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L’alba del pensiero, puntata 45. Freud

Scritto da Alba Fecchio il 12.08.2011

Alba del pensiero - rubrica settimanale di filosofia e naturaCiò di cui dobbiamo parlare questa settimana è la nascita di una nuova disciplina, di un nuovo modo di interpretare l’uomo, strettamente collegato alla sfera filosofica e alla nascita di nuove scuole di pensiero. Mi riferisco a quella che viene chiamata  Rivoluzione psicanalitica.  E’ corretto parlare di rivoluzione in quanto  la portata delle nuove idee  fu estremamente forte, tanto che  la comunità europea faticò ad accettarle, così come accadde secoli prima per le teorie copernicane,o ancora per le dottrine darwiniane.

L’iniziatore di tutto questo fu il notissimo Sigmund Freud, medico di professione, convinto che nel modo di approcciare la malattie psichiche ci fosse un errore di fondo. Da fine 700 in poi infatti, la teoria preponderante in questo ambito era quella definita organicista:  secondo tale interpretazione, ciò che causava la patologia mentale nel paziente era di ordine fisico, ad esempio un’alterazione del cervello che portavano ad un lento ma progressivo decadimento celebrale. Nella terapia venivano utilizzati metodi invasivi come l’elettroshock, mirati soltanto a calmare le crisi schizzofreniche ma con alcun effetto curativo.

Quello che i medici non si riuscivano a spiegare erano soprattutto i casi in cui il paziente stava molto bene fisicamente, ma mentalmente e interiormente soffriva, senza apparentemente una causa.

E’ su questi casi che Freud inizia il suo studio. Freud rivoluzionerà il modo di interpretare l’uomo, il modo di considerare la coscienza umana e il rapporto dell’uomo con la propria interiorità.

Termini come razionalità e consapevolezza sono ancora di origine hegeliana, a cui veniva sottratta l’altra parola fondante per il filosofo tedesco, vale a dire lo Spirito. Ciò che era rimasto latente nel senso comune era che l’uomo fosse un’animale cosciente, razionale padrone delle proprie azioni.

Ciò che mette in crisi Freud è proprio questo: l’uomo è al contrario da quello che si pensa in misura minima cosciente dei propri atti. Tutto è riconducibile ad una dimensione che Freud chiama inconscia, vale a dire un fondo profondissimo che non è razionale ma è l’accumulazione di tutte le emozioni, i sentimenti, gli istinti che l’uomo ha e che condiziona la nostra esistenza senza che noi ce ne rendiamo coscientemente conto.

In altre parole, ciò che noi credevamo di sapere riguardo a noi stessi non è altro che una maschera dietro la quale è difficile penetrare  e dietro la quale si delinea la nostra volontà.

Freud inizia a studiare pazienti con patologie isteriche e la prima novità nell’approccio ad essi è il dialogo. Parte fondamentale era per il medico parlare con il paziente per tentare di comprendere la logica- perché essa vi è secondo Freud- dietro al  singolo delirio. La terapia doveva cioè decifrare e collegare poco per volta la storia personale del paziente per ricostruirne la dimensione inconscia.

Freud era solito ripetere che il medico doveva riuscire a guarire il paziente, non fare grandi teorie.

Questo punto, vale a dire l’aspetto dialogico della terapia, provocò molte reazioni contrarie nell’ambito medico. Il non usare farmaci o terapie invasive di alcun genere non veniva tollerato e molto spesso sbeffeggiato, ciò è dimostrato dalle molte vignette umoristiche che sbeffeggiano Freud.

Freud inoltre abolisce la parola “malato” in quanto in confine tra malattia e salute è talmente labile da non poterci più permettere di usarla.

Il nostro medico, dobbiamo dirlo subito, non godette di grande successo in ambito prettamente medico-accademico, non insegnò mai, e viveva facendo il medico. Riuscì a fondare però la società Psicanalitica internazionale che fu l’inizio del grande successo che da dine 800 in poi, e per tutto il 900. ebbe la psicanalisi.

La formazione di Freud è molto importante dal punto di vista filosofico .Come vedremo anche in seguito, Freud si formò a Vienna, con brevi viaggi di formazione a Parigi. Entrambe queste città erano le punte di diamante dell’Europa intellettuale dell’epoca. Vienna, in particolare,  fu per lui la città ove la sua teoria si potè formare in tutta tranquillità senza condizionamenti esterni,  e confrontarsi con intellettuali di alto calibro aperti e propensi a nuovi punti di vista.

La settimana prossima vedremo nello specifico la teoria Freudiana e le modalità di applicazione anche in una critica che va oltre il singolo uomo-paziente per approdare alla condizione della società civile nella sua interezza.

 

Il film che vi consiglio questa settimana è Man on the Moon, di Milos F.orman

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