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Parchi in Piemonte: anche il personale dei parchi critica il Governatore Cota

Scritto da Elio Tompetrini il 04.04.2013

”I parchi non possono essere soltanto una spesa, un pozzo senza fondo, possono essere anche una risorsa. Ci sono tanti modi per recuperare dai parchi le risorse per poter fare investimenti e mantenere il personale necessario. Ma bisogna applicare una nuova mentalità. In passato i parchi non erano considerati un servizio per la gente ma ci sono diversi metodi per rendere il sistema dei parchi autosufficiente come dovrebbe essere. Non bisogna fare cose incredibili: basterebbe iniziare a proporre percorsi con biciclette, giri del parco sui pony, creazione di bed & breakfast eccetera. Non troverei scandaloso che si arrivasse anche un solo ente parco regionale che li comprenda tutti.

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L’accorpamento può essere utile per fare economie di scala e programmare meglio gli investimenti. Un sistema che sta in piedi è un sistema che crea entrate”.Questa la dichiarazione del Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, nell’ambito del convegno organizzato da Cgil e Federparchi aTorino lo scorso 28 marzo. Il titolo dell’incontro “Parchi, una bella impresa contro la crisi”, era già di per sé significativo. 

Le dichiarazioni di Cota riprendono argomenti non certo nuovi: rendere i parchi autosufficienti. Eppure è dimostrato che la stessa presenza di un’area protetta crea indotto, qualifica e caratterizza un territorio. Un sistema, quello dei parchi, in questo caso regionali e di lunga e gloriosa tradizione, non sta in piedi solo se crea entrate, che pur ci sono. Le aree protette rientrano nella tutela di beni comuni, che oltre a economie di scala ne creano altre ancora più importanti. Tutelano i beni naturali e paesaggistici, questa si, vera ricchezza della Nazione, soprattutto a lungo termine.

Mantengono l’ambiente sano e lottano contro miopi speculazioni sull’unico capitale non riproducibile, quello naturale e della biodiversità, quello della tutela delle identità culturali, storiche e paesaggistiche. Prevengono dissesti idrogeologici, rendono le comunità consapevoli della ricchezza dei territori. Ben vengano iniziative di valorizzazione, ma sempre nel rispetto della compatibilità delle iniziative e non a scapito della conservazione.

Sull’autosufficienza economica dei parchi ci siamo già espressi a ripetizione: nessuna istituzione culturale si mantiene autonomamente (neanche il Louvre). Diverso è, invece, dare gambe a un progetto. Un vero progetto che valorizzi proprio l’azione di tutela e il relativo indotto con una programmazione seria, e soprattutto con indirizzi politici da parte di personalità qualificate e competenti. Ma non è certo riducendo l’intervento pubblico o relegando nei consigli direttivi degli enti persone nella vita in tutt’altro affaccendate che ciò potrebbe avvenire. Continua ad aleggiare l’idea di parchi di altro tipo, magari di divertimento. E’ questo che vogliono i cittadini?

Elio Tompetrini Associazione 394

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