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L’orso marsicano nella nebbia del progetto Life Arctos

Al workshop sul progetto europeo dedicato all'orso relazioni deludenti e pubblico perplesso

Scritto da Federica di Leonardo il 23.05.2014

Il IX Congresso Italiano di Teriologia, che si è svolto a Civitella Alfedena nel Parco d’Abruzzo dal 7 al 10 maggio scorsi, ha ospitato un workshop dedicato al  Life Arctos, progetto finanziato con fondi europei per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi e dell’orso marsicano nell’Appennino centrale. Di fronte ad una gremita sala, coordinate dal professor Luigi Boitani, della Università La Sapienza di Roma, si sono avvicendate le relazioni sulle diverse azioni che costituiscono il progetto. Fatta eccezione per due relazioni sul progetto nella Alpi, e quella relativa all’installazione delle recinzioni elettrificate, tutte le altre hanno lasciato ancora troppe ombre sulla reale conduzione del progetto.

Foto Carlo Romano www.carloromanoart.it

Sala gremita e attesa al workshop per il mammifero più carismatico d’Italia, ma le aspettative sono state in gran parte deluse. Si sono salvati dalle fitte nebbie della vaghezzasolo alcuni interventi: quello sul monitoraggio dell’orso bruno nelle Alpi, l’intervento sulla comunicazione, (se non altro perchè il relatore Filippo Zibordi, dimostrando di aver raggiunto tutti gli obiettivi stabiliti nel progetto, si è domandato come monitorare l’efficacia delle azioni), e quello sull’installazione delle recinzioni elettrificate, condotto dal WWF e relazionato da Massimiliano Rocco, che ha  almeno fornito dei dati, anche se parziali, e ha rese note le difficoltà relative al monitoraggio dell’efficacia. Insomma un tentativo onesto di riportare i risultati ottenuti ammettendo eventualmente errori e lacune.

Grandi nebbie invece per quello che riguarda tutto il resto: dell‘azione sugli aspetti sanitari, di cui abbiamo ampiamente parlato in un’inchiesta, ha relazionato il medico veterinario Adriano Argenio, che pur riportando i successi relativi ad un piccolo monitoraggio sui cinghiali e alla vaccinazione dei cani contro il cimurro, effettuata comunque in mezzo a immense difficoltà, ha dato modo di comprendere a chi conosce gli obiettivi di quella azione, che si è andati molto lontani, fino ad oggi, dal loro raggiungimento.

Va detto però che la questione sanitaria, venuta alla luce in tutta la sua gravità con la morte nel marzo scorso di una femmina di orso marsicano a causa della tubercolosi bovina, ha prodotto una nuova riunione, svoltasi ieri, del Tavolo Tecnico Sanitario nato nell’ambito del progetto al quale hanno partecipato anche Ministero della Salute e Ministero dell’Ambiente oltre a  tutte le istituzioni coinvolte alla ricerca di una soluzione che possa gestire i rischi per l’orso marsicano: siamo in attesa di conoscere gli esiti della riunione che di fatto ci faranno capire se  questa azione è valsa a qualcosa oppure no.

Per l’azione relativa alla zootecnia Cinzia Sulli, responsabile scientifica per il Parco, ha parlato di una situazione da far west in Abruzzo, ma non ha spiegato bene il perchè, probabilmente per mancanza di tempo. Dopo questa constatazione, emersa grazie ad una ricerca finita ormai quasi due anni fa dai ricercatori della Sapienza, che hanno stilato anche delle linee guida, è stato condotto un altro studio da parte dell’Università della Tuscia, sui pascoli, ma tutto il resto , cioè il lavoro sul campo con gli allevatori, è ancora tutto da fare. E’ stata costituita solamente una “commisione pascoli”, peraltro non contemplata nelle linee guida che invece prevedevano una autorità di gestione per la zootecnia, della quale però non è mai stata data notizia di costituzione. La commisione pascoli, in ogni caso, non si riunirà per la prima volta prima della fine del 2014.

Orsi confidenti: Luciano Sammarone, del Corpo Forestale dello Stato ha parlato della formazione del personale, ma delle azioni condotte su due anni di attività, nemmeno una parola. l’unica domanda che è stato possibile fare, vista la scarsità di tempo per il dibattito, l’abbiamo fatta su questo. Premesso che non sono stati resi noti i risultati delle azioni sugli orsi confidenti anno per anno, che abbiamo fatto richiesta di leggere i verbali di avanzamento , ma ci è stata negata per motivi di privacy, siamo riusciti ad appurare che senza mettere in sicurezza tutte le fonti in cui gli orsi vanno a cercare cibo le azioni di dissuasione valgono davvero poco. Secondo apposito  protocollo le fonti trofiche andavano messe in sicurezza un anno fa: ad oggi non sono ancora messe in sicurezza e a domanda nessuno sa rispondere quando saranno messe in sicurezza. Sammarone ha spiegato che dopo le dissuasioni un’orsa, chiamata Peppina, è scomparsa da Scanno e dintorni, ma vorremmo lasciare aperto il dubbio che non sia andata a mangiare in un altro paese,  la prossima estate ci fornirà il verdetto.

Un po’ attonito, dopo questa carrellata di vaghe prolusioni, dal pubblico qualcuno ha cominciato a far notare che sembrerebbe di essere ancora alle azioni preliminari quando invece il progetto sta per finire. Stefano Orlandini, presidente di Salviamo l’Orso ha detto che “le azioni concrete sono state un fallimento”. Ma il prof. Boitani ha fatto notare che questa non è un’affermazione lecita, le ipotesi sono molte: potrebbe essere che siano state un fallimento perchè pensate male , perchè condotte male, potrebbe essere che siano state solo in parte un fallimento, potrebbe essere che gli effetti si vedranno sul lungo termine.

E qui appare la melma in cui affoga l’orso: non si può dire che non si sia fatto qualcosa perchè nessuno conosce i dati visto che non vengono resi noti (e ci viene pure  il dubbio che esistano!) e non si può mai accertare la singola responsabilità perchè in qualche modo sono sempre condivise.  Noi ci auguriamo che a fine progetto, finanziato con 4 milioni di euro dei contribuenti per Alpi e Appennino, risultati, insuccessi relativi agli obiettivi prefissati, e problemi vengano messi sul tavolo onestamente, che almeno valgano da base per le azioni future: altrimenti il non detto diventerà omissione colpevole.

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