Non ho ascoltato l’intervento del sentore Roberto Della Seta di cui parla Greenreport, ma quello del giorno successivo. Due interventi in due giorni sono già di per sé una rarità che può permettere tuttavia se non altro di rimediare a qualche omissione. E siccome il senatore rappresenta il Pd, anche se dai resoconti non figura, ciò induce almeno me a chiedermi se è questa la posizione del partito che lo ha eletto. Suì siti del partito accanto alle posizioni del Della Seta se ne trovano altre di segno opposto, il che non aiuta a fare chiarezza e a capire se i gruppi parlamentari del partito viaggiano a briglia sciolta o le loro posizioni –come ai miei tempi quando ero parlamentare- sono sintonizzate.
Comunque quello che prima di ogni altra cosa colpisce è che nemmeno nei due interventi come in altri precedenti non si faccia parola –e come lui anche altri- che il testo del Senato che a fine legislatura dovrebbe tagliare il traguardo, espelle le regioni da qualsiasi competenza sul mare. Lo ricordo per l’ennesima volta; si cancella dalla legge 394 il riferimento ‘ai brevi tratti di mare prospicenti’ le regioni. E questo in una legge che fu motivata e giustificata in primo luogo con l’esigenza di rilanciare il ruolo delle aree protette marine. In concreto e per ricordarlo ai troppi che non lo sanno o fanno finta di averlo dimenticato, questo intento di tagliare fuori le Regioni aveva animato già il ministro Ronchi a cui però la Corte dei Conti dette torto sostenendo che né la 394 né la 426 lo prevedevano e lo consentivano. Lo stato preagonico delle aree marine protette conferma chiaramente quando quella politica abbia danneggiato i nostri parchi. Dopo 20 anni si mette mano ad una nuova legge-Della Seta la definisce ‘manutenzione’ e ‘tagliando’- che leva il vin dai fiaschi sgombrando il campo dagli ostacoli frapposti dalla legge ‘vecchia’ ad una gestione rovinosa per ricondurre tutto allo stato in barba a quella collaborazione prevista dalla 394 e già prima dalla legge sul mare ( 979). Come dar torto a Spini ex ministro dell’Ambiente che intervenendo ieri invitava quelli che elencano gli aspetti che andrebbero ‘corretti’ nella 394 ad aggiungere il più lungo elenco delle inadempienze ossia di quello che il ministero in primo luogo doveva fare e non ha fatto a cominciare dal trasferimento delle riserve dello stato ai parchi. Capisco che in tempi come questi e le tante chiacchere sul federalismo non è facile ‘motivare’ questa scelta, il che spiega probabilmente anche perché si sia messo mano ad un testo del genere senza uno straccio di documentazione (non ricordo precedenti esempi del genere) e senza neppure consultare le regioni.
Ma certo che questa è una ragione in più per evitare più che la manutenzione la manomissione della legge. Ed è pure una ragione in più perché il Pd assuma finalmente una posizione chiara. Quella attuale non lo è ed è pericolosa.