Luoghi comuni e solite accuse nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campigna, dove sono apparsi nei giorni scorsi alcuni cartelli, (riportato dalla stampa locale) “Referendum fuori dal parco, ascoltate i cervi e i residenti no ….”, e ancora “Parco=degrado”. Nell’articolo si parla anche, ovviamente, dei funzionari burocrati.
La strategia di denigrazione dell’agire amministrativo, portata avanti soprattutto negli ultimi anni, sta dando i suoi frutti.
Così la pubblica amministrazione diventa simbolo di spreco. Sempre e comunque. Il funzionario pubblico è un burocrate, sempre e comunque (oltre che fannullone, ovviamente). Burocrazia e legalità. Si è andata affermando una confusione tra i due termini e concetti.
In effetti, il nostro sistema giuridico è oramai caratterizzato da un tale intreccio di norme, spesso in contrasto tra loro e di difficile interpretazione e applicazione, a causa dei numerosissimi interventi per lo più di tipo frammentario e disorganico. Basti pensare che quest’anno sono già stati emanati 95 decreti legge; solo il Codice dei contratti pubblici e il suo Regolamento attuativo superano i 600 articoli. E ogni giorno, o quasi, vi è una “piccola” modifica. Districarsi diventa difficile anche per lo specialista, figuriamoci per “il buon padre di famiglia”.
Ma che necessità c’è di tante norme?
Pare proprio che si sia incrinato il rapporto di fiducia tra l’operato amministrativo e lo Stato stesso (“padre” dell’amministrazione pubblica). Così si continuano ad emanare leggi e leggine, che non fanno altro che porre barriere tra la pubblica amministrazione, i funzionari e il cittadino.
Da un lato, quindi, la produzione di leggi per “controllare” l’agire amministrativo che si riverbera inevitabilmente sull’efficienza della pubblica amministrazione, che il cittadino chiama “burocrazia”. Ciò giustifica la produzione di altrettante leggi per “semplificare” l’agire amministrativo, che lascia credere al cittadino che lo Stato vuole abbattere la “burocrazia”.
Il funzionario pubblico, nel suo difficile ruolo di interprete del diritto, diventa facilmente, agli occhi del cittadino, “il burocrate” nell’accezione negativa del termine.
Così chiedere il rispetto di una norma è legalità, ma ti chiamano burocrate. Se poi lavori in un Parco naturale, allora sei anche un estremista.
Etichettature che nei parchi trovano terreno fertile, già contaminati dai noti luoghi comuni, come “I parchi tutelano gli animali e non l’uomo”, “i parchi sono calati dall’alto” e “lanciano vipere dagli elicotteri” e così via. Luoghi comuni, riproposti periodicamente, in genere quando gli enti gestori non fanno che perseguire, ma guarda un po’, gli obiettivi istituzionali e fanno rispettare, ancora più strano, leggi e accordi. E’ una cultura che nasce spesso dalla cattiva fede, dal voler mantenere alto il livello dello scontro (parchi= cattivi e vessatori/ popolazioni locali= ingessate e martoriate).
Ci torna in mente il libro di Tullio Berlenghi, “Come difendersi dagli ambientalisti”, che con umorismo riporta le argomentazioni paradossali usate da chi la pensa proprio in quel modo.
Ma nel caso emblematico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi purtroppo, non è umorismo, non è un libro e non è affatto divertente!
Elio Tompertrini – Associazione 349