La modifica della legge quadro sui parchi è diventata un tema caldo dopo che è stata approvata la dichiarazione d’urgenza, abbreviando di fatto i tempi della discussione che le associazioni ambientaliste avrebbero voluta più ampia vista la delicatezza delle questioni in campo. Ora le stesse associazioni chiedono che vengano eliminati dalla riforma i temi più scottanti che richiedono un approfondimento e un dibattito di più ampio respiro. A rischio, spiegano le associazioni con le quali non si schierano Legambiente e Federparchi, favorevoli alla riforma, sono alcuni cardini delle aree protette con l’inserimento di un rappresentante degli agricoltori nel consiglio direttivo dei parchi, la nomina “politica” del direttore da parte del presidente, il finanziamento dei parchi attraverso le royalties, il controllo della fauna con la caccia, e il ruolo di Federparchi, che avrebbe l’esclusiva rappresentanza degli Enti gestori delle aree naturali protette.
“Le maggiori Associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia hanno presentato le loro osservazioni critiche alle quattro proposte di legge al momento in esame e rivolto un appello ai Senatori della tredicesima Commissione affinchè dal testo che sarà portato in aula siano eliminati i temi per i quali restano forti criticità e che richiedono un necessario approfondimento e dibattito con tutte le parti sociali interessate. Accantonare le criticità e dare la giusta priorita’ alle parti condivise favorirebbe senz’altro la ricerca di una larga intesa per una utile e condivisa riforma della Legge sui parchi,” si legge nei comunicato, che prosegue.
“Le 8 maggiori Associazioni ambientaliste, nel rispetto dell’autonomia del Parlamento, hanno richiesto alla Commissione Ambiente del Senato di evitare ulteriori forzature e colpi di mano, dopo l’approvazione della dichiarazione d’urgenza ritenuta dalle Associazioni inopportuna, eliminando dal testo unificato che sarà portato in aula per l’approvazione definitiva cinque temi su cui intervengono a vario modo con troppe criticità le proposte di legge in esame”.
A proposito della composizione dei consigli direttivi ecco cosa scrivono le associazioni: “Dopo l’approvazione del DPR n.78 del giugno scorso che ha rivisto la composizione dei Consigli direttivi dei Parchi nazionali, portando da 12 a 8 i componenti e modificando i soggetti coinvolti, si ritiene inopportuno intervenire di nuovo con l’inserimento di un rappresentante delle Associazioni di categoria degli agricoltori, senza rivedere la composizione ed il ruolo della Comunita’ del Parco. Nell’organo di governo dei parchi nazionali devono sempre prevalere gli interessi pubblici generali rispetto a pur legittimi interessi particolari e di settore. In una eventuale revisione della composizione dei Consigli direttivi dovrebbe essere valutato anche l’inserimento di un esperto in temi di tutela paesaggistica e beni culturali. Su questo tema tra l’altro interviene anche il Governo con un articolo presente nella Legge di Stabilità per correggere il DPR n.78 approvato da pochi mesi e non ancora attuato.”
“Le 8 Associazioni”, continua il comunicato a proposito dei direttori, “contestano la nomina diretta da parte del Presidente senza, tra l’altro, una procedura trasparente per una selezione dei possibili candidati all’unica figura di dirigente presente oggi nelle piante organiche dei Parchi. Per le Associazioni ambientaliste la nomina del direttore deve essere a cura del Consiglio direttivo previa selezione attraverso concorso pubblico.”
Contestato dalle Associazioni Ambientaliste anche il meccanismo di pagamento di royalty agli Enti Parco da parte di titolari di attività economiche ad elevato impatto ambientale operanti o possibili all’interno delle aree naturali protette e nelle aree contigue. “Il rischio di gravi condizionamenti dell’operato degli Enti Parco è senza dubbio elevato se dovesse essere confermato l’approccio previsto dalle proposte di legge in discussione. Serve piuttosto un necessario approfondimento per introdurre nel nostro ordinamento il tema del pagamento dei servizi ecosistemici per assicurare comunque la prevalenza della tutela della natura su altri particolari interessi economici e, al tempo stesso, il rafforzamento dei divieti nella legge, in modo da porre il Parco più al riparo dalle possibili, e anzi probabili pressioni finalizzate all’ingresso di nuove attività.”
Sulla caccia, “Le Associazioni hanno evidenziato i rischi di pericolosi effetti collaterali delle modifiche proposte alla Legge quadro sui parchi sulla normativa nazionale sulla caccia (la Legge n.157/92), che porterebbero sicuramente all’avvio di una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea. Con artifizi giuridici si vuole legittimare l’ingresso dei cacciatori nei parchi per la gestione della fauna selvatica, confermando pratiche che si sono già diffuse in molti parchi senza una soluzione concreta dei problemi dovuti al sovrannumero di alcune specie, come il cinghiale.”
E infine, sul ruolo di Federparchi, “Le proposte di Legge dei Senatori D’Alì (PDL) e Caleo (PD) attribuirebbero a Federparchi il ruolo esclusivo di rappresentanza degli Enti gestori delle aree naturali protette, sebbene Federparchi sia un’Associazione di categoria che non riunisce tutti i soggetti che hanno oggi la responsabilità della gestione delle aree naturali protette. Si costituirebbe per legge una sorta di monopolio della rappresentanza degli Enti gestori dei Parchi e Riserve naturali del nostro Paese che davvero non pare giustificato e corretto.”
A queste condizioni, e cioè con lo stralcio di questi aspetti dalla riforma, “favorirebbe quel sereno confronto sulla riforma della legge che le Associazioni ambientaliste sollecitano da tempo e che ci vedrebbe convintamente partecipi, a fronte di un percorso diverso e mirato al rilancio delle aree protette e della loro missione.”
Le associazioni chiedono anche che venga favorito il confronto con tutte le parti interessate “sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efficace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno nei prossimi giorni per far meglio comprendere al Senato l’importanza di riavvolgere il nastro e far ripartire, anche rapidamente, un percorso diverso.”