita anche l’anagrafe felina sia pure solo per ora su base volontaria.

E i criminali sadici che torturano e uccidono i gatti hanno provato un brivido di orrore e di vergogna per se stessi? Lo spero proprio, anzi glielo auguro… magari così diventeranno esseri umani da subumani quali sono.

E non solo loro anzi! A mio avviso, infatti, un bel po’ lontani dall’umanità sono anche gli entusiastici investitori in acquari e delfinari in giro per l’Italia (e per l’Europa).

C’è un articolo altisonante in proposito nella rubrica online www.lazampa.it.

Eppure di solito la rubrica è molto attenta agli animali. Questa volta presa da un eccesso di entusiasmo imprenditoriale, descrive tutti gli investimenti che si vanno progettando per costruire acquari in Italia, perché non solo incrementano turismo e introiti, ma sono importanti scientificamente.

Probabilmente gli acquari rendono davvero, ma quanto alla scienza non credo diano alcun contributo. I delfinari, gli acquari sono come gabbie dello zoo né più né meno, sono come canili, insomma i delfini, i pesci negli acquari per quanto grandi, moderni e confortevoli siano sono come cani tenuti a una catena, magari lunga ma pur sempre catena.

Un caso eclatante del disagio di questi animali sono i delfini che nei delfinari muoiono giovanissimi, diventano aggressivi e spesso talvolta si lasciano morire.

Che scienza stia dietro l’osservazione di esseri in prigione, non è chiaro a nessuno. Una specie di grande fratello ittico e cetaceo può dare informazioni utili alla comprensione di questi animali o darà solo nozioni senza senso?

Speriamo che i visitatori siano ben pochi, speriamo che i visitatori abbiano orrore di quello spettacolo ingannevole, reso forse più affascinante dall’acqua, ma che è solo prigionia, cattività, costrizione.

Quanto agli entusiastici investitori e assertori del fervore scientifico dell’iniziativa, chiedo perché non investire in restauro e apertura di siti archeologici e storici? In Italia ce ne sono così tanti che si potrebbero scordare degli animali.

E se qualcuno è scettico verso questa visione degli acquari, immagini di essere in una vasca a farsi osservare da chiunque passi in uno spazio ristretto e senza possibilità di fuga, oltretutto senza aver commesso altra colpa che essere davvero innocente!

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