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L’alba del pensiero, puntata 8. Medievali alla riscossa!

Scritto da Alba Fecchio il 26.11.2010

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e natura

Credo ut intelligam, intelligo ut credam

Credo per comprendere, comprendo per credere.

Buon venerdì a tutti!

Oggi dobbiamo soffermarci un altro po’ sul periodo medievale. Cercherò di fare una panoramica generale dei vari pensatori che si susseguono in questo periodo, non perché siano minori, ma perché credo per l’economia della nostra rubrica, sia meglio lasciare più spazio ad autori per cosiddire moderni.

La fondazione dell’impero di Carlo Magno all’inizio del IX sec. consentì un rifiorire della cultura che prende appunto il nome di rinascita carolingia. Massimo esponente di tale rinascita è Scoto Eurigena la cui massima opera è il De divisione naturae in cui l’antica dialettica platonica ( la divisione cioè tra mondo delle idee e mondo “reale”) viene applicata al rapporto mondo e Dio. Vengono ad evidenziarsi 4 nature diverse: una natura che crea e non è creata (Dio), una natura che è creata e che crea ( il Figlio), una natura che è creata e non crea (il mondo) e una natura che non è creata e non crea ( di nuovo Dio), Questo tipo circolare di ragionamento è volto a sottolineare che Dio è alfa e omega di ogni cosa, termine di ritorno e di compimento della creazione intera. Il mondo per Scoto è teofania, ossia manifestazione diretta di Dio stesso, seguendo la stessa strada già intrapresa da Agostino.

Operiamo il primo salto nel tempo: il secolo XI. Questo periodo vede una fioritura per lo studio della logica e dell’aristotelismo. L’argomento principale su cui molti pensatori riflettono riguarda il rapporto che deve intercorrere tra fede e ragione. Il primo filosofo che va preso in considerazione in questa prospettiva è sicuramente Sant’ Anselmo d’Aosta (1033-1109). Per Anselmo la ragione svolge una funzione indispensabile, ossia ha il compito di chiarificare la fede, seppur quest’ultima, in una gerarchia immaginaria, mantiene sempre, intendiamoci bene, il primo posto. La frase con cui inizia questo articolo è proprio di Anselmo: è necessario credere per comprendere e comprendere per credere. L’intelletto quindi è indispensabile per l’uomo, esattamente quanto la fede. Non mi soffermerò a spiegare la famosa dimostrazione dell’esistenza di Dio di Anselmo, che è possibile leggere nel Proslogon, in quanto ha un indubbio valore storico, ma non filosofico, in quanto, come hanno dimostrato molti logici non è, dal punto di vista logico, attendibile.

Abelardo è il grande innovatore di questo secolo. Capovolse l’affermazione di Anselmo, sostenendo che non abbia senso credere in ciò che neppure si è inteso. L’uso della ragione è indispensabile per decidere a che cosa credere. Abelardo fu il primo a sottoporre i testi apostolici ad una severa critica della ragione, evidenziando la necessità di una perenne interpretazione razionale. Per questa ragione, Abelardo subì vari processi per eresia.

Facciamo ancora un balzo in avanti di un secolo. Gli scritti di Aristotele penetrano nuovamente in occidente grazie ai due commentatori arabi per eccellenza: Averroè e Avicenna. Si scatenarono forti polemiche sui testi e da qui nacque una scissione all’interno dell’aristotelismo: da una parte maestri laici e averroisti che promulgavano quella che viene chiamata teoria della doppia verità per la quale, la verità della scienza è per forza di cose opposta a quella della fede, sicché ognuna deve mantenersi autonoma nel proprio campo. Dall’altra parte troviamo chi invece cerca di conciliare ad ogni costo aristotelismo e cristianesimo. Protagonista incontrastato di questa “fazione” è Tommaso d’Aquino. La linea culturale da lui inaugurata che prende il nome di tomismo, finì nel corso dei secoli, per imporsi come la base filosofica ufficiale della chiesa.

La ragione, per Tommaso, non ha uso legittimo se non entro la fede. La natura e la rivelazione provengono entrambe da Dio e, per questa ragione, devono trovare una coerente fusione. Sono un po’ come due vie parallele che possono procedere in relativa indipendenza ma che devono per forza di cose convergere ad un unico fine. La ragione può inoltre sempre sbagliare, la rivelazione no.

Per quanto riguarda la natura, Tommaso ha un’idea estremamente precisa e gerarchica. Ovviamente al primo posto vi è Dio, gli angeli – che si avvicinano alle forze motrici di Aristotele – e infine l’uomo che è l’unico ente in contatto sia con il mondo fisico che con quello spirituale. La conoscenza umana avviene ovviamente attraverso i sensi. L’uomo non possiede il grado di intelligenza degli angeli, per questa ragione può apprendere soltanto attribuendo alle cose una forma. L’apprendimento avviene quindi soltanto grazie all’esperienza sensibile. l’uomo inoltre ha una precisa tendenza, cioè quella di realizzare pienamente la propria natura, compiere cioè quello per cui è stato creato. L’uomo volontariamente avvalendosi dell’uso dell’intelletto prende le proprie decisioni finalizzate a raggiungere il suo fine. Al di sotto dell’uomo troviamo animali, piante e molteplicità degli elementi.

Cosa ne possiamo dedurre concludendo? Tre cose. Prima: durante il Medioevo l’argomento di discussione centrale riguarda la fede e il suo rapporto con la ragione. Seconda cosa: il concetto di natura classicamente inteso va scemando sempre più, in quanto gli autori medievali vi prestano pochissima attenzione. Terzo: il mondo circostante viene sempre più relegato a “brutta copia” fisica del mondo celeste. Creazione di Dio certo, ma lontana dalla beatitudine celeste.

Chiudo con una domanda, forse un po’ provocatoria: la concezione cristiana oggi di mondo è davvero così cambiata rispetto a Tommaso? Considerare il mondo terreno solo come parentesi dolorosa della vita eterna non rischia di svilire il reale valore della vita e della natura, che sta al di là di ogni religione?

Spero di avervi offerto qualche spunto di riflessione.

A venerdì!

Il film di questa settimana è la Voce della luna di Federico Fellini, perché non guasta mai ricordare che anche- e soprattutto- qui in Italia, abbiamo geni della cinematografia.

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