Gran Sasso. Foto Marigrò
Dopo la prima e partecipatissima assemblea del 23 febbraio scorso, sono tornate a riunirsi le Associazioni Ambientaliste abruzzesi, congiuntamente ai Comitati di cittadini impegnati sulle problematiche della ricostruzione della città dell’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009.
Il gruppo di ambientalisti formato da ALTURA Abruzzo, Gruppo Naturalisti Rosciolo, Italia Nostra L’Aquila, LIPU Abruzzo, Legambiente L’Aquila, Mountain Wilderness Abruzzo, Pro Natura L’Aquila, WWF Abruzzo, Comitato acqua pubblica L’Aquila, Associazione Onlus Cittadini per i Cittadini ,Circolo Valorizzazione Terre Pubbliche, Comitato 3e32, Comitatus Aquilanus, Ass. Naz. Arti e Maestri di Strada, CGIL, Camera del Lavoro di L’Aquila, CGIL Abruzzo, PRC L’Aquila, Forum Ambiente e Territorio SEL di L’Aquila questa mattina alle 11 convocano una campagna stampa per illustrare le falle del Protocollo d’Intesa firmato il 17 febbraio scorso a Palazzo Chigi da alcuni paesi del cratere aquilano, dalla provincia e dal comune dell’Aquila, dal Parco Regionale Velino Sirente e dal Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga.
Il protocollo si propone di rilanciare un comprensorio sciistico nelle zone dell’Aquila per poter in qualche modo riattivare l’economia, messa inginocchio dal terremoto. ( leggi l’intervista al Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Arturo Diaconale).
Impatto ambientale
Le associazioni però non ci stanno, sostenendo che gli investimenti destinati a questo scopo saranno detratti alla ricostruzione della città e, non secondariamente, che l’impatto ambientale per la fauna e la flora sarà devastante e che la biodiversità e il paesaggio della regione abruzzese saranno messi in pericolo.
Secondo gli ambientalisti le conseguenze dell’applicazione del protocollo saranno “Devastanti perché prevedono prioritariamente la modifica permanente del territorio con infrastrutture sciistiche e campi da golf nel cuore del sistema delle aree protette dell’Appennino, in aree ricchissime di biodiversità e risorse ecologiche e per questo ricadenti in zone SIC e ZPS, sottoposte anche a tutela da Direttive Comunitarie. Nessuna considerazione, neanche un accenno alla tutela delle specie animali e vegetali, nonché degli habitat prioritari.”
I progetti sono definiti “Anacronistici perché in tali progetti non vi è alcuna novità o analisi delle reali condizioni ed esigenze del territorio, ma solo vecchi progetti più volte bloccati e che oggi si vuole far approvare con procedure di urgenza.”
Il Protocollo prevede la creazione di infrastrutture sciistiche e di campi da golf in aree che, pur non pertinendo ai parchi , sono zone SIC (Siti di interesse comunitario) e ZPS (Zone di protezione speciale). Dunque si interverrebbe con il cemento in aeree che avrebbero tutt’altra vocazione.
Entrando più nello specifico gli ambientalisti rilevano che :
“Tutti gli interventi, ancorché appena delineati, sono in palese contrasto con tutti gli strumenti vigenti; per il loro devastante impatto abbisognano, inoltre, di una VAS preliminare.
Molti sono gli interventi dati per “cantierabili” che non sono stati sottoposti a nessuna verifica tecnico-ambientale in particolare:
A rischio sarebbero i corridoi ecologici di grande importanza per alcune specie di animali particolarmente protetti, tra cui, prima di tutto, l’orso bruno marsicano. Opere in contrasto persino con le raccomandazioni del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) approvato e reso esecutivo dalla Regione con DGR n.469 del 14.6.2010.”
Inoltre gli ambientalisti ricordano che più vlte in precedenza, altri progetti di relatizzazione di campi da golf in alta quota , sono stati bocciati perchè l’impatto ambiantale era stato valutato negativamente.
il volo spiccato Parco Nazionale d'Abruzzo. Foto Marigrò
L’acqua in montagna è un bene prezioso
Un’altra osservazione è quella che riguarda l’uso dell’acqua, ce in montagna è un bene prezioso, in quanto serve alla sopravvievenza della attiità agr-pastorali. Con la costruzione di infrastrutture sciistiche l’acqua sarà convogliata a queste infrastrutture ( alberghi, piscine, campi da tennis e da glof) e per la creazione della neve artificiale.
Inoltre gli ambientalisti fanno notare che gli impianti sciistici già presenti sono da anni in passivo, segno forse che la montagna abruzzese non si confà alla ratica degli sport invernali.
Critiche sulle procedure adottate
Gli ambientalisti affermano che “Presidenti di Parchi, di Regione, di Provincia e Sindaci firmatari, anche alla luce della recente Sentenza del TAR Lazio del 21.2.2011 avverso l’OPCM 3833/09, non avevano, per lo più, specifico mandato democratico a impegnare le rispettive amministrazioni a scelte di ripianificazione, tra l’altro in contrasto con la normativa specifica per le aree protette.
Mentre è fin troppo chiaro che i costi degli interventi ricadrebbero sugli Enti pubblici, con fondi sottratti al rilancio economico di tutto il cratere, non è stata fatta nessuna considerazione sulla praticabilità economico-ambientale degli interventi. Il Protocollo è privo di qualsiasi analisi economica a favore del modello di sviluppo individuato, mentre ve ne sono decine che dimostrano, al contrario, che si tratta di un’impresa fallimentare.”
Le associazioni lanciano oggi una campagna che continuerà nei prossimi giorni per la sensibilizzazione al problema del futuro dell’economia abruzzese per capire quale sia la reale vocazione di questa regione chepuò vantare la presenza di tre parchi nazionali, un parco regionale e 38 aree protette tra oasi e riserve regionali e statali. In totale il 36% del territorio regionale è sottoposto a tutela ambientale: una media che colloca l’Abruzzo al primo posto in Italia.
In proposito si può parlare di un vero e proprio sistema protezionistico di interesse europeo.