Colui che per primo mise in discussione il dualismo fra Res cogitans e Res extensa di Descartes, fu sicuramente Thomas Hobbes.
La filosofia, secondo questo pensatore inglese, può e deve occuparsi solo di ciò che è corporeo e ha proprietà realmente esistenti. Tutto il resto va lasciato alla fede ed escluso dalla scienza. Tutto è ridotto ad estensione e movimento, pensiero incluso.
L’ambizione di Hobbes fu poi quella di ridurre a scienza il comportamento umano in quanto comportamento sociale. Era necessario, nella sua ottica, dare un fondamento valido alla scienza della società civile: la morale in un certo senso entrava a far parte delle scienze naturali, così facendo gli si poteva applicare il metodo geometrico di origine euclidea e il meccanicismo cartesiano.
Resta il fatto che il metodo di Hobbes è permeato da un fortissimo materialismo: è il meccanicismo – che ricordo essere quella branca della filosofia che pensa che l’uomo e tutte le cose possano essere ridotte in parti meccaniche e geometricamente studiabili scientificamente, essendo parti di una macchina più grande e universale, matematicamente logica – che governa i corpi naturali, la psiche umana e anche i comportamenti sociali e civili.
Il campo di studio della filosofia deve dunque occuparsi della due tipologie di copri esistenti: quelli naturali e quelli artificiali (cioè creati dalla volontà umana). La filosofia, di conseguenza, si divide in naturale e civile. La filosofia naturale studia le leggi del movimento di tutti i corpi da quelli più semplici a quelli più complessi. Anche l’anima, esattamente come i corpi, ha i suoi peculiari movimenti che hanno alla base la forza dell’appetito (o istinto) che mira al conseguimento del piacere e a evitare, come ovvio, il dolore. L’istinto più forte di tutti è però, nell’ottica del nostro filosofo inglese, quello di autoconservazione. Come primo obbiettivo nella vita di ogni individuo c’è il preservare la propria vita. Ne consegue che parlare di altruismo, in un’ottica simile, sia utopico: l’altruismo non è altro che una forma mascherata dell’amor di sé, basato sull’egoismo che governa ogni azione umana.
Proprio questa considerazione ci fa passare alle concezioni hobbesiane della filosofia civile: l’uomo non è un animale socievole, come sosteneva il buon vecchio Aristotele, ma al contrario essendo egoista nell’animo bada solo al suo utile. Non a caso il motto più famoso di Hobbes sarà “ homo homini lupus”: allo stato di natura, l’uomo è nemico necessariamente dell’altro uomo. Ne consegue che si crei una situazione di guerra perenne di tutti contro tutti in cui ogni individuo rischia di perdere la vita. Così facendo, l’umanità si avvia verso l’autodistruzione.
Unico modo di uscire da questa situazione d’empasse è quella di contrarre un patto sociale, una sorta di atto di soggezione in cui tutti i contraenti decidono di sottomettersi ad un sovrano per garantirsi la vita e la pace. Da questo momento in poi i contraenti diventano sudditi e perdono così il loro diritto naturale su tutto. Solo il sovrano manterrà il diritto originario su tutto e su tutti: è lui che fissa ciò che è lecito e ciò che non lo è più.
Il sovrano di cui parla Hobbes, allargando il discorso, non è per forza di cose un soggetto singolo, ma intende riferirsi alla sovranità dello Stato. Questo meccanismo descritto nel Leviatano – così intitolata per assimilare il sovrano al mostro biblico che si chiamava proprio leviatano -, l’opera più famosa del nostro filosofo, si applica allo stato alla perfezione: lo stato è legge e nel bene e nel male tali leggi non esistono in natura, nascono soltanto dopo tale patto sociale. Sono, sintetizzando, delle convenzioni.
Hobbes fu il padre della scienza politica e dell’antropologia. Le sue concezioni non sono soltanto di natura sociale, ma si riflettono anche sul mondo naturale.
Per natura l’uomo vive in una società pre-politica dominata dalla legge del più forte. Non può considerarsi buono. Da qui la necessità di moderare queste sue inclinazioni violente per vivere in società e, così facendo, autoconserversi. John Locke, come vedremo più avanti, si scaglierà contro questa visione violenta e negativa della storia naturale rivalutando la natura dell’uomo.
Hobbes fu fortemente influenzato dalla visione della storia di Tucidide e da quella politica di Macchiavelli.
Il film che consiglio oggi è Blade Runner di Ridley Scott. Pellicola decisamente importante, da non sottovalutare.
A venerdì prossimo e… Buon 2011 a tutti!