Notizie come quelle gravissime riguardanti gli incendi nel Pollino o anche quelle meno dolenti ma ugualmente allarmanti sul Circeo e molti altri parchi e aree protette a terra, a mare, nelle più diverse parti del paese ci dicono e confermano solo che si continua a tagliare senza riguardo risorse con effetti che sono sotto gli occhi di tutti.
Persino cifre modeste che sembravano averla spuntata e prendere la via dei Parchi sono state di colpo cancellate tra le giuste proteste dei Parchi e dei loro direttori, che sono alla canna del gas.
Si dirà -ed e purtroppo vero- che comuni, province e regioni in questo momento sono alle prese con gli stessi pesantissimi tagli che stanno mettendo a rischio servizi fondamentali per le nostre comunità, dai trasporti alle scuole agli ospedali.
La grandinata in effetti è a tappeto e i danni non risparmiano nessuno.
Su un punto però i Parchi presentano una specificità che in troppi finora sembrano avere dimenticato, e cioè che quando si chiese conto al ministro Prestigiacomo delle cose che stavano già andando a rotoli in sedi autorevoli anche parlamentari -e non solo- si rispose, anche con piglio molto polemico, che per uscire dai guai bisogna rimettere mano alla legge 394.
Questa fu l’inopinata risposta e peste colse chi allora obiettò che si trattava di una bufala. Della manutenzione e dei ritocchi che avrebbero dovuto riattivare le macchine si sono perse anche le tracce, ma in compenso in barba alla legge si taglia ancora a destra e a manca.
Ecco la domanda; il punto è ancora la legge o la politica che finora non ha cambiato binario rispetto all’infausta epoca passata? E se non lo è quale è il punto oggi? Possibile che solo i parchi restino oggi senza un tavolo nazionale in cui con il governo, le regioni e gli enti locali si possa finalmente discutere non solo chi deve pagarli ma anche come vanno gestiti e per fare che cosa. Non certo di quel che si è cianciato al Senato.
Renzo Moschini