La morte di una femmina di orso marsicano lo scorso marzo a causa di tubercolosi bovina ha messo nuovamente al centro dell’attenzione il pericolo rappresentato dalle malattie trasmesse da fauna, bestiame e cani vaganti e randagi per la conservazione di questo animale a serissimo rischio di estinzione. Nell’ambito del progetto europeo Life Arctos che si concluderà alla fine del 2014 un’azione, la C2, prevedeva “la promozione e la messa in atto di specifici programmi di monitoraggio sanitario laddove emergerà l’inadeguatezza dei programmi attualmente in vigore”. L’azione, sulla base di una relazione redatta sempre nell’ambito del progetto dall’epidemiologo Massimo Fenati, prevede la messa in pratica di specifiche linee guida con precisi obiettivi . Gaianews.it ha raggiunto gli esperti che se ne stanno occupando per conto della Regione Abruzzo, il dottor Massimo Fenati e il dottor Adriano Argenio. Sebbene alcune azioni siano state messe in campo, le emergenze che si sono andate evidenziando necessiterebbero di un maggior coordinamento da parte di tutte le istituzioni coinvolte, che ad oggi manca, e rischia di fare naufragare obiettivi importanti dell’azione.
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A partire dall’anno scorso il dottor Adriano Argenio è stato impegnato nel tentativo di tamponare l’emergenza rappresentata da un’epidemia di cimurro, pericoloso per l’orso. L’Ufficio Conservazione della Natura della Regione Abruzzo è riuscito a stanziare 20mila euro di fondi per l’acquisto di 7mila vaccini per i cani, principali vettori della malattia. Come spiega Adriano Argenio, che ha coordinato l’azione: “Di fronte all’emergenza Cimurro scoppiata nel PNALM a gennaio 2103, come Azione C2, in collaborazione con l’IZS di Teramo, abbiamo convocato decine di riunioni con i medici veterinari del Ministero della Salute, degli IZS, delle ASL, delle Aree Protette di Abruzzo, Lazio e Molise. Abbiamo concordato un piano di intervento dividendo il territorio in aree prioritarie in relazione alla presenza dell’orso. Stiamo portando avanti la campagna di vaccinazione dei cani e di sensibilizzazione dei proprietari dei cani. Stiamo continuando ad organizzare incontri con i cittadini.”
E’ chiaro però che pur tamponando l’emergenza, l’azione del Life aveva ben altri orizzonti. Argenio fa anche notare che “i Progetti Life non sono finanziati per sostituirsi agli Enti pubblici, non possono e non devono farlo. Incorrere in questo errore significa sollevare questi Enti e chi li rappresenta dalle loro responsabilità istituzionali. Noi dobbiamo solo cercare di stimolarli come abbiamo cercato di fare di fronte al focolaio di cimurro.”
Eppure le linee guida che dovrebbero essere attuate hanno degli obiettivi specifici che, stando a quello che abbiamo potuto appurare parlando con la dottoressa Annabella Pace, dell’Ufficio Conservazione della Natura della Regione Abruzzo, referente per il progetto Life Arctos, non sono stati ancora raggiunti, e avranno difficoltà ad essere implementati a meno che il Ministero della Salute e quello dell’Ambiente non intervengano per dare direttive chiare alla Regione Abruzzo.
Il monitoraggio di patologie che finora non erano soggette a controlli, infatti, necessiterebbe di nuove norme, o comunque di nuove soluzioni politiche ed è quello che ad oggi sembra mancare.
Come spiega il dottor Fenati: “Rimane da completare il piano di gestione sanitaria che dovrebbe consentirci di raggiungere gli obiettivi fissati dalle Linee Guida, ma è un passo molto complesso sia per la presenza di competenze trasversali tra i diversi enti coinvolti, sia per l’assenza di una normativa di riferimento.” Il mandato del dottor Fenati e del dottor Argenio scadrà il prossimo agosto. Fenati ha spiegato anche che “Purtroppo i maggiori problemi stanno interessando le questioni di metodo e di attribuzione delle competenze. E’ infatti indispensabile che il Ministero della Salute e quello dell’Ambiente comincino un percorso comune e di confronto che porti alla condivisione di scelte gestionali nell’interesse generale. Il nostro obiettivo è quello di riattivare quanto prima la discussione con i suddetti Ministeri attraverso la presentazione del nostro piano di gestione sanitaria.”
