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L’ambiente, i partiti e il futuro del Paese

Scritto da Renzo Moschini il 27.12.2011

Il nuovo governo non essendo espressione dei partiti dovrebbe indurre le forze politiche, anche ai fini delle decisioni che deve prendere il Parlamento,  a definire con la massima chiarezza le rispettive posizioni.
Ciò vale naturalmente per tutte le grandi questioni, ma in modo particolare per quelle ambientali. E la ragione è che specie dopo i referendum qui si gioca una partita non solo nazionale dal cui risultato dipende per molti versi il futuro del paese.
Suolo, paesaggio, natura, beni comuni sono tutti nodi cruciali come le cronache ci ricordano ogni giorno. E tuttavia non è facile raccapezzarsi in un confronto -quando lo è- in cui è arduo risalire alle rispettive posizioni anche di  forze politiche che hanno responsabilità nazionali, regionali e locali estremamente rilevanti.
Eppure sui temi ambientali si sono formati partiti in Italia e ancor più in Europa, segno evidente che si tratta ormai di aspetti ineludibili per qualsiasi livello istituzionale. Se si consultano i siti anche dei partiti maggiori si avverte subito, soprattutto la difficoltà a mettere in relazione aspetti diversi che vanno ricondotti ad una matrice comune.

Prendiamo la green economy e le energie alternative  che hanno assunto negli ultimi tempi un preciso rilievo ambientale, ma anche economico-sociale. Il tipo di energie alternative incide sovente come sappiamo pesantemente sul paesaggio, l’agricoltura, il suolo. E di esempi potremmo farne altri. E non è certo un caso quindi che suolo, paesaggio e natura  siano regolati da leggi e normative nazionali e regionali che riconducono al governo nazionale e alle regioni piani e progetti a cui devono conformarsi tutte quelle altre scelte e decisioni -urbanistiche incluse- che in troppi casi spesso continuano ad andare per conto loro –su binari settoriali- nonostante il nuovo titolo V della Costituzione preveda un governo del territorio incardinato su gestioni integrate e di ‘leale collaborazione’.
Tempo fa ebbi modo di fare una piccola ricerca su come le regioni  avevano ripartito nelle giunte l’ambiente e la collocazione che ne avevano ricevuto appunto bacini, parchi, paesaggio. Non ricordo di averne trovate due uguali. I parchi, ad esempio, pur avendo questo ruolo intersettoriale per eccellenza erano stati confinati ora con l’urbanistica ora con la caccia o con il turismo, e così via, il che ne confermava una sostanziale subalternità proprio a politiche o settoriali o solo urbanistiche da dove hanno preso avvio spesso quelle politiche più produttive più di abusi che di piani.

E vengo così ai siti a cui ho fatto riferimento ed in particolare a quello del PD che da poco si occupa specificamente di parchi e aree protette. E tuttavia il tema lo si trova nel forum sulla biodiversità che ha ovviamente a che fare anche, ma non solo, con le aree protette. Eppure da mesi i senatori del PD stanno sostenendo inopinatamente una legge al Senato che con un tratto di penna ha cancellato dalla 394 ‘tratti di mare prospicenti’ alle regioni abrogando  così i parchi regionali a mare che dove sono già stati istituiti sarebbero ‘requisiti’ dal ministero. Nel sito ho letto interventi di un paio di questi senatori che però parlano d’altro. E d’altro parlano  altri anche sul sito quasi questa fosse la posizione del Pd. Non diversa -anzi peggiore- la situazione del sito del Pd in Toscana quindi in una regione le cui responsabilità nazionali non hanno certo bisogno di essere sottolineate. Ha ragione certo Vannino Chiti a ricordarci che la Toscana non ha modelli da esportare, ma esperienze e risultati da far valere sicuramente anche per quanto riguarda i parchi e le aree protette. Ma mentre in giunta regionale finalmente i parchi sono finiti nell’ambiente, in sede di partito troviamo un responsabile ‘Ambiente e infrastrutture’ che vuol dire soprattutto urbanistica, che anche in Toscana non ha dato a suo tempo risultati di cui possiamo vantarci. Può così accadere che alla chetichella si sforni una legge regionale sul piano energetico a cui dovrebbero conformarsi anche i piani dei parchi ai quali semmai dovrebbe conformarsi quello energetico.
Senza dimenticare – e torniamo così al piano nazionale- che persino in un documento ufficiale del Pd sulle proposte per uscire dalla crisi finì per ‘errore’ anche l’abrogazione dei parchi regionali a cui -come abbiamo visto- sta ora lavorando per quelli marini il senato con l’apporto dei ‘nostri’. ( Per errore?)
La conclusione di questa sommaria riflessione critica è che il Pd come altre forze politiche oggi più che mai dovrebbe riuscire  a discutere in maniera meno clandestina di questi temi e non affidarsi unicamente alle scelte che di volta in volta faranno le istituzioni specialmente dove noi come in Toscana abbiamo importanti responsabilità di governo regionale e locale. E dobbiamo farlo anche alla svelta perché non sono poche né poco delicate le questioni che ci riguardano alla vigilia di impegnative scadenze nei parchi nazionali e regionali.
E non riguardano solo le infrastrutture.
Renzo Moschini

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