No, non è sbagliata la domanda del titolo, per una volta invece di chiederci cosa c’è sotto l’albero, cioè i doni di Natale, chiediamoci cosa c’è sull’albero, cosa lo decora, cosa lo riempie di colori e magia.
Sono lattine. Da lontano si vede un albero bello, caldo, festoso. Quando ci si avvicina si vede che le decorazioni e perfino la stella sono ottenuti dal riciclaggio delle lattine. Le lattine hanno preso nuove forme e nuova vita, sono diventate stelle, fiori, oggetti decorativi, grazie alla fantasia e all’abilità degli studenti del Liceo Artistico di Varallo.
Proprio in occasione dell’inizio, in città, della raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, si è voluto rendere omaggio all’arte antica e ora trascurata del riciclo, del riutilizzo, della conservazione. Quest’albero è a costo zero, le lattine potranno essere riutilizzate per l’anno prossimo, magari per un albero ancora più grande, oppure potranno essere riciclate in altro modo. Quest’albero è l’inizio di un percorso che spero porti quanti più giovani possibile lontano dall’odierna, nefasta mentalità dell’usa e getta.
Infatti riciclare, rammendare, rattoppare, riutilizzare… sono tutti verbi caduti in disuso. Sino ad ora i verbi di moda sono stati: acquistare, comprare, possedere, rinnovare, meglio comprare nuovo che aggiustare. Aggiustare, che verbo, ha un suono che ricorda aggiungere, aggiungere valore a qualcosa, forse proprio perché non è nuova, è vissuta, ha una storia… Che verbo! Chi lo pronuncia più?
Ci vuole una crisi, e che crisi, per riproporre l’idea del riutilizzo delle cose. Ci vuole la coscienza che i rifiuti ci sommergeranno, che le materie prime non sono infinite, che, se soffoca la terra, soffocheremo anche noi per farci sospettare che non sempre le cose nuove sono le migliori, e anche se lo fossero potrebbero essere dannose alla lunga, opprimenti, desolanti.
Ci vuole meno ricchezza per sedare i desideri, insomma un impatto un po’ pesante, da cui ripartire per accorgersi che anche essendo meno ricchi (e qualcuno ahimè più povero) si può vivere con dignità e anche con una certa allegria, quanto meno a Natale.