Il rischio per l’orso esiste ed è concreto, spiega Fenati che “La valutazione quantitativa del rischio non è facilmente determinabile, ma la certezza del rischio esiste eccome. L’esiguo numero di animali non fa che abbassare il livello di rischio tollerabile. Questo almeno teoricamente. Nella pratica non è così perché dalla prima versione dell’analisi del rischio sanitario proposta nel 2010 non sembra essere cambiato l’atteggiamento di fondo. Per questo ribadisco ancora la necessità di un coordinamento centrale a cui si debba rendere conto, nell’interesse dell’orso bruno marsicano.”
E il coordinamento decisamente lascia a desiderare se Fenati dichiara che “Sicuramente l’aver scoperto dai mezzi d’informazione del decesso dell’orsa rivela una delle criticità di fondo, l’assenza di un sistema strutturale che indichi le competenze ed i compiti dei singoli soggetti coinvolti nella gestione. Il risultato sarà sempre quello di iniziative personali, non necessariamente negative, ma isolate e disarticolate dal contesto e per questo non prevedibili o programmabili. Io auspico che si possa adottare una formula che riconosca la presenza di un referente istituzionale, che funga da collante e da collegamento tra tutti gli attori coinvolti nella gestione, e di un “codice di comportamento” che chiarisca finalmente compiti e competenze dei diversi elementi della filiera gestionale.”
A questo punto è fondamentale ricordare Fenati e Argenio non sono stati contattati dal Parco per la gestione dell’emergenza tubercolosi nella riunione di lunedì scorso. E’ la conferma che per motivi ad oggi incomprensibili si continua a lavorare in maniera colpevolmente sconnessa.
L’Autorità di Gestione del Patom intanto si è riunita il 15 aprile scorso e si attende che il verbale sia reso pubblico. In attesa di ricevere mandato ufficiale dall’Autorità di Gestione il Tavolo Tecnico del Patom sta già lavorando alla redazione di documenti tecnici relativi all’emergenza sanitaria.
Ai tecnici si chiedono analisi, agli amministratori si chiedono azioni, e ai tecnici di nuovo si torna a chiedere la valutazione dello stato dell’arte. Recentemente il prof. Boitani aveva parlato di situazione fuori controllo e di uno scenario prossimo all’estinzione dell’orso, a meno di non attuare procedure serie e d’urgenza.
Paolo Ciucci, ricercatore dell’Università La Sapienza, interrogato sull’interpretazione delle implicazioni future dello stato attuale dei fatti ha dichiarato a Gaianews.it: “Se davvero vogliamo salvare l’orso bruno marsicano dalla via del non ritorno, bisogna riconoscere che i suoi veri nemici non sono tanto i responsabili materiali dei singoli casi di mortalità quanto coloro che, all’interno delle istituzioni, sono pagati per prevenire situazioni di rischio e di conflitto, ma non lo fanno, vuoi per negligenza vuoi per incapacità. Dal punto di vista tecnico non è affatto difficile delineare uno scenario di gestione e di intervento più efficace di quello attuale, ma direi che non c’è n’è nemmeno il bisogno, in quanto le Linee Guida prodotte in ambitoArctos rappresentano proprio un importante passo in avanti in questo senso. E’ molto più difficile immaginare chi sia in grado di amministrarlo.”
ma le guardie venatorie e forestali cosa fanno? ammalarsi alla napoletana non credo, straordinari non credo. mandiamoci tecnici che interloquiscono nonché politici almeno potremo dire grazie agli orsi.