“Sfortunato quel popolo che ha bisogno di eroi”
Questo venerdì dobbiamo parlare della cosiddetta “Età della scienza”.
Ne abbiamo già trattato un pochino nella puntata 9, dedicata al Rinascimento, ma oggi approfondiremo il famoso Naturalismo rinascimentale, indispensabile per comprendere il grande decollo che ebbe la scienza fra il XVI e il XVII sec. Quello che caratterizza gli scienziati e i filosofi di questo secolo è il ricorso continuo all’osservazione, liberata da ogni impaccio teologico e morale. Manca un metodo unitario ovviamente, ed è proprio su questa necessità teorica che i tre padri fondatori delle nuove concezioni scientifiche iniziano a lavorare. Questi sono Bacone, Galilei e Cartesio. Oggi incentreremo la nostra attenzione sui primi due.
Francesco Bacone (1561- 1626) ebbe il merito principale di porre in risalto la necessità di un metodo per la ricerca scientifica. Intuì inoltre i profondi cambiamenti che la scienza avrebbe apportato nella storia delle società umane. Bacone si fa profeta di un nuovo tipo di cultura, se vogliamo anche antiumanistica: la filosofia precedente gli appare astratta e improduttiva, rifiuta la filosofia platonica e gran parte della scienza rinascimentale perché impastata di superstizioni e fantasie. Bacone auspica la nascita di un nuovo metodo rigoroso che sia da traino per scoperte utili per il progresso umano. Il motto di tutta la sua ricerca fu: “Alla natura non si comanda se non ubbidendole”. Il vero sapere perciò si profila non più come frutto di una contemplazione, ma di attiva ricerca induttiva che assuma la natura come criterio e giuda. Il sapere appare quindi come una “tecnica di scoperta”. L’opera che risulta essere programmatica di questo nuovo modo di interpretare il sapere è il Novum Organum datato 1620. Tale testo è diviso in due parti; una parte destruens, la prima in cui Bacone mette in evidenza tutto ciò che va modificato della attuale situazione culturale,e una parte costruens, la seconda, dove l’autore mira a delineare la nascita di un nuovo rigoroso metodo teso a formulare scientificamente delle ipotesi circa la causa di un determinato fenomeno.
Quello che a noi interessa maggiormente è la prima parte dell’opera, proprio perché Bacone denuncia tutti quei pregiudizi- i famosi idola- che impediscono all’uomo di osservare la natura con mente pura e libera. I principali pregiudizi sono quattro: quelli comuni a tutti gli uomini che tendono a far considerare la natura in base ai singoli bisogni umani ( idola tribus), i pregiudizi che riguardano l’individuo, condizionato dalla sua educazione ed abitudini (idola specus), pregiudizi che nascono dal linguaggio o da altre convenzioni (idola fori), e quelli che nascono dalle dottrine precedenti i quali hanno la colpa di descrivere in modo erroneo il mondo, raccontandocelo come una favola (idola theatri).
L’uomo, liberandosi da tutti questi pregiudizi consci e inconsci arriverà ad immettersi sulla strada giusta per la conoscenza reale della natura. Il sogno baconiano di una futura umanità potente, libera e e giusta liberata dall’ignoranza e dai pregiudizi divenne a poco a poco il manifesto dell’età illuministica.
Secondo grande padre fondatore del nuovo modello scientifico fu Galileo Galilei (1564-1642). La citazione con cui inizia l’articolo di oggi è tratta dall’opera teatrale “ La vita di Galileo” di Bertolt Brecht. Galileo fu il primo a porre il problema della scienza in modo pubblico e aperto. Gli scienziati precedenti, a partire dallo stesso Keplero, avevano sempre preferito non sfidare apertamente le autorità ecclesiastiche, preferendo tenere per sé le varie scoperte o rivelandole solo a intimi amici e colleghi. Galileo era al contrario convinto che le verità scientifiche dovessero riguardare tutti gli uomini. Era inoltre necessario avere appoggi dai potenti per mezzi economici che il singolo ricercatore non poteva avere. Galilei credeva inoltre che scienza e rivelazione potessero e dovessero convivere in quanto l’intento della Bibbia è quello di rivelare fondamenti morali e religiosi, ma non è un libro scientifico. Dio ha donato agli uomini sensi e ragione, ciò è segno che egli ha voluto che gli uomini li usassero per conoscere la natura e comprenderla nelle sue leggi.
Il metodo galileiano fece storia, esso può essere riassunto in tre fasi: un’osservazione diretta del fenomeno naturale, elaborazione in termini matematici del problema e preparazione di un esperimento che “imponga” alla natura di dare le risposte cercate verificando oppure no l’ipotesi fatta precedentemente. Galilei è considerato il fondatore del cosiddetto meccanicismo: la natura è scritta in caratteri matematici. Quelli che contano sono gli aspetti quantitativi mentre gli aspetti qualitativi (come il colore, il sapore…) sono puramente soggettivi. Il mondo è creato matematicamente da una mente matematica, di conseguenza, l’uomo seguendo ragionamenti matematici secondo Galileo potrà scoprire le leggi della creazione.
Nel 1633 Galileo Galilei fu incarcerato e processato per eresia, per aver condotto un’aspra battaglia in favore del copernicanesimo e contro il sistema tolemaico.
Il 22 Giugno dello stesso anno abiurò per evitare la condanna a morte.
La settimana prossima parleremo di Cartesio. E’ importante fin da ora evidenziare il netto distacco che questi pensatori hanno rispetto al passato riguardo il modo di trattare e considerare la natura: essa resta misteriosa e “sacra” ma matematizzabile e scientificamente studiabile tramite osservazioni, rigorosamente guidate da un metodo.
Il film che vi propongo questa settimana è Memento, di Christopher Nolan. Un’ angosciosa analisi di quanto sia importante la memoria, ma al contempo, l’oblio.
Buona settimana a tutti!