Dopo l’estate di fuoco che ha colpito in particolare alcuni dei nostri parchi e aree protette tra i più belli e importanti è d‘obbligo chiedersi se questo interessa chi governa a Roma e non solo.
Me lo chiedo perchè gli incendi hanno coinciso con la sorprendente e concomitante decisione del governo di tagliare proprio i servizi preposti al loro spegnimento.
E mentre incombono dopo gli incendi smottamenti e frane i nostri parchi nazionali, ma anche regionali sono tutti più o meno alle prese con situazioni di crisi e non solo per la scarsezza delle risorse e spesso del personale. Se Roma pensa più alle trivellazioni a mare che alla scandalosa situazione delle aree protette marine, in gran parte delle regioni sono in corso manovre e interventi che rimettono in discussione ruoli e compiti in molti casi consolidati e positivamente sperimentati che espongono ad un futuro incerto anche parchi regionali storici affermati.
Nonostante questa allarmante situazione nota non si registrano tuttavia segnali di cambiamento tanto che si fatica persino a rimandare in diversi casi la preapertura della caccia.
E qui si pone una questione piuttosto delicata per tutte le forze politiche e le loro responsabilità istituzionali. In occasione del ventennale della legge quadro 394 si ritenne e fu deciso infatti che per uscire dalle strette della politica della Prestigiacomo bisognava rivedere la legge altrimenti non sarebbe stato possibile. E al senato ci si mise mano (malamente) assicurando che presto tutti d’amore e d’accordo avremmo ritoccato la vecchia legge e saremmo ripartiti.
Di quella legge nessuno sa più niente come si continua a non sapere niente di cosa il ministero intende fare per non chiudere i battenti in molte situazioni.
Intanto parchi e aree protette restano orfani e ignorati tanto che neppure vengono invitati ad incontri come quelli previsti per la Convenzione alpina mentre del santuario dei cetacei non si hanno notizie da lungo tempo malgrado il Giglio e i bidoni avvelenanti.
Ricordo che persino nel PD ci fu qualcuno che richiamò all’ordine non senza spocchia chi considerò la decisione di rifarsela con la legge un grave errore. Spero e mi auguro che la vicenda abbia insegnato qualcosa e si cambi registro considerato che le cavolate non pagano.
Ho visto che il 6 settembre se ne discuterà alla Festa del partito a Reggio Emilia; ecco una buona occasione per rimediare.